Gli atti prevedono una quota di partecipazione dell’ospite o del Comune al 50% della retta di ricovero nelle RSA di mantenimento, pari a 1.500 euro e comporta un esborso di circa 600 euro mensile, oltre alla quota di 900 euro, che era stata in precedenza già oggetto di contratto
Riceviamo, e pubblichiamo, una nota stampa del consigliere regionale Antonio Paolo Scalera (La Puglia Domani). Ecco il testo.
“La recente sentenza del Consiglio di Stato, la n. 9509/2024, ha riconosciuto la legittimità delle delibere della Regione Puglia relativamente all’aumento delle rette di ricovero in RSA per anziani non autosufficienti e persone con Alzheimer e demenze correlate. Quegli atti prevedono una quota di partecipazione dell’ospite o del Comune al 50% della retta di ricovero nelle RSA di mantenimento, pari a 1.500 euro e comporta un esborso di circa 600 euro mensile, oltre alla quota di 900 euro, che era stata in precedenza già oggetto di contratto, a partire dal 1° ottobre 2022.
Questo provvedimento – ha dichiarato il consigliere regionale Antonio Paolo Scalera - mette i pazienti, le loro famiglie ed i Comuni di fronte ad un impegno economico non sostenibile e seppur legittimo sul piano giuridico e finanziario, calpesta il fondamentale diritto della tutela della salute sancito dall’art. 32 della Costituzione. La Corte di Cassazione e il Tribunale di Roma hanno sancito con diverse sentenze che le persone con demenza, quando gli interventi per cui sono ricoverati in RSA abbiano elevata integrazione socio-sanitaria, siano completamente tutelati dal SSN e la Retta sia completamente a carico del Servizio Sanitario Regionale. La Puglia, come d’altronde tutto il resto dell’Italia – ha proseguito Scalera - è caratterizzata da un invecchiamento della popolazione e da un numero crescente di pazienti cronici e non autosufficienti e tra i soggetti più vulnerabili spiccano, per le drammatiche condizioni di disagio fisico, emotivo ed economico, le persone con malattia di Alzheimer e demenze correlate.
Nella nostra Regione si stimano almeno 75.000 pazienti e un numero doppio di caregiver e badanti, di fatto, costretti a farsi carico di una assistenza logorante e stressante per un decorso di una malattia progressiva e terminale, della durata di 8-10 anni. Dal Report dell’Istituto Sanitario di Sanità del 2023 e da una ricerca della rivista scientifica “Lancet” del 2022, emerge chiaramente che l’Italia è tra tutti i paesi europei quello dove i costi delle demenze sono sostenuti per l’85% dalle famiglie e nelle regioni del sud quella percentuale raggiunge anche il 90%.
Le persone con demenza, spesso molto anziani, si trovano ad affrontare da soli, o in coppia, una malattia subdola e invalidante, rendendo difficile la gestione delle terapie domiciliari, soprattutto se aggravata da fragilità socio-economiche. Tra l’altro i servizi socio-sanitari di assistenza comunitaria (ADI - l’assistenza infermieristica domiciliare; SAD - l’aiuto domestico; Centri diurni; interventi di sollievo; i trasporti e i pasti a domicilio) sono nella realtà quasi inesistenti costringendo tantissime famiglie a far ricorso, a proprie spese, ad una o due badanti, regolari e irregolari prive di qualsiasi formazione e quando si rende necessario un intervento complesso per l’insorgenza di disturbi gravi della sfera comportamentale e affettiva (BPSD) non più sostenibili con le risorse della famiglia, il numero dei posti letto delle residenze sanitarie (RSA) preposte alla cura delle persone con demenza, sia in fase di acuzie (RSA estensive), come per quelle in mantenimento (RSA di mantenimento) è di fatto assolutamente insufficiente, con la naturale conseguenza di lunghe liste di attesa e tempi di attesa davvero insostenibili e con il conseguente ricorso a ricoveri in strutture private fuori Regione.
Ho inviato – ha concluso Scalera – una richiesta di audizione urgente nella III Commissione Sanità perché vengano ascoltati l’assessore regionale alla sanità, il Capo dipartimento dell’assessorato, le direzioni strategiche delle ASL Pugliesi, le associazioni Alzheimer Puglia (Bari, Barletta, Foggia, Putignano, San Severo, Salento, Santeramo in Colle e Ginosa) e le organizzazioni sindacali per poter aprire, da subito, un tavolo di confronto ed individuare soluzioni che diano fiducia a quanti vivono senza alcuna speranza, a tutela della loro dignità, del loro benessere e per rendere giustizia al diritto alla salute delle persone con demenza e alle loro famiglie».