Dal granchio blu al pesce scorpione, passando per il carango e il pesce pappagallo, la tropicalizzazione del clima ha trasformato i nostri mari in habitat pericolosi, sia per la biodiversità che per l’economia e la salute dell’uomo
In Italia, il numero di specie esotiche introdotte ogni anno è quintuplicato dagli anni '70 a oggi, passando da 6 a oltre 30, secondo l’ISPRA. Una vera invasione: il granchio blu, devastatore degli allevamenti di cozze e vongole, ne è il simbolo più noto.
Ma il pericolo non si ferma qui: nei mari pugliesi sono stati avvistati il pesce scorpione, tossico e altamente predatorio, il pesce pappagallo dalle barriere coralline tropicali e il carango, carnivoro e invasivo. Tutti arrivati spinti da acque sempre più calde e da un ecosistema ormai destabilizzato.
A questo si sommano inquinamento, plastiche, pesca sportiva e infrastrutture industriali che aggravano ulteriormente il quadro.
Coldiretti Pesca Puglia chiede misure strutturali: sostegno alle imprese, un nuovo fermo pesca più flessibile e un cambio di passo a livello europeo. Buoni segnali arrivano dal nuovo decreto e dal Consiglio Agrifish, che stanno iniziando a recepire le richieste avanzate da anni dal settore.
E’ il momento di difendere la flotta italiana, la biodiversità dei nostri mari e le comunità costiere che vivono di pesca.