«Finiamo con l’accettare un vero e proprio crescendo d’inciviltà e di degrado, che, un anno dopo l’altro, si riversa e imperversa sulle nostre coste»
«A ciò che si ripete immutato nel tempo, si corre il rischio di abituarsi: si finisce così per accettare le più turpi brutture, rifugiandosi nel tirare a campare o nel proprio strettissimo privato. Accade così che, estate dopo estate, sta diventando abitudine “raccogliere i cocci”, per così dire, dei bagordi della notte di Ferragosto».
Anche la consigliera comunale Cecilia De Bartholomaeis stigmatizza l’inciviltà che ha regnato nella notte della vigilia del Ferragosto.
«Finiamo con l’accettare un vero e proprio crescendo d’inciviltà e di degrado, che, un anno dopo l’altro, si riversa e imperversa sulle nostre coste» è il concetto rimarcato dalla rappresentante dei Verdi. «Ho sentito l’esigenza di intervenire nel dibattito per testimoniare l’indignazione, mia e di altri, di fronte alla barbarie (e all’incuranza che la tollera), con la speranza di “contagiare” qualcun altro e di contribuire a sconfiggere l’abitudine e l’apatia che l’accompagna.
Quanto più volte segnalato in anni passati si è puntualmente ripetuto: in assenza di qualsivoglia forma di prevenzione e di controllo, le nostre spiagge sono state invase da orde di campeggiatori improvvisati, oltre che abusivi, che le hanno occupate con vere e proprie tendopoli (all’interno delle quali si sentivano parlare tutti i dialetti, di Puglia ed oltre) e masserizie varie, in assenza di ogni sia pur minima garanzia d’igiene; il bivacco è iniziato sin dalla mattina del 14, quando alcune spiagge risultavano già “picchettate” e occorreva questionare non poco per poter piantare il proprio ombrellone da qualche parte; e si è protratto sino al giorno dopo, con l’accensione degli immancabili maleodoranti barbecue e falò, accompagnati da musica a tutto volume, fuochi d’artificio ed altre “divertenti” occupazioni che hanno lasciato sul campo, a beneficio degli aspiranti bagnanti sopraggiunti, ogni sorta di rifiuto.
Come è possibile continuare a tollerare tutto ciò? Come è possibile che amministratori e forze dell’ordine non siano riusciti, nel tempo, a coordinare un minimo di intervento, atto ad arginare un fenomeno che, per quanto massiccio, è tuttavia circoscritto a pochi giorni? Come è possibile che noi cittadini non consideriamo il rispetto del nostro territorio come prioritario, rispetto ad altre esigenze, e non chiediamo con forza, a chi ci amministra e ci governa, di destinare intelligenza e risorse alla sua tutela? Forse perché, ahimè, siamo proprio noi i primi a sporcare, bruciare, devastare le bellezze che la natura ci ha regalato, stoltamente e superficialmente, inconsapevoli di pregiudicare la nostra stessa vita e il nostro futuro».