Saranno intitolare delle vie anche a padre Gregorio D’Ostuni e a Emilio Greco
Riorganizzazione della toponomastica: la commissione consultiva (composta dai componenti interni Antonella Parisi e Gregorio Gentile e dai componenti esterni Giuseppe Pio Capogrosso, Antonio Pesare, Alberto Morrone e Lucia Tripoli) e ha scelto la nuova denominazione di strade che ne erano prive. Segue l’elenco e i cenni storici e la descrizione dei personaggi a cui saranno intitolate (per l’operatività si resta in attesa dell'autorizzazione della Prefettura e della Società di Storia Patria per la Puglia, autorizzazione che è stata già rilasciata per la delibera precedente).
VIA ANTONIO ERARIO - Giovane Partigiano manduriano che, arruolatosi nell'esercito di Liberazione Jugoslavo all'indomani dell'Armistizio, muore in combattimento l'8 maggio 1945. Di lui si conosce poco, ma senza ombra di dubbio è noto il suo impegno verso la Patria (a lui sarà intitolata la strada costituente traversa di via per Maruggio, prospiciente a via Walter Cusino).
VIA GIUSEPPE SAMMARTINO - (Napoli, 1720 – Napoli, 12 dicembre 1793[1]), è stato uno scultore italiano. Attivo a Napoli, Sammartino fu uno scultore dal grande virtuosismo tecnico, ricordato principalmente per essere l'autore del Cristo velato nella cappella Sansevero. A Manduria (nella Collegiata SS.Trinità) è autore del disegno della statua lignea di San Gregorio Magno (1786), realizzata dai fratelli Michele e Gennaro Trillocco (sarà intitolata a lui via 219).
VIA MATILDE SERAO (Patrasso, 14 marzo 1856 – Napoli, 25 luglio 1927[1][2]) è stata una scrittrice e giornalista italiana. E' stata la prima donna a fondare ed a dirigere un quotidiano, "Il Corriere di Roma". Fu candidata per sei volte per il premio Nobel per la Letteratura, senza mai ottenerlo (a lei sarà intitolata la strada che costituisce traversa di via Passeggio).
VIA FRATELLI TRILLOCCO - Michele e Gennaro Trillocco, tra i migliori allievi e collaboratori del celebre artista napoletano Giuseppe Sanmartino, scultori in legno. A Manduria (nella Collegiata SS.Trinità) si trova la statua lignea statua lignea di San Gregorio Magno (1786) da loro realizzata su disegno del Sammartino (a loro sarà intitolata via 231).
VIA PAUL BOURGET (Amiens 2.9.1852 – Parigi 25.12.1935), scrittore e saggista francese, membro dell’Accademia di Francia dal 1894. Nella sua celebre opera dal titolo “Impressions d’Italie”, raccolta di bozzetti dei vari viaggi effettuati dall’autore in Italia parla del tarantismo a Manduria. Le impressioni dedicate alla Puglia furono concepite dall’autore francese nel suo viaggio di nozze, svoltosi dal 15 al 28 Novembre 1890: mentre il romanziere si trovava in un albergo leccese con la giovane sposa Minnie David, pare che Giuseppe Gigli, che già lo aveva conosciuto, si sia offerto di accompagnarlo come guida.
Per tale motivo, il racconto, per la parte che qui interessa, é concepito come una sorta di intervista a « Monsieur Gigli» , e l’autore scrive: «Et je veux demander aussi a mon compagnon de me répéter cette toccante chanson populaire en dialecte de Manduria, qu s’accompagne du tambourin et qui doit guérir les malades mordus de la tarentule ou roungés d’un changrin d’amour . – (Voglio chiedere al mio amico di ripetermi la toccante canzone popolare in dialetto di Manduria, che si accompagna da un tamburello e che deve guarire i malati morsi dalla tarantola o colpiti da un capriccio d’amore)».
Segue la trascrizione, in dialetto di Manduria, dei primi quattro versi del canto sopra riportato, con la relativa traduzione in francese che è la seguente: «Mélancolique chanson et gaie jamais,/ chassera-t-elle de moi cette mélancolie ?/ Ah, comment la chasserait-elle, avec ce que tu sais ?/ J’avais un cœur et je te l’ai donné !»
Stregato dal ritmo e dalla metrica, l’autore commenta: « Le u abonde dans ces vers comme dans les romances siciliens, ce u pronnoncé ou qui assourdit, qui étouffe la phrase. Le rythme traine et pleure comme le tango et la petenera de l’Adalousie. – (La u abbonda in questi versi come nei romanzi siciliani, questa u pronunciata ou che assorda, che soffoca la frase. Il ritmo trascina e piange come il tango e la petenera dell’Andalusia)».
L’opera fu pubblicata, oltre che per i tipi dell’editore parigino Alphonse Lemerre nel 1891, anche a puntate su “Le Journal des débats politiques et littéraires”, nel quale il racconto relativo al ballo della tarantola figura nell’edizione del 9 Giugno 1891, e su “La Revue hebdomadaire” nel 1892 (a lui sarà intitolata via 335).
VIA PADRE GREGORIO D'OSTUNI – Poeta manduriano, classe 1911, appassionato cultore del nostro dialetto. Tra le tante: Muddìcula – i s.f., briciola: ccuji quiddi muddìculi, raccogli quelle briciole; no ffà’ muddiculi, si dice
scherzosamente all’interlocutore cui sfuggono, durante il discorso, schizzi di saliva. Muddiculi è il titolo di una raccolta di poesie in dialetto manduriano di padre Gregorio d’Ostuni (a lui sarà intitolata la strada che nasce da viale Piceno, con andamento verso Sud Ovest, parallela a est di via per Oria).
VIA EMILIO GRECO (1906 - 1980), fratello minore del più noto Michele Greco, storico direttore della biblioteca comunale di Manduria. L'opera di Emilio Greco, "Lu illanu e Santu PIetru", è stata pubblicata per la prima volta nel 1995 da Paolo Laurita editore in Potenza e una seconda volta nel 2011 ove si racconta la storia di un anonimo contadino (evidente rappresentazione della categoria dei contadini manduriani) che, dieprato per una stagione agricola che si preannuncia particolarmente negativa, decide di rivolgersi ad un vecchio eremita che abita in un bosco. In realtà il vecchio altro cìnon è che San Pietro Apostolo e il Bosco richiama quello de "Li Cuturi". L'appassionato racconto rievoca fortemente la cultura manduriana di matrice contadina e credente che, ormai, ai tempi dello scrittore, la moderna industrializzazione e il consumismo hanno ormai distrutto (a lui sarà intitolata la strada che nasce da viale Piceno, con andamento verso Nord est, parallela a Ovest di via Giambattista De Falco).
VIA CAVALIERI TEMPLARI - La presenza dei cavalieri templari è attestata inequivocabilmente in un documento del 19 maggio 1309, nel quale il giudice Pietro Porcario di Aversa, a cui era stata affidata la gestione dei possedimenti templari in Terra d'Otranto, nominava dei procuratori per redigere l'inventario delle proprietà dell'ordine della nostra città. Mentre, studi locali sulla successione feudale nel XIII secolo, annoverano i cavalieri templari di Brindisi tra i feudatari di Casalnuovo nel 1270. 3 Tuttavia, come già anticipato, si ignora la sede ed il titolo della domus templare di Manduria. Una ipotesi recentemente formulata (v. Giuseppe Pio Capogrosso) è che possa essere stata l’antica chiesa di San Giorgio fuori le mura, esistita fino alla seconda metà del secolo XVI, quando fu sostituita dalla Cchiesa dei Domenicani intitolata alla Madonna del Rosario (a loro sarà intitolata la strada che nasce da via Erodoto, con andamento verso Est, parallela a Sud di via per Lecce).
VIA VORA – “Vora”, termine locale pugliese per indicare voragini o inghiottitoi dovuti all’erosione delle acque sui calcari o a sprofondamenti della volta di caverne (sarà intitolata la strada che nasce da via Erodoto, con andamento verso Est, parallela a Nord del Canale Romano).
VIA FRANZ TOUSSAINT - (1879-1955) - Scrittore e orientalista francese, nel suo romanzo intitolato “La Lampe” (La Lampada), pubblicato nell’edizione del 22 Novembre 1910 del quotidiano “Le Matin” di Parigi, ha riportato un’antica canzone in dialetto manduriano legata alla pratica del tarantismo. A pagina 4, nella rubrica “Conte de mille et un matin” (Racconti di mille ed un mattino) è pubblicato una episodio il protagonista, ad un certo punto della narrazione, dichiara: « …et je l’entedis répeter cette phrase que j’ai retenue, mais dont le sense m’échappe: “Ai nu cori e lu dunai a ti!” – “ J’avais un coeur et je te l’ai donné”, traduis-je. C’este le dernier vers de la melancolique chanson de Manduria. – (…e le sentii ripetere questa frase che io ho ricordato, ma il cui senso mi sfugge […] E’ l’ultimo [sic!] verso della malinconica canzone di Manduria» (a lui sarà intitolata la strada che nasce da via Giardini II e sfocia in via Francesco Ribezzo, con andamento verso Nord Est).
VIA AMLETO LACERENZA - Musicista e Direttore di Banda - (San Severo 1919 – Roma 1972). Musicista, figlio d’arte ha lavorato come direttore di varie bande in Puglia, Abruzzo e Calabria, tra cui l'Orchestra di Fiati "Città di Manduria" nel 1951, Dal 1942 è stato direttore della Banda del Corpo d'armata di Cagliari, dove durante la 2^ Guerra Mondiale si trovava. Dal 1964 al 1972 è stato il primo capobanda militare della Banda dell'Esercito Italiano . [Ha lavorato su molti brani tratti da opere e altre opere classiche per banda, ma ha anche scritto le sue opere, tra cui l'opera Marsia , opere sinfoniche, marce, la danza e la musica da camera. Nella città natale di suo padre Giacomo Lacerenza vi è una banda a lui intitolata e una sala da concerto nella caserma della Banda dell'Esercito porta il suo nome, l’auditorium “Amleto Lacerenza” (a lui sarà intitolata via 216, la strada che nasce da via Francesco Ribezzo, con andamento verso Nord, parallela a Est di via Tommaso del Bene).
VIA FLOTTULA - La denominazione viaria trae spunto da una banda locale manduriana (sarà intitolata via 217, la strada che nasce da via Francesco Ribezzo, con andamento verso Nord, parallela a Est di via G. Martena).
VIA FABRIZIO SANTAFEDE - (Napoli, 1555 circa – Napoli, 1626) è stato un pittore italiano, dell'epoca manierista e proto-barocca, considerabile come il più importante della scena napoletana negli anni precedenti all'arrivo del Caravaggio in città. Allievo dell'artista senese Marco Pino, che operò a Napoli nell'ultima parte della sua vita, tra il 1580 e il 1600 i suoi dipinti risentirono dell'impronta manierista tosco-veneta, calibrata e addolcita negli anni da un recupero di modelli lontani nel tempo, tanto da fargli meritare il "plauso universale, sì che ne fu chiamato il Raffaello napoletano".
Nel 1593 il pittore - forse il maggiore del momento a Napoli, se appena un anno prima, per dirla col Previtali, «appare assunto nell'Olimpo degli arrivati», con la commissione dell'Annunciazione di Santa Maria de La Vid, a Burgos - eseguiva per la cappella Medici di Gragnano, nella chiesa napoletana dei Santi Severino e Sossio, la ben conosciuta tavola della Madonna col Bambino e i santi Benedetto, Mauro e Placido. Nella Chiesa di S.Antonio, già dei Frati Minori Cappuccini, si trova la nota pala d’altare dell’altro pittore di scuola napoletana, amico dell’Azzolino, Fabrizio Santafede. La tela riproduce la Madonna del Suffragio con i Santi Francesco, Antonio e il committente (a lui sarà intitolata via 218).
VIA GIOVANNI BERNARDINO AZZOLINO, detto anche Bernardino il Siciliano, Cefalù, 1572 – Napoli,12 dicembre 1645), Nato a Cefalù, in Sicilia, si trasferì a 22 anni a Napoli insieme al suo amico Luigi Rodriguez, anch'egli pittore. Pochi anni dopo il suo arrivo in città prende in sposa la nobile palermitana Antonia d'India e diviene amico di un celebre maestro dell'epoca, Fabrizio Santafede, grazie al quale ottiene i primi importanti lavori della sua carriera. La pittura di Azzolino era caratterizzata da uno stile molto ispirato al classico, caratteristiche già sorpassate dalle correnti dell'epoca, ma comunque ancora molto apprezzate dai suoi committenti. Lo dimostra il fatto che nel 1609 il poeta e scrittore Giovan Battista Basile scrisse in suo onore una Oda in lode. la maggior parte dei capolavori dell'Azzolino si trova a Napoli, dove ha realizzato opere pittoriche per: il Gesù Nuovo, il Pio Monte della Misericordia (per la quale eseguì il San Paolino che libera lo schiavo), la Basilica di Santa Maria della Sanità, l'Eremo dei Camaldoli, la Chiesa dei Girolamini, la Chiesa di San Pietro Martire (Napoli), Santa Maria in Portico eccetera. In Puglia, a Manduria, nella Chiesa di San Francesco, é conservata la tela della Madonna con Bambino e Santi, sul dipinto è riportata l'iscrizione "HOC OPUS FIERI FECERUNT: LUCAS ANTONIUS E JOANNES VINCENTIUS/ LAURENTIS - F. JO BERNARDINUS AZZOLINUS ANNO 1621" (a lui sarà intitolata la strada che nasce da via Francesco Ribezzo, con andamento verso Nord, parallela a Est della nuova via Fabrizio Santafede).
VIA FRANCESCO TREVISANI (Capodistria, 9 aprile 1656 – Roma, 30 luglio 1746) è stato un pittore italiano. Allievo a Venezia prima di Antonio Zanchi e poi di Giuseppe Heintz, giunse a Roma, dove la sua carriera si svolse per intero, nel 1678[1]. Suo mentore fu il cardinale veneziano Pietro Ottoboni, nipote di Alessandro VIII, uno dei più importanti mecenati del momento (erano alle sue dipendenze anche il giovane Filippo Juvarra e alcuni compositori come Arcangelo Corelli, Alessandro Scarlatti e Georg Friedrich Händel). A Roma Trevisani lavorò per il cardinale Pietro Ottoboni[2], vivendo nel palazzo della Cancelleria, residenza del cardinale. Nella capitale divenne uno dei più importanti artisti che continuarono sulla scia di Carlo Maratta,12 dicembre 1645), Caratteristico della pittura di Trevisani è il sentimentalismo languido, con il pathos seicentesco che sfuma nell'elegia. Non a caso l'artista (che fu anche poeta) era affiliato all'Accademia dell'Arcadia. A Manduria, nella Chiesa del Rosario, vi è la tela della Predica di San Vincenzo Ferrer, commissionata al pittore istriano dal cardinale manduriano Tommaso Maria Ferrari, giudicata tra le più belle della città (a lui sarà intitolata la strada che nasce da via Francesco Ribezzo, con andamento verso Nord, parallela a Est della nuova via Giovanni Bernardino Azzolino).
VIA MONS. EUGENIO RAFFAELE FAGGIANO - Eugenio Raffaele Faggiano nacque a Salice Salentino, in provincia di Lecce, il 28 gennaio 1877 da Donato e Concetta Leuzzi.Avvertiti i primi segni vocazionali durante una missione predicata dai padri passionisti nel 1892, entrò in congregazione, emettendo dapprima i voti religiosi nel 1894 ed essendo poi ordinato sacerdote il 31 maggio del 1903. Dopo aver ricoperto anche la carica di cappellano militare nell'esercito, durante il Primo Conflitto Mondiale, si trasferì a Manduria, dove il 28 agosto 1925 venne eletto superiore provinciale della Provincia Passionista Puglia-Calabria. Nell'esercizio del suo ministero, fu affiancato dai due sacerdoti diocesani Monsignor Ferraro e Servo di Dio don Vitetti, i quali lo coadiuvarono nel delicato compito di rilevare le sorti dell'ormai decaduta diocesi. Sempre con enormi sacrifici e con grande carità, Faggiano provvide ai bisogni del clero e del popolo della sua diocesi: per questa sua irrefrenabile generosità fu denominato il vescovo dalle mani bucate. Nel 1949 portò a termine l'opera di restauro della facciata della cattedrale di San Donato di Umbriatico. Si ritirò dalla diocesi il 25 settembre 1956 per ragioni di salute. Faggiano morì a Manduria il 2 maggio 1960, nel convento dei suoi confratelli passionisti. Le sue spoglie riposano nel santuario della Madonna d'Itria, comunità passionista che egli volle vi fosse stabilita appena eletto vescovo della diocesi di Cariati. Introdotta la causa, nel giugno del 1991 si è conclusa la fase diocesana del processo di canonizzazione (a lui sarà intitolata la strada vecchia comunale Manduria – Oria).
VIA GIUSEPPE MARIA DI LAURO - Maestro muratore attivo a Manduria e dintorni nel secolo XVIII. Gli studi su frate Benedetto Margarito, religioso manduriano degli Scolopi che svolse l’attività di apprezzato architetto a cavallo tra i secoli XVII e XVIII, vedono spesso il nome associato a quello del maestro Giuseppe Maria di Lauro, anch’egli manduriano, la cui presenza è stata segnalata dallo storico francavillese Pietro Palumbo nel cantiere per la costruzione della Collegiata della sua città. Ma, a quanto pare il nome del nostro mastro muratore ricorre, sempre insieme a quello di fra’ Benedetto, per la costruzione del complesso delle Benedettine di Massafra, alla cui erezione avrebbe partecipato associandosi ad altri “mastri fabbricatori” in quello che oggi potremmo definire un’associazione temporanea di imprese. Inoltre, si potrebbe ipotizzare una sua partecipazione anche per la riedificazione del convento delle Clarisse di Taranto, avvenuta dopo il terremoto del 1743, il cui progetto fu sempre redatto dal solito frate Benedetto (a lui sarà intitolata la strada che nasce da via Padre Pio, con andamento verso Ovest, parallela a nord di via Frà Vito Leonardo Di Tonno).
VIA PROF. ENNIO BONEA - Ennio Bonea (Taranto 1924 – Lecce 2006) è stato Uomo Politico (Assessore e vicesindaco del Comune di Lecce dal 1956 al 1963; Deputato Partito Liberale Italiano; del Parlamento nazionale dal 1963 al 1968). Intellettuale militante e Giornalista, Studioso interdisciplinare e Docente universitario presso l’Università del Salento, dove insegnò, dall’a.a. 1970-71 all’a.a. 2002-03, Storia della Letteratura italiana moderna e contemporanea. Nel 1975 diede inizio alla prima emittente “TeleLecce Barbano”, con Adriano Barbano ed Ugo Tapparini, di cui curò la rubrica “Settimana libri”, dedita alla presentazione, con ‘colloquio con l’autore’, dei libri più interessanti che uscivano dall’editoria salentina, rappresentata soprattutto dagli Editori: Milella di Lecce, Lacaita di Manduria, Congedo di Galatina, Edizioni del Grifo di Lecce, Manni di San Cesario (a lui sarà intitolata la strada che nasce da via Vecchia per San Cosimo, con andamento verso Est, parallela a nord di via Frà Vito Leonardo Di Tonno).
VIA EPISCOPIO - La notizia dell’esistenza di una sede vescovile a Manduria nell’età tardo antica, poi scomparsa con l’arrivo dei longobardi, è riportata dal Di Meo negli Annali CriticoDiplomatici Del Regno Di Napoli Della Mezzana Età, Volume 1 anno 575 pag. 70, da Carlo Troya nel suo Codice diplomatico longobardo dal 568 al 774 (Napoli - Stamperia reale - 1852-1855) e, a livello locale, dallo storico municipale sac. Leonardo Tarentini ed è tratta da un manoscritto di Gregorio Schiavoni nel quale la residenza vescovile viene collocata nel modo che segue: “Tra la porta di Nettuno (che fino ai dì nostri abbiamo veduta esistere accanto al palazzo dei signori Primicerj) tra detta Porta, io diceva, e il Palazzo dei Sig. Briganti, e quello dei Signori Corcioli, già Baroni di Trepuzzi, famiglia oggi qui estinta, contenevasi il recinto che dai nostri vecchi abbiamo inteso chiamare Episcopio, che vuole dire il luogo della residenza del Vescovo. Fino a quei tempi Manduria abbia avuto il suo Vescovo, non si può con sicurtà asserire.”. Nella nota in calce alla pagina 31 del suo libro Manduria Sacra, il Tarentini osserva “In quel recinto appunto trovasi oggi la cappella della Madonna della Misericordia quale, forse, era la chiesa ove il Vescovo esercitava le sue funzioni pastorali. Di questa cappella parlerò a suo luogo.”. Infine, nella chiusura del paragrafo, sempre lo storico mandurino afferma “In nessun altro MS. ho trovato notizie dell’Episcopio; però è fondato quanto lo Schiavoni riferisce; perché se l’Apostolo S.Pietro, come dirò in seguito, fu quello che evangelizzò Manduria, lo stesso dové ordinare un Vescovo per continuare l’opera grande della conversione. Questo vescovo ebbe senza meno una residenza che la tradizione determinò nel luogo di sopra descritto.”. La notizia del Tarentini, ovviamente, resta tutta da verificare, magari anche sulla base di ispezioni ed indagini archeologiche da condurre auspicabilmente nella chiesetta della Madonna della Misericordia, tutt’oggi esistente all’imbocco proprio di vico Corcioli (sarà intitolata la strada che nasce da viale Piceno, con andamento verso Nord Est, parallela a Ovest di via per Oria).
VIA VESCOVO ESILARATO - Nel 680 è documentato un Esilarato, che alla guida della diocesi Manturianense che alcuni storici nazionali e locali hanno attribuito a Manduria nell’eta tardo antica, avrebbe sottoscritto una lettera sinodale di papa Agatone al III Concilio di Costantinopoli. V. voci Episcopio e Vescovo Reparato (a lui sarà intitolata la strada che nasce dalla circonvallazione Taranto Lecce, con andamento verso Nord, parallela a est di via Giuseppe De Nittis).
VIA VESCOVO REPARATO - Presunto vescovo manduriano, regnante nel 649 nella sede vescovile che alcuni storici hanno attribuito a Manduria nell’età tardo antica, di nome Reparato, che avrebbe preso parte al Concilio Lateranense e ne avrebbe sottoscritto gli atti. I passi in cui il nome è citato sono i seguenti: nella versione greca “Ρεπαράτος επίσ. Μαντουριανο”, in quella latina “Reparato Manturianensi episc.". l’illustre storico napoletano Carlo Troya (Napoli 1784 – 1858) nel suo Codice diplomatico longobardo, occupandosi dei vescovi del Regno longobardo che avevano partecipato al Concilio lateranense del 6 ottobre 649, nella parte dedicata ai “Vescovi di città delle quali rimane in dubbio se fossero longobarde nel 649” cita Reparatus Manturianensis e lo colloca, come vescovo, proprio a Manduria di Terra d’Otranto, escludendo, anche, che la città nel 649 fosse stata presa dai longobardi. Scrive l’autore: “Si tratta di Manduria, situata nell’odierna Provincia di Lecce, Diocesi di Oira nella regione Tarentina, che i Longobardi Beneventani continuamente infestavano: e Romoaldo, lor Duca, s’impadroni anche di Taranto nel 71. Io però lascio in dubbio se Manduria fosse o no longobarda nel 649: ma son più disposto a negarlo, che ad affermarlo.”. Un’altra ragione per ritenere esistente, nell’età tardo antica e nell’alto medioevo, una sede vescovile a Manduria ci è fornita dal solito Leonardo Tarentini che, nella sua nota opera Manduria Sacra, raccoglie la tradizione riguardante l’esistenza a Manduria di un episcopio (a lui sarà intitolata via 336).
VIA VESCOVO OPPORTUNO - Alla guida della diocesi Manturianense che alcuni storici nazionali e locali hanno attribuito a Manduria nell’eta tardo antica, nel 721, citato dalle fonti con il nome di “Opportunus Maturanensis”, avrebbe preso parte al Concilio romano di papa Gregorio II. V. voci Episcopio e Vescovo Reparato (a lui sarà intitolata via 337).
VIA S. AGNESE - Fanciulla cristiana di 13 anni, vissuta a Roma al tempo delle persecuzioni di Diocleziano (284 - 305) che, votatasi alla castità, preferisce il martirio al matrimonio con il figlio del Prefetto dell'Urbe. Manduria la ricorda attraverso la piccola e caratteristica chiesetta (a lei sarà intitolata la strada che nasce dalla S.P. 98 per S. Cosimo (prospiciente via Geraldina Cataldo) e funge da complanare sud alla superstrada situata nelle vicinanze).
VIA DEGLI ABETI - Genere di conifera sempreverde che comprende circa 50 specie diverse. Fanno parte della famiglia delle Pinaceae (sarà intitolata la strada che nasce dalla S.P. 139 Pper Maruggio, con andamento verso Est (costeggiante a sud l'istituto Agrario).
VIA DEGLI OLIVASTRI - L'Olea oleaster, l'olivo selvatico, è stata considerata da vari botanici una specie e una sottospecie valida dell'olivo coltivato (sarà intitolata la strada che nasce dalla S.P. 139 per Maruggio, con andamento verso Ovest, parallela a sud di via degli Abeti).
VIA DEL LENTISCO - Il lentisco è una specie diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo prevalentemente nelle regioni costiere, in pianura e in bassa collina. In genere non si spinge oltre i 400-600 metri (sarà intitolata la strada che nasce dalla S.P. 139 per Maruggio, con andamento verso Ovest, parallela a sud di via degli Olivastri).
VIA DELLE VALLONEE - Quercia originaria delle zone mediterranee sudorientali presente solo in Puglia, nel Salento. È una pianta tipica dei boschi aridi su suoli calcarei e forma associazioni con il leccio, la quercia spinosa e la roverella (sarà intitola la strada che nasce da via degli Olivastri, con andamento verso Nord fino a via del Carrubo, parallela a Est della Provinciale 139 per Maruggio).
VIA DEGLI EUCALIPTI - Pianta presente nelle nostre zone (sarà intitolata la strada che nasce da via delle Vallonee, con andamento verso Ovest, parallela a Sud di via dei Corbezzoli).
VIA DEI CORBEZZOLI - Il corbezzolo (rùsciulu per il Salento leccese) è un arbusto o alberello sempreverde che cresce in Salento (sarà intitolata la strada che nasce a Nord di via delle Vallonee, con andamento verso Ovest, parallela a Sud di via del Carrubo).
VIA DEL CARRUBO - Il carrubo, noto anche come albero del pane o carobbo, è una pianta tipica del Mediterraneo e del nostro amato Cilento. Si tratta di una specie sempreverde che può aggiungere i 10-15 metri di altezza e che fiorisce tra settembre e novembre (sarà intitolata la strada che nasce a Nord di via delle Vallonee, con andamento verso Est Ovest, parallela a Nord di via dei Corbezzoli).
VIA DEL CISTO – E’ un genere di piccoli arbusti o frutici sempreverdi appartenente alla famiglia delle Cistaceae (sarà intitolata la strada che nasce dalla S.P. 139 per Maruggio, con andamento verso Est Sud, parallela a Ovest di via Antonio Erario).
VIA BARONI PRIMICERJ - Famiglia committente della cappella dedicata alla Madonna concedi Grazie. Le sue origini sono connesse ad un ritrovamento di un antico dipinto da parte del proprietario del posto, il Barone Claudio Primicerj, il quale mise al riparo il dipinto in una nicchia e ne fece edificare una cappella (sarà intitolata la strada di Uggiano Montefusco che nasce da largo Sant'Eligio, con andamento verso Ovest Sud, fino alla S.P. 139 per Maruggio).
VIA DEL SUFFEUDO COMUNALE - Tale nome deriva dall’antico Suffeudo di Manduria denominata, in origine, Casalnuovo (sarà intitolata la strada che nasce dalla S.P. 139 per Maruggio, con andamento verso Nord, congiungendo con la nuova via Baroni Primicerj).
VIA MADONNA CONCEDI GRAZIE - Via dedicata all’antica chiesetta rurale della Madonna Concedi Grazie (sarà intitolata la strada che nasce dalla S.P. 139 per Maruggio, con andamento verso Est Sud, parallela a Nord di via Maria Montessori).
VIA DELLE CALENDULE - Pianta tipica mediterranea (sarà intitolata la strada che nasce dalla strada Marroco Surii, con andamento verso Est, parallela a Sud di via Maria Montessori).
VIA POZZIELLO - Toponimo della omonima contrada rurale (sarà intitolata la strada che nasce da via Baroni Primicerj, con andamento verso Sud, fino alla S.P. 139 per Maruggio).
VICO I° POZZIELLO - Toponimo della omonima contrada rurale (sarà intitolata la strada che nasce dalla via Pozziello, con andamento verso Ovest).
VICO II° POZZIELLO - Toponimo della omonima contrada rurale (sarà intitolata il vico che nasce dalla via Pozziello, con andamento verso Est).
VIA DEL BOSSO - Il nome deriva dalla parola greca "pyxís", ossia pisside (vasetto, contenitore) perché in passato il legno di questo arbusto, molto duro e resistente, era utilizzato per fare scatolette e piccoli contenitori (sarà intitolata la strada che nasce da via Pozziello, con andamento verso Ovest).
VICO I° MARIA MONTESSORI - Strada secondaria connessa a via Maria Montessori, donna dai grandi meriti culturali e scientifici. Pedagogista, scienziata, educatrice e medico, fu un’ardua sostenitrice delle lotte per la parità di genere. A lei dobbiamo, inoltre, particolari meriti in termini di innovativo approccio pedagogico (sarà intitolato il vico che nasce dalla via Maria Montessori).
VICO II° MARIA MONTESSORI - Strada secondaria connessa a via Maria Montessori, donna dai grandi meriti culturali e scientifici. Pedagogista, scienziata, educatrice e medico, fu un’ardua sostenitrice delle lotte per la parità di genere. A lei dobbiamo, inoltre, particolari meriti in termini di innovativo approccio pedagogico (sarà intitolata il vico che nasce dalla via Maria Montessori, con andamento verso Ovest).
VIA DELLE TRE SPIGHE - Le Tre Spighe raffigurano lo stemma della frazione di Uggiano Montefusco. Le tre spighe di grano, è il simbolo di luoghi e tradizioni che raccontano l’amore per la terra e i suoi prodotti (sarà intitolata la strada che parte da piazza Giovanni Paolo II e si protrae verso est in direzione contrada Santo Moro).
VIA CONFRATERNITA DEL S.S. ROSARIO - La Confraternita del Santo Rosario è un'associazione di fedeli della Chiesa cattolica, uniti nello scopo della recita di quell'insieme di preghiere detto appunto Rosario (sarà intitolata la strada a che nasce da via delle tre Spighe, con andamento verso Sud, fino a raggiungere via Baroni Primicerj, parallela a Est di via Baroni Montefuscoli).
VIA SCRETI - Il nome di tale via è dedicato alla famiglia Screti che nel fine '700 fu di grande importanza per il borgo di Uggiano Montefusco (sarà intitolata via 300 contrada Santo Moro).
VIA MONS. ALBERICO SEMERARO - Alberico Semeraro (Martina Franca, 19 gennaio 1903 – Francavilla Fontana, 24 maggio 2000) è stato un vescovo cattolico italiano, fondatore della congregazione delle Oblate
di Nazareth. Attualmente è stato proclamato Servo di Dio. Fu assistente diocesano dell'Azione cattolica di Taranto e nel 1937 fu nominato parroco, esercitando tale ufficio fino alla sua elezione a vescovo di Oria, avvenuta il 1º maggio 1947. Ricevette la consacrazione episcopale nella cattedrale di Taranto (sarà intitolata la strada di contrada Santo Moro che nasce da via Screti e si protrae verso Nord).
VIA OBLATE DI NAZARETH - Istituto religioso femminile di diritto pontificio. La congregazione fu fondata a Oria dal vescovo del luogo, Alberico Semeraro. Dopo alcuni infruttuosi tentativi di ottenere la collaborazione di altri istituti di religiose attivi in zona, decise di iniziare una nuova famiglia religiosa al servizio della diocesi e nel 1951 stabilì il primo nucleo stabile e organico dell'istituto, composto da una decina di giovani donne guidate da Filomena Gallo, poi superiora generale (sarà intitolata la strada di contrada Santo Moro che nasce da via Mons. Alberigo Semeraro e si protrae verso Sud Est).
VIA OSANNA - Osanna: antica colonna votiva in tufo sormontata da una croce, posta a lato della cappella di Sant'Eligio (sarà intitolata via 230).
VIA GROTTA LUCERNA E VICO GROTTA LUCERNA - Grotta Lucerna: grotta in contrada Masseria Spina nelle campagne di Uggiano Montefusco, frequentata dall’uomo preistorico, solo in parte esplorata, che ha restituito frammenti ceramici di età neolitica (sarà intitolata la strada che nasce da Vvia Osanna, con andamento verso Sud, fino a raggiungere via Confraternita del S.S. Rosario, parallela a Est di via Baroni Primicerj).
VIA FRANCESCO ROSSETTI - Francesco Rossetti, contadino e artista scolpitore e poeta di Uggiano Montefusco (sarà intitolata via 311).
VIA MASSERIA LE FIATTE - Antica Masseria fortificata, risalente al 1400, ubicata nelle campagne di Uggiano Montefusco (sarà intitolata la strada che nasce dalla strada che conduce a Maruggio (S.P. 135), si protrae verso Sud verso la Masseria Le Fiatte).
VIA DEI CAPPERI - Una delle piante spontanee più diffuse in diverse zone della Puglia (Gargano, Valle d’Itria) è quella del cappero, assai riconoscibile a causa della sua tipica bellezza e dei fiori caratteristici (sarà intitolata la strada che nasce da via Pozziello, con andamento verso Ovest).