In totale sono 25 le persone coinvolte nell’indagine della Polizia diretta dal sostituto procuratore della Dda di Lecce, Carmen Ruggiero
Alle prime ore della mattinata odierna, a conclusione di complesse e articolate indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia del Tribunale di Lecce, la Squadra Mobile di Brindisi e il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato – con il supporto della SISCO e della Squadra Mobile di Lecce e degli equipaggi dei Reparti Prevenzione Crimine di Bari e di Lecce e del Reparto Volo di Bari – hanno tratto in arresto in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP presso il Tribunale di Lecce numerosi soggetti, gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di associazione dedita al traffico illecito di sostanze stupefacenti e detenzione illegale di armi.
Le indagini svolte dalla Polizia di Stato e dirette dal Sostituto Procuratore della D.D.A di Lecce dott.ssa Carmen Ruggiero – hanno consentito di acquisire un poderoso compendio indiziario in ordine all’esistenza e operatività di un’associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti operante sui territori a nord della provincia di Lecce e a sud della provincia di Brindisi costituita da un gruppo riferibile a Perrone Salvatore detto “friculino” e un gruppo riferibile ai germani Annis, Fabrizio e Gimmi e al loro uomo di fiducia De Marco Massimiliano.
L’attività investigativa ha consentito di acquisire significative evidenze in ordine alla elevata probabilità che i territori di S. Pietro Vernotico, Squinzano e Trepuzzi sarebbero sottoposti al controllo di frange storiche della sacra corona unita che interagirebbero tra loro nella gestione in particolare del traffico di stupefacenti e di armi.
L’attività di indagine svolta dalla Squadra Mobile di Brindisi ha consentito di acquisire circostanze dotate di elevata efficacia indiziaria in ordine al fatto che gli indagati gestirebbero il traffico di stupefacenti con una autonoma struttura associativa caratterizzata da una organizzazione gerarchica fondata sulla ripartizione di ruoli tra i vari partecipi. Essa appare articolarsi in due gruppi operanti su distinte piazze di spaccio ma che interagirebbero tra loro in rapporto sinergico effettuando reciproche forniture, trattando partite di stupefacente e avvalendosi in talune occasioni dei medesimi pusher.
Perrone Salvatore, a capo dell’intera organizzazione, avrebbe imposto il prezzo dello stupefacente da lui rifornito in modo pressoché esclusivo e “i punti” da destinare ai carcerati. L’associazione si rifornirebbe tramite diversi canali di approvvigionamento, tra cui quelli calabresi, fasanesi e lucani.
L’attività avrebbe consentito di ricostruire le dinamiche dell’associazione e il traffico illecito di stupefacenti con il sequestro di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente del tipo marijuana, hashish, cocaina ed eroina.
Le indagini hanno altresì consentito di acquisire elementi indiziari indicativi della circostanza che taluni degli indagati, in ragione di superiori referenze criminali costituite dai legami con i capi storici detenuti della frangia brindisina e leccese della sacra corona unita che controllano i territori di San Pietro Vernotico e Trepuzzi garantendo a loro e alle loro famiglie la corresponsione di somme di danaro per il loro mantenimento, si avvalessero della vis intimidatoria e della fama criminale consolidatasi nel tempo per la pretesa del pagamento del cosiddetto “punto” sulla vendita di stupefacenti effettuata da terzi, intervenendo nei confronti di coloro che si mostravano riottosi al rispetto delle regole imposte dal clan per il controllo delle attività.
Le emergenze investigative hanno altresì dimostrato con elevata probabilità che i diversi gruppi dell’associazione ex art. 74 DPR 309/90, che operavano in sinergia tra loro, avevano la disponibilità di armi ed esplosivi, così come dimostrato con il sequestro di un fucile mitragliatore israeliano di tipo Imi Uzi, con due caricatori (10 proiettili cal. 9x21, 1 proiettile cl. 9 luger e 1 proiettile cal. 7.65 parabellum) rinvenuti nella disponibilità materiale di Renna Massimiliano, che la custodiva nell’interesse del gruppo di riferimento, tanto che dalle attività tecniche emergeva come gli altri partecipi si preoccupavano della possibilità che questi potesse rendere dichiarazioni in tal senso con una loro chiamata in correità, essendo stato tratto in arresto l’11.03.2021. Tra le armi a disposizione dell’associazione risultavano altresì una pistola colt automatica avente matricola abrasa e due caricatori, una pistola calibro 7 e una pistola calibro 38 a canna corta ed altro esplosivo, occultati in luoghi ignoti per evitare che venissero scoperte nel corso delle perquisizioni.
Nella giornata odierna, contestualmente agli arresti, sono state eseguite perquisizioni personali e domiciliari.