giovedì 21 novembre 2024


12/09/2024 09:21:02 - Provincia di Taranto - Attualità

Negli ultimi mesi nel Golfo di Taranto i ricercatori della Jonian Dolphin Conservation hanno avvistato due cuccioli di grampo appena nati che nuotavano vicino alle loro mamme

 

Questa estate il Golfo di Taranto si è confermato come la “culla dei cetacei”, non solo per le colonie stanziali dei delfini più comuni, come la stenella striata e il tursiope, ma anche per i grampi, i simpaticissimi delfinidi caratterizzati dall’assenza del muso.

La conferma arriva dall’attività di monitoraggio della Jonian Dolphin Conservation (JDC), l’associazione di ricerca scientifica che da quindici anni studia e tutela la presenza dei cetacei nel Golfo di Taranto e nel Mar Ionio Settentrionale.

Negli ultimi mesi nel Golfo di Taranto i ricercatori della JDC hanno avvistato due cuccioli di grampo appena nati che nuotavano vicino alle loro mamme, Cometa e Falco; nei cetacei sono le madri a prendersi cura dei cuccioli, uno per volta generalmente, allattandoli ed insegnandoli a nuotare e cacciare per tre o quattro anni.

Ogni giorno i due catamarani della JDC escono in mare con a bordo i soci dell’associazione coinvolgendoli nelle attività di citizen science che, tra l’altro, prevedono proprio l’osservazione dei cetacei incontrati, raccogliendo così dati fondamentali per la loro tutela e la loro “identificazione”.

«Grazie a un algoritmo messo a punto dallo Stiima- CNR di Bari – ha infatti spiegato Francesca  Santacesaria, assegnista di ricerca Uniba e responsabile attività di ricerca della JDC – riusciamo a riconoscere i cetacei perché sui loro corpi, e più in particolare sulla pinna dorsale o caudale, presentano dei segni caratteristici, dei marker naturali come cicatrici o tacche sui margini, che rappresentano delle vere e proprie impronte digitali: ad ogni animale è assegnato dalla JDC un nome che permette di identificarlo in futuro».

«Questa tecnica – ha poi detto Francesca Santacesaria – si chiama foto-identificazione: ci basta una fotografia per capire se si tratta di un individuo “nuovo” o se abbiamo lo già incontrato in passato; in questo caso, confrontando le foto con quelle della nostra banca dati, possiamo anche risalire alla sua storia e studiarne le migrazioni; di ogni sinolo cetaceo riusciamo così anche a seguire la crescita di anno in anno, analizzare la struttura sociale e gli spostamenti del gruppo cui appartiene».

Così questa estate i ricercatori della JDC hanno osservato, oltre ad alcuni cuccioli new born, anche il ritorno nel Golfo di Taranto, dopo cinque anni di assenza, di tre grampi il cui primo avvistamento avvenne nel 2013: «sono Erard, Svirgolo e Jonathan, 3 maschi – ha poi spiegato Francesca Santacesaria – che hanno mantenuto un forte legame nel tempo».

Tra gli individui osservati quest’anno ci sono anche Alessandro e Mario, due giovani grampi maschi individuati per la prima volta nel 2018, quando, appena nati, nuotavano al fianco delle loro mamme, Dalmata e Surf.

“In questi anni, Alessandro e Mario – ha raccontato Francesca Santacesaria – sono sempre stati molto carismatici e si sono fatti riconoscere per il loro comportamento esuberante. Li abbiamo visti quando erano ancora piccolissimi nuotare con la mamma, li abbiamo visti curiosi avvicinarsi alla nostra imbarcazione quasi a volerci studiare loro, li abbiamo visti giocare con altri cuccioli e a volte andare a “disturbare” i maschi adulti tentando di attirare la loro attenzione.  Grazie alla foto-identificazione, possiamo seguire la loro crescita e, ogni anno, ritrovarli e trovarli diversi, più grandi, più marcati, ormai indipendenti dalle mamme, ci fa emozionare”.

Il monitoraggio dei grampi è particolarmente importante perché si tratta di una specie che nel Mar Mediterraneo è stata classificata dalla IUCN (Unione Internazionale per la conservazione della natura) “endangered”, ovvero a rischio d’estinzione, in quanto nelle ultime tre generazioni le zone del Mediterraneo in cui venivano avvistati si sono ridotte del 50%; per questo i dati che da diversi anni la JDC raccoglie sulla loro presenza nel Golfo di Taranto sono fondamentali per la tutela di questa specie.











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