domenica 08 settembre 2024


10/05/2024 17:23:09 - Avetrana - Calcio

«C’è solo un obiettivo, non quello banale: trasformare uno stadio non nostro in una colonia di biancorosso tinta, di avetranesi ricolma, e di gente che per un’altra volta, non l’ultima ma l’ennesima, vuol sospingere questi ragazzotti per riscrivere la storia di un paese bistrattato»

Non è una vera finale, è solo l’ultima giornata di un campionato infinito. Ma nei fatti, è una finale. Due squadre quasi a pari punti che si giocano tutto.

Fino al giorno prima di avere la certezza di giocare una finale sei pieno di parole, fai calcoli, studi l’avversario, sei sereno perché non sai se toccherà a te. Poi la finale arriva, hai giocato per la città, tutto l’anno, e te la sei ritrovata fra le mani. E devi onorarla. E qui ti accorgi che di parole non ne hai più, la salivazione è a grado nullo, le ore di sonno sono prossime allo zero, coi compagni a stento ti ci parli, fai persino fatica ad incrociarne lo sguardo. È così per tutti, per ogni finale, per chi ne ha giocate una e per chi mille, per chi ha le ha giocate in Champions e per chi le ha giocate in Terza Categoria.

La provvidenza quest’anno ha disegnato una parabola incredibile che ci ha visti meritare una finale tra le mura, le linee, le porte e gli spalti amici. Lì abbiamo giocato 11 partite e ne abbiamo vinte altrettante, segnando 43 reti e subendone solo 4. Più che una casa un castello medievale inespugnabile. Sapete in quanti, amici, ci son riusciti nei campionati di calcio della Puglia? Solo noi.

Sì, solo noi.

Cavalieri, Principi e Re della Città di Avetrana sono chiamati “in casa”, perché con dovute virgolette il fato cinico e beffardo ha deciso che questa volta non sarà il Laserra, ma il Dimitri di Manduria.

L’abbiamo bramata così tanto che anche le parole di polemica si sono prosciugate. C’è solo un obiettivo, non quello banale - lo sport si insinua tra vittoria e sconfitta - ma trasformare uno stadio non nostro in una colonia di biancorosso tinta, di avetranesi ricolma, e di gente che per un’altra volta, non l’ultima ma l’ennesima, vuol sospingere questi ragazzotti per riscrivere la storia di un paese bistrattato persino nei meriti più grandi.

Le linee saranno un po’ più dritte, il campo più performante. Ma non è casa tutto ciò: casa è chi a Manduria ci va come se tutto fosse uguale, casa è quando indossiamo la prima maglia, casa sono i ragazzi che cercheranno sorrisi complici sulla tribuna.

Casa siamo noi. A domenica ore 16.30, a Manduria. Per l’ultima, sì, in casa.

 

Raffaele Pezzarossa











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