«La causa principale degli aumenti in arrivo entro fino anno è legata al rialzo dei prezzi all’origine delle miscele per la crisi climatica che ha colpito i paesi produttori, come le inondazioni in Brasile e la siccità in Vietnam»
Il rito del caffè al bar è un piacere al quale gli italiani non rinunciano, anche se negli ultimi tempi il prezzo dell’espresso è sensibilmente aumentato (in tre anni di circa il 15%).
Intanto, a partire dall’autunno prossimo, sono previsti nuovi aumenti del caffè al bar e di conseguenza del cappuccino e dell’espressino. La filiera del caffè è sottopressione, gli eventi naturali e gli scenari politici mondiali incidono sul mercato e dunque sul consumatore finale.
«La causa principale degli aumenti in arrivo entro fino anno è legata al rialzo dei prezzi all’origine delle miscele – spiega Lino Stoppani, presidente di Fipe Confcommercio - per la crisi climatica che ha colpito i paesi produttori, come le inondazioni in Brasile e la siccità in Vietnam, ma anche per le tensioni geopolitiche che stanno modificando le rotte marittime tradizionali delle forniture; le borse merci di Londra e New York infatti in un anno hanno avuto incrementi del 60% per l’Arabica e del 90% per la Robusta».
In tali condizioni gli aumenti secondo Fipe sono inevitabili. In alcune città italiane il prezzo ha già raggiunto 1,50 euro e con gli aumenti si potrebbe arrivare anche a 2,00 euro.
«A Taranto e nella provincia, il prezzo medio – spiega Paolo Barivelo, presidente provinciale di Fipe Bar Confcommercio – è di un 1,20 circa, ma con i nuovi aumenti in arrivo non si dovrebbe superare 1,50 euro.
Naturalmente dipende dalla qualità e dal costo delle miscele che il bar utilizza, ma questa è una scelta aziendale – precisa Barivelo - che incide sul prezzo finale dell’espresso. Prezzo che varia in relazione anche ad altri elementi come la regolare manutenzione e cura delle macchine, il servizio al banco. E comunque l’Italia è il Paese dove il prezzo del caffè al bar rimane ancora accessibile per la gran massa di consumatori (la media è di 1,6 caffè al giorno), restando tra i più bassi in Europa.
Abbiamo cercato sino ad ora – spiega Barivelo - di tenerci bassi con i prezzi, ma saremo purtroppo costretti a modificare i listini, se non vorremo incidere sulla qualità della iconica tazzina del caffè all’italiana. Una scelta che andrebbe a discapito del nostro consumatore che è esperto e che ama il buon caffè, la qualità e il rito dell’espresso al bar».
Aumenti ai quali qualche consumatore potrebbe reagire optando per soluzioni più economiche, come il caffè preparato a casa o in ufficio.
«Un risparmio relativo perché di fatto con l’aumento del costo della materia prima, i prezzi sono lievitati anche al supermercato sia per i caffè in polvere, che per le cialde e le capsule - che rappresentano ormai il 50% dei consumi-, gli aumenti oscillano, spiega Matilde Contento, presidente provinciale di Fida Confcommercio, tra il 10 ed il 20%».
Intanto, la ricerca va avanti e per ovviare alla crisi produttiva del caffè che entro il prossimo ventennio colpirà il mercato mondiale si sta studiando come produrre caffè sintetico.
Chissà se il caffè non diventerà un prodotto per ricchi gourmet.