La figura della Vergine si distingue per l’espressione soave del volto, lo sguardo è rivolto al cielo e i capelli ordinatamente raccolti dietro la nuca. Le braccia sono conserte, con le mani poste una sull’altra e poggiate entrambe in corrispondenza del cuore
La solennità dell’Immacolata Concezione ci dà occasione di ammirare la statua della Vergine venerata nell’omonima chiesa di Manduria.
La mancanza di dati essenziali riguardanti il manufatto ci porta a fare non altro che ipotesi, confidando che in un prossimo futuro un’accurata indagine storico-artistica, da parte di qualche studioso, porti a conoscenza della comunità le tante informazioni, sicuramente esistenti e contenute in preziosi documenti d’archivio.
Incerto l’ambito stilistico di appartenenza della statua; essa è ritenuta essere, da alcuni studiosi, come il prof. Michelino Fistetto, di scuola veneziana; altri invece, come il prof. Vincenzo Pugliese, sulla base di raffronti stilistici con altre opere salentine, la ritiene di scuola napoletana. Ignoto è l’autore della pregevole scultura, probabilmente di ambito napoletano. Non si conosce la committenza, che si suppone essere confraternale, né la data in cui la statua è stata realizzata, da collocare verosimilmente nella seconda metà del XVIII secolo. Indubbiamente alto il costo della sua esecuzione, data la pregevole qualità del prodotto realizzato (Si ringrazia il prof. Nicola Morrone per le informazioni fornite).
La statua, lignea, misura 205 cm di altezza per 115 cm di larghezza ed è posta su una base con un supporto dorato, ricostruito da don Gregorio Sergi nel 1866 (M. Fistetto, Se Concetta ho Maria…, Barbieri 1997, p. 109) .
La figura della Vergine si distingue per l’espressione soave del volto, lo sguardo è rivolto al cielo e i capelli ordinatamente raccolti dietro la nuca. Le braccia sono conserte, con le mani poste una sull’altra e poggiate entrambe in corrispondenza del cuore. La Vergine Immacolata indossa una veste bianca con profilo e greca dorati, accompagnata in vita da una fusciacca anch’essa dorata. Dalle spalle scende un mantello blu, finemente cosparso di stelle color oro; esso crea un flessuoso drappeggio che dona alla figura plasticità (per una lieve torsione del busto) e un leggero movimento in avanti (determinato da una leggera piegatura del ginocchio sinistro). Riprendendo una simbologia classica, la Vergine è raffigurata nell’atto di calpestare una falce di luna, e, insieme anche il serpente, simbolo del peccato originale, il quale reca in bocca la mela portatrice del peccato. Naturalmente, il significato inequivocabile è la vittoria del bene sul male.
I delicati lineamenti del volto della Vergine, i grandi occhi scuri e il morbido incarnato uniti ad una gestualità essenziale ma raffinata, ben si integrano con le restanti figure del gruppo scultoreo, due angioletti posti all’altezza delle caviglie, i quali recano entrambi in mano uno stelo fiorito di giglio, in argento, e due putti che fuoriescono dalla base, rivolgendo tutti lo sguardo in alto. Il giglio richiama l’episodio dell’Annunciazione, in cui l’arcangelo Gabriele si presenta a Maria per l’annuncio divino proprio con un giglio.
Possiamo concludere con il Tarentini che la movenza stilistica della Vergine «ci richiama nella Formosissima Donna, tutta la purezza della neonata senza macchia di origine; ci richiama nella maestà della Regina Celeste tutta l’umiltà della povera fanciulla terrena. Quella statua bellissima ispira la più grande venerazione per Colei che così felicemente rappresenta ed è il vero gioiello di questo tempio» (Tarentini, Manduria Sacra, Barbieri 2000, p. 199).
Le immagini che accompagnano il testo sono del gruppo facebook Manduria Sacra.