In una conferenza stampa, esprime incredibilità e stupore per la revoca della licenza di somministrazione di alimenti: «Troppa rigidità, che ci fa sorgere dei sospetti»
«Cosa c’è dietro al provvedimento di revoca della licenza di somministrazione di alimenti e bevande all’associazione no profit “M.h.o.c.a.” di Manduria?».
A porre il quesito è il S.E.L., che l’altro ieri, sull’argomento, ha convocato una conferenza stampa, alla quale hanno partecipato anche il consigliere regionale Alfredo Cervellera, il membro del comitato provinciale Gianfranco Murri, il consigliere comunale di Manduria Cosimo Filomeno e il coordinatore sezionale Andrea Baldari.
«Revocare la licenza di somministrare alimenti e bevande significa, di fatto, impedire, per quest’associazione, l’autofinanziamento e quindi, porre le basi per una sua futura chiusura» ha affermato Andrea Baldari. «Noi abbiamo a cuore le sorti di quest’associazione per un fatto importante: è uno dei pochissimi centri di aggregazione giovanile della città. Conta poco meno di 300 tesserati e si già distinta per gli eventi culturali gratuiti (anche ospitando artisti di fama internazionale) promossi. Magari ce ne fossero anche altri…».
Baldari ha spiegato le ragioni che hanno indotto l’Ufficio Commercio, a seguito dell’ispezione di Polizia, Asl e Vigili Urbani, a revocare la licenza.
«E’ stata contestata la mancanza di un separè, per impedire, come dice la legge, la possibilità che, dall’esterno, si possa vedere il bancone della somministrazione degli alimenti e delle bevande» ha continuato Baldari. «Non entriamo nel merito della legge, ma abbiamo dei dubbi sulla mancanza di elasticità. L’associazione ha prodotto una memoria difensiva, dichiarando anche di essere disponibile a realizzare il separè. Ma non c’è stato nulla da fare: la licenza è stata revocata. Vogliamo capire i motivi di tanto accanimento contro un’associazione che ha il merito di far svolgere delle attività aggregative a tanti ragazzi di Manduria. Eppure, lungo le vie della città, vi sono tantissimi venditori ambulanti, molti dei quali non in regola. Ma, per questi casi, nessuno interviene…».
L’associazione ha già annunciato il ricorso al Tar. Inoltre, molti associati, attraverso Facebook, hanno manifestato l’intenzione di occupare il municipio se non sarà revocato il provvedimento.
«Quest’Amministrazione si sta caratterizzando per le “chiusure”: prima quella della piscina, poi quella dell’associazione culturale “M.h.o.c.a.”» ha fatto rilevare il consigliere comunale Cosimo Filomeno. «Il sindaco Tommasino ha dichiarato che mai avrebbe fatto chiudere un centro aggregativo. Ora voglio vedere se si comporterà di conseguenza quando gli sarà inoltrata la copia del ricorso al Tar…».
Sull’argomento è intervenuto anche il consigliere regionale Cervellera.
«Sono stato per 3 anni vice sindaco di Taranto» ha ricordato Cervellera. «In quel triennio, il sindaco Stefano ha concesso, in un’ordinanza, trenta giorni di tempo all’Ilva per contenere l’inquinamento e ritornare nei parametri di legge. Stiamo parlando dell’Ilva… Eppure sono stati concessi 30 giorni per mettersi in regola. Non capisco i motivi della rigidità nei confronti dell’associazione».
Infine la considerazione di Gianfranco Murri.
«Vorrei ricordare che i latini dicevano che l’esasperazione della giustizia diventa la massima ingiustizia…».