Coldiretti Puglia torna a denunciare l’invasione di carciofi provenienti da Egitto e Tunisia sul mercato all’ingrosso, una concorrenza sleale che si ripercuote sui prezzi del pregiato violetto di Brindisi crollati fino a 20 centesimi a capolino che non riescono a coprire gli aumenti dei costi di produzione
I prezzi dei carciofi lievitano di oltre 5 volte dal campo alla tavola, una forbice sempre più larga che parte da 0,20 euro a capolino in campagna fino ad oltre 1 euro a capolino sui banchi di mercati e grande distribuzione, con l’invasione di carciofi dall’estero, per cui servono controlli serrati anche dei vigili dell’annona per verificare l’origine dei prodotti in vendita.
E’ Coldiretti Puglia che torna a denunciare l’invasione di carciofi provenienti da Egitto e Tunisia sul mercato all’ingrosso, una concorrenza sleale che si ripercuote sui prezzi del pregiato violetto di Brindisi crollati fino a 20 centesimi a capolino che non riescono a coprire gli aumenti dei costi di produzione, complice anche il rallentamento dei consumi di ortaggi, una situazione inaccettabile in uno scenario di crisi che andrebbe affrontata con maggiore serietà senza speculare sugli anelli più deboli della filiera, gli agricoltori e i consumatori.
Va riposta una particolare attenzione – aggiunge Coldiretti Puglia – alla provenienza dei prodotti acquistati con un deciso orientamento a sostenere gli acquisti di prodotti Made in Puglia per aiutare lavoro ed economia. In Puglia si producono 1.245.400 quintali di carciofi – ricorda Coldiretti Puglia – di cui 475mila solo nella provincia di Brindisi, una delle aree vocate soprattutto per i carciofi di pregio, tanto da essersi assicurata il riconoscimento comunitario della IGP (indicazione Geografica Protetta) al carciofo brindisino.
“Con l’inflazione alimentare che rallenta i consumi, le famiglie sono costrette a tagliare gli acquisti, mentre i costi della logistica arrivano ad incidere attorno ad 1/3 sul totale dei prezzi al consumo per frutta e verdura, scenario che ha ingenerato rincari dei prezzi, spesso ingiustificabili, con una differenza enorme tra il costo dei prodotti in campagna e quelli al dettaglio”, denuncia Giovanni Ripa, presidente di Coldiretti Brindisi, nel sottolineare che “nei vari passaggi dal campo alla tavola si annidano speculazioni che vanno stanate anche dai Vigili dell’Annona, per cui serve una vigilanza serrata sull’origine dei prodotti ortofrutticoli sui banchi che arrivano dai Paesi Nord Africani, come Egitto, Tunisia e Marocco”.
Considerata la stortura nella organizzazione del sistema distributivo – dice Coldiretti Puglia - si sta diffondendo sempre più la vendita diretta dei prodotti agricoli in azienda, opportunità sia per il produttore che per il consumatore nell’ottica della sicurezza alimentare e di un rapporto trasparente azienda-cittadino. La conferma del fatto che in molti paesi, dall’Africa al Sudamerica fino all’Asia, è permesso l’uso di pesticidi pericolosi per la salute che sono stati banditi nell’Unione Europea spesso da decenni, senza dimenticare il fatto che le coltivazioni sono realizzate in condizioni di dumping sociale per il basso costo della manodopera. Un fattore che va tenuto in considerazione nella stipula degli accordi commerciali che, in assenza dell’applicazione del principio di reciprocità, finiscono per danneggiare aziende agricole e cittadini, come nel caso del Mercosur. Coldiretti è assolutamente favorevole agli scambi internazionali e punta a una continua crescita delle esportazioni. Tuttavia, mentre le nostre aziende sono tenute a rispettare rigorosi obblighi quando esportano, non si comprende perché l’Europa non applichi gli stessi criteri.
Occorre anche armonizzare il sistema relativo all’uso di fitosanitari all’interno dei Paesi Ue, attualmente inadeguata a garantire agli agricoltori italiani parità di regole rispetto agli altri. Un problema che ha concorso a ridurre fortemente il potenziale produttivo favorendo chi può contare su costi di produzione più bassi e utilizza pesticidi da noi vietati. L’Italia è così passata da essere un paese esportatore ad avere un saldo in volumi negativo, importando più ortofrutta di quella venduta all’estero.
Spesso, peraltro, i produttori di frutta e verdura si trovano nell’impossibilità di difendere i propri raccolti a causa della mancanza di sostanze fitosanitarie adeguate (in Italia l’utilizzo di fitofarmaci, si è ridotto del 50% negli ultimi 30 anni e i prodotti utilizzati sono passati da oltre un migliaio a circa 300), mentre – conclude Coldiretti Puglia - tardano ad essere rese disponibili le Tea, le nuove tecnologie non Ogm per il miglioramento genetico.