martedì 29 aprile 2025


16/04/2025 08:53:13 - Maruggio - Attualità

Tipica torre del Regno, essa mostra tre caditoie per lato e, come le restanti torri presenti lungo il litorale, si inserisce in quel diffuso sistema difensivo costiero progettato dal Regno di Napoli nella seconda metà del XVI secolo a difesa dalle incursioni piratesche

Dopo lunghi anni di abbandono e degrado, la torre costiera di Torre dell’Ovo pare interessata da interventi di recupero. Siamo, con questa torre, sul promontorio omonimo (Monte dell’Ovo), che segna il confine tra i litorali di Maruggio e Torricella.

Interventi precedenti son serviti a consolidare la scarpata sottostante, pericolosamente battuta ed erosa dal mare, mentre un’impalcatura sorta di recente intorno alla torre lascia ben sperare in prossimi lavori di recupero e consolidamento di una struttura oramai pericolante.

La nostra torre presenta forma troncopiramidale con base quadrangolare dimensionata metri 10,60 x 10,80. Al nucleo originario si affiancano alcuni corpi di fabbrica di epoca successiva, aggiunti su tutti i lati eccetto che verso il mare, anch’essi in condizione di estremo degrado. Tipica torre del Regno, essa mostra tre caditoie per lato e, come le restanti torri presenti lungo il litorale, si inserisce in quel diffuso sistema difensivo costiero progettato dal Regno di Napoli nella seconda metà del XVI secolo a difesa dalle incursioni piratesche (vedi per piante e descrizione M. SCALZO,  Torre dell’Ovo, in AA. VV., Le torri costiere per la difesa anticorsara in provincia di Taranto, Firenze-Taranto 1982, pp. 115-124).

Torri costiere erano già state costruite in epoche precedenti, anche su iniziativa delle comunità locali, ma è nel XVI secolo, a seguito della profonda paura suscitata dall’eccidio di Otranto (1480) e degli assalti continui cui le coste erano sottoposte, che il re di Spagna ed imperatore Carlo V d’Asburgo (con regno di Napoli affidato al viceré Ribera de Alcalà) avviò una pianificazione delle difese litoranee, sotto la direzione dello Stato. Impegno invero oneroso per le comunità locali, che ancora nel 1748 non si poteva dire completato. Per la costruzione della nostra torre fu tenuta, a Taranto,  nel Marzo del 1568, una regolare asta vinta dal maestro Marco Barci di Lecce. L’appalto fu aggiudicato “con l’offerta di 8 carlini e 3 grana la canna della fabbrica. Il 14 aprile il maestro Barci rilascia al Precettore una “plageria” (= garanzia) di 300 ducati e s’impegna ad accettare le condizioni dell’appalto, tra le quali è richiesto che la costruzione della torre sia fedele al disegno dell’ingegnere Giovanni Tommaso Scala e che sia terminata entro 8 mesi da maggio”(da G. COSI, Torri marittime di Terra d’Otranto, Galatina, Congedo, 1992,  pp. 125-126).  Prima di quest’epoca, documenti editi (riferiti al precedente anno 1567), segnalano la presenza, a guardia di Monte del’Ovo, di alcuni cavallari, di quegli uomini a cavallo, cioè, che perlustravano il litorale in modo da dare l’allarme, in caso di necessità, ai Caporali delle Torri e da correre ad avvertire gli abitanti della zona più direttamente minacciati:  trattasi di Giovanni Pria e Annibale Favella, cavallari nei mesi di Luglio e Agosto; Giovanni Fellone e Giovanni Pulsano (di Maruggio), Francesco ed Annibale Favella (di Monacizzo), cavallari  nel mese di Settembre (cfr. G. COSI, vol. cit., p. 125).

Verso la fine del XVI secolo a Torre dell’Ovo si attribuisce come torriere lo spagnolo Michele Galvis (anno1584). Da documenti editi, apprendiamo che quest’ultimo, dopo aver servito per sei anni come caporale nella torre dell’Ovo (indicata, a quei tempi, in territorio di Monacizzo), ne chiese la riconferma; il governatore di  Terra d’Otranto Francesco Carrafa, riconfermandolo nella carica con lettera del 18 aprile 1584, gli diede le seguenti istruzioni: “far la guardia di giorno e di notte, fare i soliti segni acciocché le genti dei luoghi vicini stiano avvisati, poiché occorrendo possano ritirarsi al Forte dentro Terra, osservando gli ordini del viceré e attalchè il tutto possa egli (il caporale) eseguire con facilità gli diamo la potestà bastante ordinando ai compagni di detta torre che lo debbiano trattare, riputare ed obbedire come loro Caporale et ordiniamo ai sindaci, auditori, eletti e gabellotti del luogo che sogliono pagare detto Caporale che li debbano per il tempo in cui servirà detta torre, corrispondere la solita provisione di quattro ducati mese per mese et provederlo delle cose necessarie et munizioni di detta torre conforme all’ordine di S.E.” Il 9 Agosto 1584, Michele Galvis rinuncia all’incarico di caporale per andare a servizio di Sua Maestà Cattolica, nell’esercizio di guerra (Vedi G. COSI, vol. cit., p. 126).

Un “caporale”, quindi, era a capo di tali torri, coadiuvato da qualche milite. Al mantenimento ed all’armamento degli uomini e della struttura provvedevano  le comunità limitrofe. Solitamente le Università (cioè i paesi) anticipavano anche le somme  per la manutenzione ordinaria delle torri e poi venivano risarcite, almeno per i primi tempi, dal precettore Provinciale (vedi, E. FILOMENA, Maruggio antica, Martina Franca, Ed. Pugliesi, 1997, p. 76).

Alquanto significativa appare, in proposito, la decisione assunta tra gli anni 1582-83 in base alla quale il “Cap.le e guardiano della Torre Monte dell’Ovo, situata nel territorio di Marina di Monacizzo, fossero corrisposti del loro salario dall’Università di Torricella, e non da quella di Monacizzo , anche se più vicina e nella sua marina, essendo quest’ultima quasi disabitata e fallita” (vedi M. SCALZO,  contr. cit., p. 115). E di questa crisi dell’Università (= comune) di Monacizzo offrono chiara testimonianza i dati demografici dell’epoca, che, a fronte del calo degli abitanti documentato in questo paesello tra il 1561 (120 fuochi = 600 abitanti, circa) ed il 1595 (56 fuochi = 280 abitanti, circa), evidenziano, in Torricella, nello stesso 1595, la più alta densità abitativa, quantificata in  90 fuochi (= 450 abitanti, circa), regrediti poi sino ai 49 (= 245 abitanti, circa) del 1669 (vedi M. SPINOSA, Ricognizione storico documentaria dei feudi della famiglia Muscettola principi di Leporano, Taranto, Scorpione, 2003, p. 326).

L’impegno finanziario a salvaguardia del litorale da assalti e scorrerie continuerà poi a gravare su entrambi i centri e sugli altri paesi limitrofi (per le torri di propria pertinenza) in epoche successive. Ancora nel 1612 il centro di Torricella (insieme ai vicini abitati di Lizzano e Maruggio) compare nell’elenco dei comuni tenuti a contribuire al pagamento dei cavallari, (vedi M. DE MARCO, Torri e Castelli del Salento, Lecce, Capone, 1998, p. 24). In epoca successiva, l’Antico Apprezzo di Torricella (1682), nel descrivere la situazione del feudo all’epoca dell’ acquisto da parte dei Muscettola, registra che questo paese  “paga a  Giovanni Antonio Passiante, Sopraguardia dei Cavallari della marina  carlini 15 (= ducati 1,5). Paga al Compagno ordinario presso la Torre di Monte dell’Ovo, in territorio di Monacizzo, annui ducati 6, come contributo di spesa. Paga al Compagno straordinario presso la Torre annui ducati 4 per la guardia durante l’estate, tra il mese di aprile e quello di novembre. Paga a due Cavallari oridinari al Porto di Angelo per l’avvistamento dei Turchi, annui ducati 132, in ragione di ducati 11 al mese” (vedi M. SPINOSA, vol. cit.,, p. 314). L’impegno finanziario di Monacizzo, registrato nel Catasto Onciario (1742-1749), relativo “al Reggio Sopraguardia, al Cavallaro ordinario e Compagno di marina, all’acconcio di Torre e provista di palle e polve”, ammonta, in un atto datato 18.3.1742, a ducati  60,90; impegno ribadito in un successivo atto del 29.1.1749, che prevedeva per il “Capitano Sopra Guardia della marina” e “per la provisione de Cavallari ordinari della Torre delli Salsi” una spesa complessiva di ducati 46,30 (M. SPINOSA, vol. cit.,, pp. 406-407, 413-415). Impegno riscontrabile, per le torri di loro competenza, anche in altri comuni vicini, quali Manduria e Sava, i cui  esercizi finanziari  degli anni 1742-43 (Manduria) e 1806-1807 (Sava), prevedevano ancora  spese per cavallari, caporali di torri, sopraguardia e munizioni (vedi A. DIMITRI, Trulli e muri a secco tra Manduria, Maruggio e Torricella, Manduria, Provveduto, 2002, pp. 32-33).

Da un punto di vista topografico, la nostra torre occupa una posizione strategicamente rilevante, a guardia di un luogo che, secondo  quanto riferisce P. COCO, Porti, castelli e torri salentine, Roma 1930, p. 18, intorno al XVI secolo riacquistò una certa importanza per i vascelli dei Cavalieri di Malta, signori della Terra di Maruggio, che vi approdavano.

Sempre presente in documentazione cartografica dal Seicento in poi, tale torre è variamente denominata: Torre Monte dell’Ouo e Torre del Capo dell’Ovo (1620), Torre Capo dell’Ovo (1648), Torre e Capo dell’Ovo (XVIII sec.), Torre dell’Ovo (nella cartografia più recente) (vedi V. FAGLIA et ALII, Censimento delle torri costiere nella Provincia di Terra d’Otranto. Indagine per il recupero nel territorio, Roma, Istituto Italiano dei Castelli, 1978, pp. 46-47). Essa è altresì segnalata da G. MARCIANO, Descrizione, origini e successi della Provincia d’ Otranto, ms 1656, Napoli 1855, p. 352, che  così la descrive, “[…..] Dal fiume Ostone fino alla Torre del monte dell’Ovo  sono miglia quattro, la quale Torre è situata in un capo, dove s’innalza alquanto la terra, detta il capo o monte dell’Ovo, dalla figura ovale che ha, al quale si viene per dirittura ingolfando la navigazione dalla città di Gallipoli”. 

Nel XVIII secolo il sito di Torre dell’Ovo è indicato ancora come  punto di approdo, e sembra oggetto di attenta vigilanza (L. MARSEGLIA, Peregrinatio. Le vie dei pellegrini, lo xenodochium maruggese e altre idee in forma di storia, Lecce, Pensa MultiMedia, 2000., pp. 140-143). Qui sarebbe stato trasportato, nel 1772 o 1773, il corpo di S. Costanzo martire nel tragitto da Taranto a Napoli e poi Maruggio, ove la reliquia è conservata nella Chiesa Madre (Vedi F. D’AYALA VALVA, La commenda magistrale di Maruggio, Roma 1974, pp. 45-46). Nel 1777 la Torre è custodita dalla compagnia degli Invalidi (V. FAGLIA et ALII, vol. cit., p. 110).

Cessata la pirateria nel Mediterraneo intorno al primo trentennio dell’Ottocento (caduta di Algeri, 1830) le torri e le difese costiere furono pian piano dimesse. La nostra torre, segnalata ancora in buone condizioni nel 1825 (P. COCO, vol. cit., p. 93), nel 1842 risulta in uso delle Guardie Doganali (M. SCALZO, Torre Ovo, cit., p. 115). Durante la prima guerra mondiale fu utilizzata come postazione logistico-militare, (B. ANTONELLI - T. FILOMENA, Il relitto della Madonnina. Storia di una nave militare greca del IV sec. a.C. naufragata nel mare di Maruggio (Taranto), Manduria 2004, p. 82), mentre  casamatte e camminamenti ancora visibili nelle vicinanze rimandano al secondo conflitto mondiale. In epoca post bellica risulta adibita a faro di segnalazione; faro ancora attivo, a mia memoria, agli inizi degli anni Sessanta, di cui ricordo ancora, da bambino, i fasci di luce, sferzanti ed improvvisi, che illuminavano le serate estive in una Torre Ovo ancora buia e poco frequentata, con alcuni trulli interni e radi gruppi di casette affacciate sul litorale.  Negli anni 1968-1969 la torre avrebbe ospitato alcuni membri di una spedizione archeologica della Marina americana (Trocmorton  Exspedition dell’Università di Pensylvania) venuti ad esplorare il mare del “monte dell’Ovo” (vedi T. FILOMENA, Guida a Maruggio dentro e oltre la storia, Manduria, Tiemme, 2006, p. 55).

Ricordo, altresì, intorno agli anni Settanta, tale Torre rivitalizzata da una “Pizzeria” all’aperto: luogo  invero accattivante per frescura serale e per ineguagliabili scenari marini offerti da un tratto costiero sottostante, sempre più sviluppato ed illuminato. L’attività era proficua, il panorama ineguagliabile, la torre curata;  tutto abbattuto dalla barbarie moderna, forse una bomba, a rievocare fantasmi e paure del Medioevo.

Poi un lento ed inarrestabile declino, fino all’attuale degrado, appena contenuto da una puntellatura lignea realizzata nell’anno 2004, circa. Degrado che i prossimi interventi potranno arrestare, a tutela e salvaguardia di un impianto proteso su un tratto di mare e di litorale frequentati fin dalla Preistoria, per i vantaggi di tipo economico, commerciale ed insediativo da sempre offerti (vedi P. TARENTINI, Torre dell’Ovo. Un litorale antico tra Torricella e Maruggio (TA), Manduria 2015).

 

Paride Tarentini

 

 

 

 

 











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