Nessun riferimento diretto a Manduria e agli centri dell’area orientale della provincia
«La pluralità di consorterie tarantine, benché ripetutamente disarticolate dalle incisive azioni di contrasto della polizia giudiziaria, risultano ancora in grado di affermarsi nei rispettivi territori generalmente coincidenti con i rioni o con i quartieri della città.
Per quanto riguarda la mappatura criminale del capoluogo, si registra l’operatività dei PIZZOLLA e dei TAURINO nella Città Vecchia, mentre nei quartieri di Talsano, Tramontone e San Vito sono attivi i CATAPANO, i LEONE e i CICALA. I CESARIO, i CIACCIA, i MODEO e i PASCALI operano nel quartiere Paolo VI, nel quartiere Borgo è presente il clan DIODATO, i SAMBITO nel quartiere Tamburi e gli SCARCI nel quartiere Salinella. Seppure indebolito dalle inchieste giudiziarie risulta ancora presente anche il sodalizio DE VITIS-D’ORONZO.
In provincia, il gruppo dei LOCOROTONDO eserciterebbe la sua supremazia nei territori dei Comuni di Crispiano, Palagiano, Palagianello, Mottola, Massafra e Statte. I contrapposti CAPOROSSO-PUTIGNANO continuerebbero ad agire nei territori di Massafra e Palagiano.
Nel contesto malavitoso ascritto al circondario ionico, nel semestre in esame, sono stati registrati diffusi eventi delittuosi che documentano, tra l’altro, l’ampia disponibilità di armi e una spiccata propensione all’uso della violenza da parte dei molteplici gruppi criminali.
Permane costante anche l’andamento dei furti e dei danneggiamenti degli impianti e delle colture soprattutto nei Comuni più a ovest della provincia e caratterizzati da una forte imprenditoria agricola e da investimenti cd. “green”. Dalle recenti inchieste, emerge come questi ultimi reati siano talvolta appannaggio di una criminalità più strutturata, dedita alla costante consumazione di una serie di reati minori (pascolo abusivo, danneggiamenti, minacce anche aggravate) con il fine ultimo di dominare indebitamente nel territorio.
L’area jonica registra da sempre numerosi attentati incendiari, dinamitardi e atti intimidatori.
Nel tempo è emerso che tali episodi non sono sempre riconducibili a screzi tra privati o a dissidi di natura sentimentale ma, talvolta, sottendono moventi criminali più complessi.
Taluni episodi, inoltre, hanno riguardato esponenti dell’imprenditoria, dell’associazionismo e anche amministratori pubblici.
Il traffico di stupefacenti permane la principale fonte di sostentamento della criminalità, anche organizzata, tarantina. Conferme nel senso pervengono dai molteplici sequestri eseguiti e dagli esiti di talune operazioni concluse dalle Forze di Polizia nel semestre in esame. Tra questa, l’operazione “Taros” che ha documentato, nel territorio di San Giorgio Jonico e nei comuni limitrofi, il controllo quasi monopolistico del mercato illecito della droga esercitato da un nutrito gruppo criminale. L’inchiesta, naturale sviluppo dell’omonima indagine conclusa nel 2021, ha consentito di ricostruire “appieno gli assetti criminali” del sodalizio il cui elemento di vertice, avvalendosi del prestigio criminale acquisito nel tempo, avrebbe impartito “direttive ai vari partecipi in ordine alla gestione delle attività illecite, di un’organizzazione mafiosa che dimostrava poi un’elevata capacità di penetrazione nel tessuto sociale”. Dal quadro indiziario è emerso anche “un ruolo centrale nel condizionamento delle consultazioni elettorali amministrative del Comune di San Giorgio Ionico (TA) svoltesi nel 2016”.
Significative anche quadro criminale emerso nell’operazione “Cava” conclusa dai Carabinieri il 24 ottobre del 2022 che ha fatto luce sull’operatività di due collegati gruppi criminali ed entrambi operanti nel centro storico “luogo di intenso spaccio di stupefacenti” e nel quartiere Paolo VI di Taranto. “L’efficienza e l’adeguatezza della pur rudimentale organizzazione” prevedeva “una sistematica ed ininterrotta disponibilità di materiali e risorse umane” tra le quali persino figure femminili in grado, anche dopo l’arresto del vertice del sodalizio criminale, di proseguire le attività di spaccio di eroina e cocaina approvvigionata a Bari, in Calabria e in Basilicata.
Analoga capacità di garantire un permanente smercio di stupefacenti è stata evidenziata da una associazione promossa da soggetti “inseriti stabilmente in un vasto circuito criminale” come documentato nel provvedimento cautelare eseguito il 20 novembre 2022 nell’ambito dell’operazione “Sotto il Rischio”.
Singolare, in tale contesto investigativo, anche il ruolo di una donna, “residente presso lo stabile adiacente al locale adibito a Drug shop”, la quale avrebbe fattivamente contribuito al buon esito delle attività illecite.
Riscontri verosimilmente riconducibili ad infiltrazioni nei settori economico ed amministrativo provengono dall’operazione “Campanile” conclusa il 4 agosto 2022 dalla Polizia di Stato.
La complessa attività d’indagine avrebbe fatto luce su “un rapporto quasi simbiotico” tra un amministratore locale ed un pregiudicato “orbitante in circuiti criminali di alto profilo, capace di manovrare le scelte politico-amministrative” del Comune di Roccaforzata ed in grado di condizionare “ripetutamente” il pubblico ufficiale affinché, grazie alla “propria carica e ai propri poteri”, gli facesse acquisire “diverse utilità”.
L’analisi eseguita nel semestre di riferimento sulle risultanze investigative confermerebbero la persistenza di un quadro generale tendenzialmente statico in grado di assicurare, nell’area cittadina così come nelle aree provinciali, la gestione di altri settori illeciti come le estorsioni e l’usura, oltre a quello sempre diffuso degli stupefacenti.
Molteplici i reati contro il patrimonio soprattutto riferiti ai furti commessi in aree rurali, nonché le attività estorsive commesse con la tecnica del “cavallo di ritorno”.
Con riferimento al fenomeno del caporalato sono stati effettuati diversi accessi ispettivi nei fondi agricoli della provincia di Taranto anche nell’ambito dell’iniziativa “Alt Caporalato!” promossa dall’Ispettorato Territoriale del lavoro. Al riguardo, si evidenzia che nel mese di luglio 2022, a Castellaneta Marina, gli ispettori ed i Carabinieri “hanno trovato intenti al lavoro nove lavoratori, dei quali otto di nazionalità albanese e uno di nazionalità marocchina. Dagli accertamenti, agevolati dalla collaborazione dei mediatori culturali dell’O.I.M., è risultato che, degli otto braccianti albanesi impiegati, sei erano privi sia di contratto di lavoro che di preventiva comunicazione d’instaurazione del rapporto di lavoro all’ANPAL”.
Numerosi risultano anche nella provincia tarantina i sequestri di armi e materiali esplodenti».