Gli elementi presenti nella mostra sono sufficienti a descrivere il livello di inquinamento dei nostri fondali marini, evidenziando il cosiddetto “marine litter”, cioè qualsiasi materiale solido, persistente, abbandonato o disperso in ambiente marino-costiero
Nata da un concept di Piero Lionello, Michele Solca, Giorgia Alemanno e Christian Vaglio, la mostra “Rifiuti nel mare – Fotografie e materiali dai fondali del Salento: impatti su ecosistema marino e salute umana” si apre il 14 giugno, alle ore 9, presso il Museo dell’Ambiente dell’Università del Salento (MAUS - Ecotekne, via per Monteroni 165, Lecce).
La mostra, che resterà aperta fino al 31 luglio, è stata organizzata dall’Università del Salento – MAUS - UCL con la consulenza scientifica di Piero Lionello, Michele Solca e Giulia Furfaro. Le fotografie esposte sono di Michele Solca mentre il disegno “Il ciclo dei rifiuti” è stato realizzato da Martina Stifani. La fotografia “Il mare in agonia” e il pannello “Microplastiche” sono stati realizzati da Giovanni De Salve. La realizzazione grafica è di Giorgia Alemanno e Roberta Iovino.
IL MAUS Il Museo dell'Ambiente dell'Università del Salento (MAUS) è uno dei musei del Sistema Museale di Ateneo (SMA) e custodisce reperti fossili rinvenuti nel Salento di grande rilevanza scientifica e di non comune completezza. Una sede particolarmente adatta ad una mostra di questo tipo, che consente di affiancare a scenari marini storici e preistorici di incomparabile bellezza, materiali di scarto che la civiltà contemporanea ha prodotto e riversato sugli stessi fondali. Il materiale esposto nella mostra, infatti, è stato recuperato dai fondali dall’Associazione Subacquea Paolo Pinto Gallipoli.
Gli elementi presenti nella mostra sono sufficienti a descrivere il livello di inquinamento dei nostri fondali marini, evidenziando il cosiddetto “marine litter”, cioè qualsiasi materiale solido, persistente, abbandonato o disperso in ambiente marino-costiero. La permanenza dei rifiuti nell’ambiente marino dipende dal materiale e genera conseguenze negative per gli ecosistemi costieri e sommersi e per la salute umana. Anche i relitti di vecchie navi, peraltro, costituiscono una delle principali fonti di inquinamento degli ecosistemi marini, a causa del rilascio di sostanze chimiche pericolose. Se bonificati e in assenza di effetti tossici durevoli sull’ambiente, possono tuttavia diventare una risorsa per alcune specie e attività.
Anche le reti fantasma rappresentano una grande minaccia perchè da un lato intrappolano gli organismi e soffocano gli ecosistemi marini e, dall’altro, frammentandosi in piccolissime particelle di plastica entrano nelle catene alimentari marine, uccidendo indiscriminatamente milioni di pesci, tartarughe, cetacei e uccelli.