sabato 03 maggio 2025


25/02/2025 09:02:50 - Manduria - Attualità

Gregorio si sentiva a casa, nonostante Manduria fosse lontana dalla capitale diverse centinaia di chilometri

La navigazione era stata lunga e rischiosa: a ostacolare il viaggio non fu tanto la presenza del nemico lungo quelle rotte, quanto una tempesta che aveva imperversato per diverse ore a poche miglia dalle coste del Tirreno. Era la tarda mattinata di una giornata di fine ottobre del 1940; aveva smesso di piovere e il sole iniziava a riaffacciarsi timidamente tra le nuvole quando l’aviere varcò la porta carraia della caserma Cavour, affollata di soldati e mezzi militari in continuo movimento.

Superato l’ingresso principale, si accedeva alla piazza d’armi, di forma quadrata e ben asfaltata. In quello spiazzo, circa vent’anni prima, Mussolini, alla presenza delle autorità civili e militari, aveva pronunciato un discorso durante la cerimonia di consegna delle onorificenze al valor militare agli ufficiali della Regia Aeronautica per le azioni compiute in Cirenaica.

Intorno alla piazza si ergeva l’edificio a più piani, ben strutturato, che ospitava, oltre agli alloggi per la truppa, gli uffici, la palazzina comando, vari locali e i lunghi capannoni delle officine meccaniche. Gli alloggi erano decisamente più accoglienti rispetto a quelli di Castel Benito. Gregorio condivideva la camerata con altri nove avieri e, poiché i turni di servizio non coincidevano spesso con quelli dei suoi commilitoni, raramente riusciva a incontrarli tutti contemporaneamente nel dormitorio numero 8.

Il rancio era ottimo, abbondante e di qualità, mentre i servizi igienici e le docce venivano quotidianamente disinfettati con la creolina. Gli ambienti ampi, delimitati da lunghi corridoi illuminati da finestroni visibili dal piazzale, brulicavano di personale militare e civile. I locali, disposti lungo gli androni e intervallati da armerie, servizi igienici, magazzini e altro, ospitavano anche il quartier generale della Regia Aeronautica. Il lavoro non era frenetico, ma intenso, e la posizione della caserma era strategica.

Gregorio si sentiva a casa, nonostante Manduria fosse lontana dalla capitale diverse centinaia di chilometri. Certo, la città capitolina, ancora scossa dagli echi della guerra — il conflitto in Grecia era in corso — gli appariva un po’ caotica, ma comunque ospitale. Inoltre, il compito di recapitare la corrispondenza militare ai vari reparti presenti nella capitale permettevaall’aviere, con una certa autonomia, di scoprire gli angoli più nascosti della Città Eterna.

La buona sorte continuava ad assisterlo. Qualche giorno dopo il suo arrivo a Roma, Gregorio riassaporò con stupore la gioia della partenza da quella città, che lo aveva attratto e affascinato. Un altro telex, che lo riguardava e rettificava il precedente, indicava con esattezza il giorno e l’ora della sua nuova, e migliore, destinazione.

L’uomo fu pervaso da una sensazione di benessere psico-fisico, e il piacevole stato mentale lo spinse a riflettere sul suo destino: quel destino che, pur avendolo portato vicino agli orrori della guerra, si era rivelato ancora una volta generoso nei suoi confronti. Forse, pensò, anche il buon Dio era complice della sua fortuna.

Il saluto d’addio dei suoi nuovi commilitoni fu più distaccato rispetto al precedente: il brevissimo periodo trascorso in quella sede non aveva permesso all’aviere di stringere legami profondi con la maggior parte di loro.

 

Walter Pasanisi











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