Era il 12 luglio 2001 quando, tra i vicoli del borgo antico di Bari, un regolamento di conti tra i clan Capriati e Strisciuglio si concluse con una sparatoria. Un proiettile vagante colpì Michele, appena quindicenne, uccidendolo sul colpo
Nella mattinata di ieri, 7 febbraio, l’auditorium “Giovanni Falcone” dell’istituto “Del Prete Falcone” ha ospitato un incontro di profondo valore umano e sociale, dedicato alla memoria di Michele Fazio, vittima innocente di mafia. Presenti l’Amministrazione comunale, i docenti e noi studenti, che abbiamo avuto l’opportunità di ascoltare la toccante testimonianza di Giuseppe e Lella Fazio, genitori di Michele.
Un colpo di troppo, una vita spezzata
Era il 12 luglio 2001 quando, tra i vicoli del borgo antico di Bari, un regolamento di conti tra i clan Capriati e Strisciuglio si concluse con una sparatoria. Un proiettile vagante colpì Michele, appena quindicenne, uccidendolo sul colpo.
Quella sera d’estate, che doveva essere una normale serata in famiglia, si trasformò in un incubo. Un dolore immenso calò sulla famiglia Fazio, mentre attorno a loro il quartiere si chiudeva nel silenzio dell’omertà. Il terrore aveva reso la mafia padrona delle strade, impedendo alla gente di denunciare e di reagire.
Il coraggio di non voltarsi dall’altra parte
Nonostante il muro di omertà e la paura, Giuseppe e Lella Fazio hanno scelto di lottare,
trasformando il loro dolore in un’arma contro la criminalità organizzata. La loro battaglia è stata lunga e difficile, fino a quando, nel 2005, i responsabili della morte di Michele sono stati finalmente arrestati e condannati. Ma per i coniugi Fazio la giustizia dei tribunali non bastava: “Il processo segnava l’inizio della primavera, ma non la fine della battaglia” ha ricordato mamma Lella. Per loro, il vero impegno è continuare a diffondere la cultura della legalità, affinché tragedie come quella di Michele non si ripetano mai più.
Il perdono come atto di libertà
Ciò che più ha colpito noi studenti è stata la forza con cui i genitori di Michele parlano di perdono. Un concetto difficile da accettare, soprattutto quando si è di fronte alla perdita di un figlio. Eppure, Lella e Giuseppe ci hanno insegnato che perdonare non significa dimenticare, ma liberare il cuore dall’odio, per costruire un futuro migliore.
Il loro impegno si traduce in incontri, dibattiti, testimonianze nelle scuole, presso le associazioni e le parrocchie, nelle piazze, affinché i giovani capiscano l’importanza della legalità, del rispetto reciproco e del valore della vita per continuare a tenere vivo il ricordo tenero del piccolo Michele, che tanto avrebbe voluto realizzare per la sua amata Bari, desideroso di un futuro come carabiniere, che non gli è stato mai concesso.
L’istruzione: la vera arma contro le mafie
A chiusura dell’incontro, mamma Lella ha lasciato a tutti noi un messaggio chiaro: “L’istruzione è la chiave per combattere la mafia. Solo attraverso la conoscenza, la consapevolezza e il coraggio di denunciare, possiamo costruire una società giusta e libera dalla violenza”. Come ha concluso la nostra dirigente, prof.ssa Pierangela Scialpi, questo incontro fortemente voluto dall'Amministrazione comunale di Sava, è una prova dell’importanza di promuovere iniziative sinergiche di Educazione alla legalità, che stimolino i giovani a comportamenti improntati al senso civico e alla solidarietà, diventando loro stessi i veri agenti del cambiamento. Una testimonianza che è diventata un invito a superare il muro del silenzio complice e dell’indifferenza e che ci induce al cambiamento.
Il nostro compito? Non voltarci mai dall’altra parte!
Giorgia Franco e Claudia Lonoce
5ª A Servizi Sanità e Assistenza sociale