Un rapporto, quello fra la società biancoverde e il Comune di Manduria, nato col piede sbagliato e acuitosi con il passar del tempo. Ma a pagarne le conseguenze sono soprattutto i tifosi…
Dopo un periodo di relativa calma, la tensione fra la società U. G. Manduria Sport e l’attuale Amministrazione è risalita alle stelle.
Un rapporto nato col piede sbagliato. Motivo del contendere è, come è noto, l’uso dello stadio e i canoni richiesti per poter usufruire della struttura. Canoni estremamente onerosi secondo l’U. G. Manduria Sport, mai applicati in passato. Non solo. Mentre in passato quasi sempre il Comune ha sostenuto le varie cordate che hanno gestito la prima squadra con dei contributi economici, quest’anno l’Amministrazione non ha concesso alcun aiuto.
In autunno, poi, era già accaduto che la squadra si presentasse allo stadio e trovasse i cancelli chiusi. Ieri, invece, è stata la Polizia Locale a “invitare” prima squadra e giovani calciatori della scuola calcio a lasciare la struttura durante l’allenamento.
Atteggiamento, pertanto, interpretato dai più come ostile nei confronti della società calcistica per motivi non meglio chiariti.
Possiamo comprendere il risentimento dei dirigenti del Manduria, che stanno affrontando una stagione particolarmente difficile (vi sarà un taglio di formazioni nel torneo di Eccellenza pugliese, per cui salvarsi non sarà semplice). Risentimento però esternato, in alcuni casi, con toni sopra le righe…
L’Amministrazione si difende: abbiamo più volte sollecitato la società a versare i canoni stabiliti per i mesi di gennaio e febbraio, non ricevendo riscontro.
Crediamo che, a nostro avviso, il comportamento dell’Amministrazione sia stato estremamente pignolo. Crediamo che il Comune debba avere una fideiussione della società relativa all’uso della struttura (non dovesse averla richiesta, è stato un grosso errore). Bene, avrebbe potuto rivalersi utilizzando proprio la fideiussione.
Impedire l’allenamento alla prima squadra e ai ragazzi della scuola calcio è stato, a nostro avviso, un boomerang, servito esclusivamente a rinfocolare il malcontento da parte di tutta la tifoseria.
Nello stesso tempo, alla società, questo si, rimproveriamo l’uso di frasi estremamente lesive, forse scaturite da momenti di rabbia, ma mai giustificabili.
Ma veniamo al cuore di questo problema: il rispetto.
Per ottenerlo, da entrambe le parti, occorrerebbe un momento di distensione o, se vogliamo, di tregua. C’è un obiettivo importante da centrare: la salvezza. Sbaglia l’Amministrazione a ostacolare il normale allenamento della prima squadra. In fin dei conti, mancano appena 5 partite prima della fine della stagione e, poi, in caso di mancato introito dei canoni, si potrebbe non concedere più l’uso della struttura in vista della prossima stagione.
Sul rispetto, infine, ci ha colpito un post di un manduriano, Luigi, che, in passato, è stato dirigente del Manduria.
«Se si pretende rispetto, bisogna anche saperlo dare» ha scritto Luigi. «Mandare via i ragazzini dallo stadio durante un allenamento non è solo un gesto di maleducazione, ma una vera e propria mancanza di rispetto nei loro confronti e verso le loro famiglie. Quei bambini sono lì perché sognano di emulare i loro idoli, perché credono nel calcio come un gioco di passione e condivisione. Privarli di quel momento significa spezzare un sogno, anche se solo per un attimo. Il rispetto non è una strada a senso unico, si costruisce con l’esempio, con la gentilezza e con la comprensione. Se vogliamo un mondo migliore, dobbiamo iniziare da piccoli gesti come questi, ricordandoci che i bambini di oggi sono gli adulti di domani».