In occasione della festività odierna, ci si reca nella chiesa Madre di Uggiano Montefusco per ammirare la statua raffigurante la Madonna del Carmelo, realizzata da Raffaele Caretta (1871-1950), stimato maestro cartapestaio, annoverato tra i migliori statuari del Salento
La festa liturgica della Madonna del Carmelo (Il monte Carmelo, in aramaico “giardino”, è una catena montuosa nell’Alta Galilea, dove nel XII secolo venne eretta una chiesetta dedicata alla Vergine, residenza di una comunità di religiosi, i Fratelli di Santa Maria del Monte Carmelo), fu istituita in seguito all’apparizione della Vergine, avvenuta il 16 luglio 1251, al priore generale dell’Ordine carmelitano, Simone Stock, al quale Ella consegnò uno scapolare (dal latino “scapola”, spalla). Lo scapolare (o “Abitino”) vuol essere l’abito carmelitano in miniatura. Esso reca da una parte l’immagine della Madonna del Carmelo, dall’altra il Cuore di Gesù o lo stemma dell’Ordine carmelitano. Lo scapolare consiste di due piccoli pezzi di tessuto, necessariamente di lana di colore marrone o nero, uniti da cordoncini che poggiano sulle spalle. Originariamente capo di abbigliamento dei contadini, poi dei religiosi che lo usavano come grembiule per non sporcare l’abito, per i Carmelitani lo scapolare divenne un oggetto devozionale che i fedeli utilizzavano come espressione di profonda spiritualità. Ciò soprattutto in virtù di due elementi sostanziali: la promessa fatta a san Simone Stock dello stato di Grazia “in articulo mortis” per coloro che lo avessero indossato e la liberazione dalle pene del Purgatorio il sabato successivo alla morte del devoto, come stabilito dalla “Bolla sabatina” emanata da papa Giovanni XXII. Il cosiddetto “privilegio sabatino” è stato confermato nel 1908 dalla Sacra Congregazione delle Indulgenze (https://www.madonnadelcarmine.net/lo-scapolare/).
In occasione della festività odierna ci rechiamo nella chiesa Madre di Uggiano Montefusco per ammirare la statua raffigurante la Madonna del Carmelo, realizzata da Raffaele Caretta (1871-1950), stimato maestro cartapestaio, annoverato tra i migliori statuari del Salento. L’opera, realizzata nel 1905 e restaurata nel 1993, reca sulla base la scritta “Caretta Raff.ele Lecce 1905; rest. Scult. Galati Giov. / Zappatore Roc. / Sant. Montevergine / Palmariggi (Le) / A.D. 1993”. È collocata entro la seconda nicchia sinistra nell’area del presbiterio.
Il gruppo scultoreo raffigura la Madonna seduta su un cumulo di nuvole, contornata da angeli e in atto di donare lo scapolare, che reca nella mano destra, mentre con il braccio sinistro sorregge il Figlio, il quale compie, in maniera speculare, lo stesso gesto della madre, aprendo le braccia verso i devoti in un gesto di affettuosa accoglienza. Lo scapolare riporta l’immagine della statua stessa. Entrambi i soggetti sono coronati. Tale iconografia si discosta da quella diffusa in molte chiese del territorio, che vede la Madonna e il Bambino, con indumenti in tessuto e in posizione eretta. La Vergine veste l’abito carmelitano: una tunica marrone con bordura dorata, chiusa in vita da un cordone, e sandali dipinti di colore marrone. Il capo, con lo sguardo rivolto verso il basso, è coperto da un velo di colore bianco che scende, quasi fluttuando, sulla spalla destra, mentre su quella sinistra si intravvede un’estremità del manto, sempre di colore chiaro, che si stende sulle ginocchia, coprendole. La superficie di quest’ultimo è impreziosita da stelle dorate, mentre i bordi presentano una greca composta da elementi fogliari. Il mantello, che scende in maniera morbida e naturale, presenta un panneggio tale da conferire elasticità e dinamismo all’insieme, grazie anche alla leggera flessione in avanti del ginocchio destro della Vergine. Lo stesso accade per la mano che regge il piccolo Gesù: essa sembra penetrare nelle pieghe dell’ampio perizoma di colore celeste bordato d’oro che lo copre in vita, accentuando la plasticità dell’opera. Dalle nubi su cui è posta la Vergine compaiono quattro putti, uno sul lato destro, a figura intera, con lo sguardo rivolto in basso e in vita un perizoma di colore rosso bordato in oro, mentre gli altri tre, dei quali si può apprezzare solamente il capo, si trovano sul lato sinistro.
Il gruppo statuario, di pregevole fattura, si presenta armonioso, sia nelle forme che nei colori. La tipologia decorativa della statua rientra in quelle che Salvatore Polito definisce “ricchissime”, data la presenza di ricercate decorazioni e di svariate finiture in oro giapponese. Le altre tipologie erano quella “semplice”, con qualche motivo in oro; “ricca”, quando vi era la presenza di bordi policromi; “trionfo”, quando alle decorazioni in oro si accostavano anche arabeschi e fiori (“La cartapesta sacra a Manduria (secc. XVIII-XX)”, CRSEC 2002, pp. 50, 249).
Si ringrazia don Umberto Pezzarossa, parroco della chiesa Madre di Uggiano Montefusco, per la cortese disponibilità.