L’altro ieri il convegno per discutere sull’efficacia della vecchia terapia e sui nuovi farmaci anticoagulanti
Vecchi o nuovi farmaci anticoagulanti?
E’ il quesito, sempre più attuale, riproposto, ad una folta platea di pubblico, nel convegno regionale del Paziente in Terapia Anticoagulante, che, su iniziativa della sezione di Manduria dell’Associazione Italiana Pazienti Anticoagulanti e della Federazione Centri per la Diagnosi della Trombosi e la Sorveglianza delle Terapie Antitrombotiche, si è svolto l’altro ieri nella sala del Museo della Civiltà del Vino Primitivo di Manduria. Convegno, molto interessante, che ritorna dopo l’interruzione causata dalla pandemia.
«Abbiamo interrotto il convegno a causa del Covid» ha precisato Ettore Maniglia, presidente della sezione di Manduria dell’Associazione Italiana Pazienti Anticoagulanti, in apertura dei lavori, «ma non si è mai interrotto il servizio che il centro TAO del “Giannuzzi” fornisce ai tantissimi pazienti. E ciò grazie all’impegno costante del dottor Cosimo Di Punzio, della dottoressa Lucia Scarciglia e dell’intero staff infermieristico del centro TAO».
A moderare i lavori proprio il dott. Cosimo Di Punzio, direttore dell’Unità Operativa Patologia Clinica – Centro Trombosi FCSA di Manduria, il quale, dopo i saluti ai presenti, ha passato la parola a Tonia Pertosa, presidente regionale della Federazione Centri per la Diagnosi della Trombosi e la Sorveglianza delle Terapie Antitrombotiche.
«Il centro TAO di Manduria è un centro di eccellenza rispetto agli altri centri che sono attivi in Puglia» ha subito premesso Tonia Pertosa. «E’ difficile trovare un centro così efficiente, che segua scrupolosamente tutti i pazienti e che fornisca la terapia pochi minuti dopo l’esame ematico».
Poi Tonia Pertosa ha toccato uno dei tasti più delicati, soffermandosi sul ruolo dell’associazione che rappresenta a sostegno dei centri antitrombosi.
«In Puglia, ma non solo, si chiudono questi centri e si favorisce il passaggio ai nuovi farmaci. Non credo dipenda solo dalla carenza dei medici. Ma noi ci batteremo affinchè questo non accada: due anni fa abbiamo ottenuto una delibera regionale attraverso la quale siamo stati istituzionalizzati».
Con gli interventi successivi si è arrivati al cuore dell’argomento: terapia con farmaci TAO (terapia anticoagulante orale), seguita dai pazienti del centro di Manduria, o i nuovi anticoagulanti orali (NAO)?
Premettiamo che i farmaci antiaggreganti hanno il compito di rendere il sangue più fluido impedendo alle piastrine di aggregarsi e quindi di provocare la formazione di coaguli.
I farmaci TAO sono un insieme di farmaci in grado di modificare la capacità di coagulare del sangue, riducendo il rischio della formazione di trombi in pazienti che, per la loro patologia, vanno incontro a questo rischio.
Facendo riferimento a tanti studi sinora condotti in questo settore, sia il dott. Francesco Cocco, già direttore della Struttura Complessa di Cardiologia del “Giannuzzi” di Manduria, sia il dott. Gualtiero Palareti, professore in Malattie Cardiovascolari presso l’Università di Bologna e presidente della fondazione Arianna – Anticoagulazione di Bologna, hanno evidenziato come i benefici del terapia con farmaci TAO siano maggiori rispetto alla nuova terapia.
Il dott. Francesco Cocco ha ricordato come, alcuni anni fa, anche la Cardiologia di Manduria partecipò ad uno studio riguardante l’embolia polmonare (coinvolse 5.100 pazienti) e di come sia importante il dosaggio rapido dei parametri per questa patologia che è subdola e che in determinati casi mette a rischio la vita del paziente.
Sempre il dottor Cocco ha fatto riferimento ad uno strumento che può diventare importante: l’intelligenza artificiale e il suo “intelligente” utilizzo in cardiologia, che potrebbe fornire risposte e indirizzo di prognosi.
Ha poi relazionato il dott. Gualtiero Palareti, professore in Malattie Cardiovascolari presso l’Università di Bologna e presidente della fondazione Arianna – Anticoagulazione di Bologna.
«Sono contento di essere ritornato a Manduria e di avere di fronte una platea così folta di pubblico: anche a Bologna faticheremmo ad ottenere una presenza tale di gente» la sua premessa. «I vecchi farmaci sono utili se i pazienti vengono seguiti scrupolosamente, come avviene a Manduria. I nuovi farmaci erano stati presentati come la nuova frontiera per i pazienti in trattamento. Invece si è ben presto visto che non possono essere prescritti in tante condizioni e che risultano invece più utili i farmaci TAO. Non ho niente contro i nuovi farmaci, ma a mio avviso per gli anziani con fibrillazione atriale è sicuramente da preferire la vecchia terapia, che riduce le complicanze. Naturalmente i pazienti vanno sempre seguiti».
In questa interessante sequenza di interventi è stata poi la volta della relazione della dott.ssa Daniela Poli, dirigente medico del Centro Trombosi dell’Azienda Ospedaliera Universitaria “Careggi” di Firenze, nonché presidente nazionale della FCSA.
«Ammiro la risposta della gente a questo convegno e quindi la perfetta organizzazione» la premessa della dott.ssa Poli. «Per quanto riguarda l’efficacia dei due trattamenti, cambia perché è legata al rapporto con l’organizzazione del centro che offre questo servizio: più è puntuale e scrupoloso, come avviene a Manduria, più è efficace il trattamento con la vecchia terapia». Poi la dott.ssa Poli ha illustrato l’attività, anche di formazione e di ricerca, svolta dalla Federazione Centri per la Diagnosi della Trombosi e la Sorveglianza delle Terapie Antitrombotiche in tutta Italia.
Prime delle domande da parte del pubblico, è intervenuta la dott.ssa Cristina Legnani della Fondazione Arianna.
«I nuovi anticoagulanti non prevedevano un dosaggio di laboratorio, ma la pratica clinica ha evidenziato che in particolari situazioni il loro dosaggio può essere utile per valutare eventuali situazioni di accumulo del farmaco, che predispone ad eventuali emorragie».
Il Centro Trombosi del “Giannuzzi” (composto da tante professionalità di alto livello) è una risorsa, insomma, per il territorio. Forse uno dei fiori all’occhiello della Sanità della nostra provincia. Ci aspettiamo, quindi, che la direzione della Asl tarantina tenga conto delle grandi competenze esistenti e sostenga con convinzione la sua attività.