giovedì 21 novembre 2024


04/12/2023 08:20:50 - Avetrana - Attualità

«Noi non vogliamo un mondo confezionato per le persone con disabilità, vogliamo un mondo nel quale non sentirci disabili. Favorire la presenza di strutture accessibili a tutti i livelli consente di neutralizzare le differenze tra le persone»

Riceviamo, e pubblichiamo, una lettera aperta avente come tema quello della disabilità, che la signora Enza Distratis invia al sindaco e alla giunta.

«Carissimo sindaco e carissimi assessori,

mi chiamo Enza, abito come lei e come voi ad Avetrana e sono mamma di due ragazze.

Chi mi conosce sa che sono molto riservata e solo per la mia figura e per me stessa non mi sarei mai e proprio mai esposta in considerazione anche della mia timidezza, ma la forza di un genitore come lei ben sa, è più forte di qualsiasi cosa. Ed è proprio questo che mi ha portato, questa mattina, a scrivere su di un foglio, alcune considerazioni scaturite ieri sera, accompagnate da riflessioni prettamente personali e da voci di popolo che alla luce di fatti e di non fatti stanno prendendo sempre più consistenza fino diventare voce corale.

Credo che tra educatori, lei professore e io maestra, potremmo parlare, comprenderci o quanto meno sentirci. L’istruzione, per fortuna, conta ancora qualcosa. Io credo che proprio la sua professione le abbia fatto vincere le elezioni perché qualcuno e lo ribadisco, per fortuna, crede che la scuola insieme ad altre istituzioni hanno il compito di affiancare i ragazzi nella crescita personale, culturale e sociale.

Non so se le è stato detto o non detto, se era a conoscenza o meno che ieri sera venerdì 1 dicembre, nel suo paese, alle ore 18, vi è stato un incontro sul tema “Progetti di vita, inclusione e disabilità”. Un percorso variegato che ha messo in luce punti di vista diversi e progetti per favorire fattivamente l’inclusione di tutte le persone anche quelle con disabilità.

Tra i vari relatori e relatrici c’è stato anche l’intervento di mia figlia Maria Iole, residente ad Avetrana, studentessa presso Università del Salento e disabile. La parola disabile l’ho messa all’ultimo posto perché, questa mia, non vuole essere assolutamente una discussione pietistica. Situazione pietistica o “acchiappa applausi” che lascio ad alcune persone che per loro inettitudine e limitatezza e per la poca voglia o scarsa possibilità ad approcciarsi alla disabilità non conoscono e tanto meno vogliono entrare e farne parte.

Chiaramente e comprensibilmente chi vorrebbe farne parte? Ma di questo non voglio farne un dramma, anzi, dopo ventidue anni, io e mio marito abbiamo le spalle grandi e aperte a sopportare sforzi fisici, psicologici ed economici e mi auguro che questi sforzi continuino per molto tempo ancora.

Ritorno al punto più importante: DOVE ERAVATE IERI SERA? DOVE ERA LEI E IL SUO SEGUITO?

La vostra assenza ha acuito in me e in molti altri l’idea che nella vostra alleanza ci sia CHIUSURA qualcuno direbbe al problema, per me invece chiusura a questo argomento e ad altri che dopo espliciterò.

Vorrei ricordarle che la signora Rosa Barone, assessora regionale welfare e disabilità proveniente da Foggia, ha effettuato 270 chilometri all’andata e 270 chilometri al ritorno per esserci all’incontro. Certamente, caro sindaco, non le avrei chiesto di percorrere e di affrontare la stessa distanza per parlare di inclusione anche perché sono venuta a conoscenza che lei, insieme ai suoi assessori, era ed eravate al piano superiore della stessa sala vonsiliare,: si trattava solamente di scendere le scale, ascoltare i vari interventi per poi INTERVENIRE E PRENDERE COSCIENZA E RESPONSABILITA’. Responsabilità assegnata da noi cittadini avetranesi con la sua nomina del 5 ottobre 2021. Tutto ciò, torno a dire, a chilometro zero (proprio come un frutto o un ortaggio); solo, quindi, lo sforzo di scendere alcuni gradini dell’edificio.

La mia non vuole essere una lettera di rimprovero ma una lettera di invito a fare qualcosa per il nostro paese. Oltre a Maria Iole, ho un’altra figlia che fin dall’adolescenza è dovuta uscire e continua a farlo da Avetrana per andare a cinema, a teatro e o in un luogo e spazio fisico di gioco dedito alla spensieratezza, spazio in poche parole dove possa esserci la relazione tra pari tanto declinata da psicologi soprattutto in questi momenti storici dove la solitudine dei nostri ragazzi spaventa e smarrisce.

So che anche per lei stanno per arrivare, se non sono già arrivate, le volte che suo figlio le chiederà di spostarsi e di recarsi magari a Manduria, a Sava, a Taranto, a Lecce per incontrarsi con i suoi amici. Le dirà, come mi viene detto e come a tanti altri genitori viene detto: «Mamma ad Avetrana non c’è niente!».

Lei a queste parole rimane impassibile? Io forse posso fare ben poco, ma lei ha il dovere di risollevare Avetrana ed esercitare la sua funzione attribuita dai cittadini avetranesi. Le ripeto di risollevare il paese poiché da diversi anni appare anestetizzato.

Vogliamo quindi rimboccarci le maniche e lavorare insieme? Aprire anche i luoghi di cultura locali?

A riguardo non posso esimermi dall’essere anche una maestra oltre che una mamma e annoverare l’importanza della fruibilità dei luoghi di cultura. Le dico ciò perché qualche settimana or sono mi si sono recata insieme ad altre colleghe con le relative classi di appartenenza in biblioteca e nel castello, dove sono presenti reperti storici risalenti all’epoca neolitica molto importanti ma non aperti al pubblico, perché non accessibili per questioni di sicurezza. Ho avvertito, in quel momento, tutta l’amarezza dei bambini impossibilitati ad entrare. E ancora non possiamo effettuare sagre con pettole, “pizzarieddi” e tarallucci e vino e dare lavoro ai commercianti solo nei mesi estivi. E’ tutto l’anno che Avetrana deve essere aperta ad eventi diversi.

Ma ritorno all’argomento che mi sta più a cuore e mi scuso per questi salti.

In considerazione del fatto, quindi, che lei non fosse presente all’iniziativa e all’incontro potrei riassumerle tutti gli interventi di ieri sera, ma sarebbe riduttivo nei confronti dei relatori e degli ospiti. Quello che invece posso fare è enunciarle una parte del discorso tenuto da mia figlia e concludere questa mia lettera per lasciarle il tempo magari di riflettere e iniziare ad agire.

Dall’intervento di Iole, cito testualmente: «Chiederei un impegno istituzionale, a prescindere dagli schieramenti, che possa concretizzare il concetto di “uguaglianza sostanziale” anche nella pratica, garantendo reale uguaglianza possibile, al momento, solo a chi ha una mobilità fisica che consenta l’evasione dall’annichilente luogo che Avetrana è e rappresenta. Condannare le persone con disabilità ad una permanenza in un luogo che trasuda da tutti i pori discriminazione e malessere, poiché monco di strutture di aggregazione, di cultura, di socializzazione e di emancipazione, disegna il disimpegno nel fare evolvere l’idea e l’agire delle minoranze che non vengono dotate di proattività perché non si considerano giovani al pari di tutti gli altri. I giovani che hanno deciso di scappare una volta in possesso dell’età consona all’emancipazione personale, loro hanno potuto vivere nel luogo più consono alla propria individualità perché normodotati. In questo aspetto si cela e si palesa contemporaneamente la discriminazione: cittadini di seria A e di serie B. Quelli che, pur non integrati nel contesto di appartenenza, devono lo stesso permanerci perché impossibilitati a fare altro e quelli che invece hanno potuto vivere la rilassatezza del proprio paese di nascita evolvendosi e scegliendo altri luoghi con diverse opportunità. Fino a quando ci saranno privilegiati e non, non ci sarà reale uguaglianza. Noi non vogliamo un mondo confezionato per le persone con disabilità, vogliamo un mondo nel quale non sentirci disabili. Favorire la presenza di strutture accessibili a tutti i livelli consente di neutralizzare le differenze tra le persone e di incentivare quello spirito comunitario che oramai per via di schieramenti politici reciprocamente svalutanti non è altro che lo specchio dell’involuzione dell’essere umano violento e privo di etica. Le idee sono la salvezza dell’essere umano che tramite queste può esprimersi. A mio parere però, continua Iole, queste ultime devono essere rispettose dell’uomo, svalutare il diverso o l’avversario è la scelta più semplice, più sintetica. Lavorare col diverso mantenendo ognuno la propria identità politica per il bene comune, è ben altra cosa. Auspico che le istituzioni tutte abbraccino uguaglianza come valore e capiscano finalmente che la disabilità non è un problema in assoluto perché vivere su una sedia non è un problema fino a quando non è fatto vivere come tale».

Ora la saluto cordialmente e in occasione delle prossime festività auguro a lei e alla sua famiglia e agli assessori e rispettive famiglie un Sereno Natale e per il prossimo anno auguro ai cittadini avetranesi un proficuo lavoro, da parte sua e da parte dei suoi collaboratori, di idee e iniziative importanti e inclusive.

P.S. Io e la mia famiglia saremmo lieti di invitarla ad un caffè o aperitivo sociale».

 

Una madre

Enza Destratis











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