Il neo presidente Gregorio Pizzi illustrerà la propria ipotesi di progetto per rilanciare il ruolo dell’associazione
Domenica mattina, alle ore 10, nei locali dell’associazione “Città Più” (via Ferdinando Donno 2) si riunirà l’assemblea cittadina degli iscritti dell’associazione ANPI di Manduria.
Interverrà il neo presidente Gregorio Pizzi, il quale, ai soci ma anche a tutti i simpatizzanti che volessero partecipare attivamente nella vita dell’associazione, illustrerà la propria ipotesi di progetto per rilanciare il ruolo dell’associazione.
«Considerando, la nostra, una organizzazione di volontariato non governativa, ringrazio anticipatamente tutti coloro che vogliono dare il loro contributo» le parole di Gregorio Pizzi.
«Mi consentirete un ringraziamento particolare a Mariada, che ha rappresentato e seguito con impegno ed entusiasmo la nostra associazione, insieme a suo padre negli ultimi anni, molto difficili per tutti, pandemia in primis.
Mi sia consentito rivolgere un pensiero anche al nostro amico e compianto Luigi Primicej. Lui, non era solo tesserato, ma faceva parte del direttivo di questa sezione.
Attraversiamo un periodo molto delicato e particolarmente critico, sotto molti punti di vista: penso soprattutto a cosa sta succedendo in medio oriente che si aggiunge alle già critiche condizioni causate dall’invasione Russa in Ucraina».
Pizzi si sofferma poi sul ruolo che continuerà a svolgere la sezione ANPI di Manduria.
«Oggi, più che mai, il nostro compito è mantenere viva la memoria di ciò che ne fu del vecchio fascismo ed impedire che nuove leve di estrema destra facciano risorgere mostruose nostalgie del passato.
In buona sostanza dobbiamo far tenere in debito conto a tutto il Paese, con tutto il nostro impegno, che il fascismo non è un’opinione, ma un reato che spesso, purtroppo, non viene punito. E ciò che si affaccia, con l’avvento di una frangia di nuove e distorte generazioni, spesso sponsorizzate da movimenti politici,mi pare e credo proprio di non sbagliare, ne sia la dimostrazione che siamo in presenza di un fascismo mascherato, ancora più pericoloso di quello sconfitto dai nostri padri e dai nostri nonni.
Uno di tanti esempi, forse il più preoccupante della storia degli ultimi anni è stato il feroce assalto squadrista alla sede della CGIL a Roma, avvenuto il 9 ottobre 2021. Quel giorno ha evidenziato quanto di marcio si nasconda all’interno e nelle viscere di quei movimenti. A mio parere fu una sfida alla tenuta democratica del nostro Paese.
Quel giorno, credo per molti italiani è stata una triste giornata.
Il giorno dopo fummo impegnati in tutte le città a presidiare le sedi delle Camere del Lavoro.
Chiedo scusa se cito questo episodio, quasi dimenticato. Eppure son trascorsi solo 2 anni. Lo cito per almeno due ragioni.
Primo, perché fu proprio attaccando le sedi del sindacato e in modo particolare della CGIL, l’inizio di una guerra spietata contro la sede simbolo di Democrazia e sede di difesa dei lavoratori. Proprio come avvenne l’inizio degli anni che hanno segnato la storia più nera del nostro Paese.
Secondo, perché ho sentito quel giorno in particolare, come lo sento sempre, un dovere di difendere una organizzazione che mi ha formato e fatto crescere nella mia vita in tutti i sensi.
Quindi è compito di tutti noi eredi e nuovi partigiani difendere i sacrifici dei nostri valorosi predecessori, portatori di sacrifici, di sanguinose battaglie, per la pace e la giustizia.
Non si dovrebbe arrivare a chiedere la chiusura di sedi covi inneggianti al fascismo, anche perché le aprirebbero altrove, esse non dovrebbero proprio esistere. Nostro dovere è cercare di estirpare alla radice il problema, sensibilizzando le generazioni presenti e future, affinché le atroci azioni fasciste, scaturite da un’ideologia snaturata, becera e meschina, lascino il posto a politiche solidali e di tutela delle diversità.
Solo così, a mio modesto parere, il problema si risolverebbe non solo fisicamente, ma anche e soprattutto ideologicamente.
A mio parere abbiamo dei ritardi da recuperare nella nostra società. Primo fra tutti: la nostra presenza anche fisica tra la gente.
Saremo sempre in pochi? Va bene. Come si dice: pochi ma buoni.
Ognuno di noi ha avuto parenti, coinvolti direttamente o indirettamente nella lotta di liberazione, che hanno sofferto negli anni più bui della nostra storia.
Io ad esempio sono figlio di un IMI (Internato Militare Italiano) che ha scelto la prigionia in uno dei tanti stalag, pur di dissentire all’allora neonata Repubblica di Salò. Anche per questo sento il dovere di impegnarmi, insieme a tutti voi al fine di far sentire la nostra voce, tornando, come si è già fatto in passato a coinvolgere le scuole, oltre le associazioni di volontariato e tutti i movimenti che si riconoscono nei valori della nostra Costituzione, da un lato e dall’altro cercare in tutti i modi di far capire cosa avvenne in quegli anni atroci della storia, capeggiata dal fascismo. Forse non tutti hanno piena conoscenza di tutto questo.
Pur se nel nostro piccolo, vogliamo dare, e ci sentiamo di poter offrire il nostro convinto contributo ad una battaglia che non può e non deve mai fermarsi.
Dobbiamo cercare di fare rete, lo so che non è facile, ma dobbiamo provarci. Essere in continuo contatto con altre sedi ANPI limitrofe per cercare di coordinare iniziative insieme, oltre a far crescere anche il numero dei nostri tesserati, anche con il contributo dell’ANPI provinciale.
Noi rappresentiamo l’ANPI, ma non dimentichiamo le altre associazioni, presenti sul territorio nazionale che si riconoscono negli stessi valori, come ad esempio: ANEI (Associazione nazionale ex internati); IMI (Internati Militari Italiani) che citavo prima; ANRP (Associazione Nazionale Reduci della Prigionia, dell’Internamento e della Guerra di Liberazione e loro familiari).
E vi assicuro che non è cosa di poco conto, fare rete, anche con le sole nostre associazioni.
Dobbiamo impegnarci, come dicevo prima a far tesserare altre persone, primo perché siamo una città con circa 30 mila abitanti, secondo perché essere più numerosi si crea più entusiasmo, si acquisiscono altri contributi ci si confronta nel massimo rispetto, cancellando dal nostro lessico la parola “polemica” a tutti i costi.
Colgo l’occasione per informare l’assemblea che intendo avvalermi della stretta collaborazione di Mariada Perrucci e di Euprepio Perrucci anche per il fatto che loro hanno seguito più direttamente la vita dell’organizzazione negli ultimi anni e conoscono molto meglio di me tutte le procedure e passaggi burocratici.
Oggi più che mai non abbiamo bisogno di formalità, ma di volontariato come evidenziato da qualcuno nell’ultima assemblea».