Tratta di una particolarità iconografica presente in diversi personaggi disegnati, dipinti o scolpiti da Michelangelo Buonarroti
L’opera di Marco Bussagli tratta di una particolarità iconografica presente in diversi personaggi disegnati, dipinti o scolpiti da Michelangelo Buonarroti. Nonostante le opere del celebre artista abbiano avuto secoli di sguardi addosso, e le tecnologie attuali consentano di andare oltre l’occhio umano, lo sguardo di Bussagli ha individuato in alcune di esse un’anomalia anatomica: al centro della chiostra dentaria di alcuni personaggi raffigurati da Michelangelo compare un quinto dente incisivo.
L’anomalia raffigurata da Michelangelo trova riscontro già negli antichi trattati di anatomia, nei quali non solo è considerata una patologia, ma assume altresì una connotazione negativa in un’accezione morale. Infatti, se da una parte la presenza del quinto dente incisivo è un’anomalia reale, perché dipende dalla difettosa sutura delle due ossa mascellari che lasciano spazio per la nascita di un incisivo centrale, dall’altra essa mina l’armonica simmetria bilaterale che regola il corpo umano (anatomicamente, la sutura delle due ossa mascellari passa proprio al livello dei due incisivi centrali). In medicina, questa caratteristica si chiama ‘mesiodens’.
Michele Savonarola (1348-1412) medico e chirurgo ferrarese nella sua opera “Practica maior” li chiama ‘denti bastardi’ e Realdo Colombo (medico e amico di Michelangelo), nel “De re anatonica”, scrive di conoscere una persona che, nonostante abbia trentatré denti, è una brava persona. Emerge quindi un sostrato culturale che intacca la moralità delle persone con ‘mesiodens’, peraltro numerose a quei tempi, oltre a un complesso simbolismo relativo al peccato come mancanza di armonia con il bene. L’armonia del corpo viene minata dal peccato, provocando un disordine che, pur visibile nella deformità, è soprattutto un disordine spirituale e dell’anima, «il riflesso fisico della mancanza spirituale della Grazia» — scrive l’Autore.
È questo il cuore pulsante dell’opera di Bussagli. Egli attinge pienamente alla cultura dell’epoca, esaminando trattati anatomici, fonti iconografiche, filosofiche, religiose e anche letterarie. Quest’operazione culturale crea un intreccio di significati, aderenti ai diversi contesti in cui sono prodotte le opere. La figura nel foglio conosciuto come ‘Furia infernale’ o ‘Anima dannata’ (1525-1528) ad esempio; la ‘Ugly Cleopatra’ rinvenuta sul retro dell’altra Cleopatra; il carnefice che eleva la croce su cui morirà San Pietro in un affresco della Cappella Paolina in Vaticano (1541-1549), ognuno con il proprio ‘mesiodens’, sono opere michelangiolesche che connotano un’umanità ‘primordiale’ e ‘peccatrice’. A questi soggetti si aggiungono alcune figure nella Cappella Sistina (1508-1512), come il profeta Giona o la Sibilla Delfica, i quali, pur non essendo peccatori, rappresentano quell’umanità che non ha conosciuto Cristo (“ante Gratiam”). Il quinto incisivo lo si ritrova anche nell’episodio del ‘Diluvio Universale’ e su alcuni angeli nella scena della ‘Creazione del sole e della luna’. Anche analizzando il ‘Giudizio Universale’ (1536-1541), l’Autore individua il quinto incisivo in molte raffigurazioni di diavoli e di anime dannate, confermandolo così nella sua accezione negativa.
C’è tutta una tradizione che dalla cultura greca, etrusca e romana attraversa il Medioevo e giunge fino a Michelangelo, dalla figura della Gorgone a quella su una dracma di Siracusa, dagli acroteri dei templi romani alla figura di Giove Ammone nel Foro di Augusto. Si hanno anche esempi nei secoli successivi, dalle figure mostruose raffigurate all’esterno dell’abbazia medievale di Vezzolano al ‘San Michele sconfigge Satana’ di epoca rinascimentale, finanche nel XIX secolo, sui battenti dei portali, ma essi appaiono ormai svuotati del profondo simbolismo presente nelle opere del Buonarroti.
Quando Bussagli esamina la ‘Pietà Vaticana’ (1498-1499), dove il mesiodens compare nella figura del Cristo in grembo alla Madonna, siamo in nuovo contesto, con nuovi significati sottesi. Qui l’anomalia dentaria rinvierebbe all’aver Cristo assunto su di sé tutte le colpe dell’umanità, pur conservando una perfetta armonia formale della bocca. Bussagli parla di ‘paradosso del Bene’, cioè Cristo prende su di sé il peccato per redimere l’umanità: la sua morte è la morte del male. Non solo, il quinto incisivo è anche simbolo della misericordia divina per l’incapacità dell’Uomo a comprendere i doni che Dio gli ha fatto, compreso proprio quello della Redenzione.
È una considerazione teologica altissima, che presuppone in Michelangelo una maturità fuori dal comune per la giovane età che aveva quando realizzò la scultura. Ed ecco la domanda che l’Autore si pone: potrebbe essere stata un’idea del committente della Pietà, il cardinale francese Jean de Bilhères-Lagraulas quella di introdurre il ‘mesiodens’ nella bocca di Cristo? Certamente un aspetto da approfondire.
Le immagini che accompagnano lo scritto sono tratte, in ordine, dai seguenti siti
https://michelangelobuonarrotietornato.com/2022/08/04/lanima-dannata-disegnata-per-il-perini/
https://www.artnews.com/art-news/news/behind-michelangelos-cleopatra-2201/
https://www.conmaria.it/Bibbia_illustrata/34giona/Giona.htm
https://it.wikipedia.org/wiki/Sibilla_Delfica_%28Michelangelo%29
https://arteinbreve.it/la-pieta-di-michelangelo/
https://michelangelobuonarrotietornato.com/2019/10/04/la-pieta-vaticana-raccontata-dal-vasari/