Decine e decine di scarpe rosse verranno disposte in una coreografia visiva che non lascerà indifferenti: ogni paio rappresenta una vita spezzata, una voce silenziata, una storia da ricordare
Domenica 27 aprile, a partire dalle ore 9 e sino alle 13, in piazza Vittorio Veneto, Avetrana si trasformerà in un luogo di denuncia e riflessione. Decine e decine di scarpe rosse verranno disposte in una coreografia visiva che non lascerà indifferenti: ogni paio rappresenta una vita spezzata, una voce silenziata, una storia da ricordare. Un’installazione artistica collettiva per non restare in silenzio di fronte alla violenza, una marcia simbolica di scarpe femminili dipinte di rosso e collocate nello spazio urbano come presenza silenziosa e struggente.
Il “Zapatos Rojos” è un progetto di arte pubblica ideato e portato avanti dall’artista messicana Elina Chauvet, che dal 2009 ha divulgato in tutto il mondo il potente simbolo delle scarpe rosse come denuncia contro i femminicidi, trasformando la sua idea di installazione in una “marcia” – così denominata dall’artista stessa – volta a smuovere gli animi. Questa installazione è il cuore del progetto e rappresenta il momento culminante di un percorso partecipato che ha coinvolto istituzioni, associazioni, esercenti, cittadine e cittadini. Un gesto collettivo che invita a fermarsi, guardare, e non dimenticare.
Durante la giornata sono previsti momenti di lettura, interventi pubblici e la possibilità per i visitatori di lasciare un messaggio. L’iniziativa, promossa dalle organizzatrici (Francesca Massafra e Valentina Deangelis), in collaborazione con l’associazione “Consulta delle Donne” di Avetrana, nasce con l’intento di coinvolgere la cittadinanza in un processo di riflessione, memoria e partecipazione attiva.
Spesso ci si chiede: perché le scarpe rosse? Semplicemente perché il rosso è il colore del sangue, ma anche dell’amore, della rabbia e della lotta. Le scarpe, abbandonate, vuote, evocano presenze che non ci sono più. Ogni paio racconta una storia, ogni scarpa è un corpo, una voce spezzata. Con questa opera si vuole restituire la voce a tutte le donne a cui è stata tolta e riaccendere il dibattito su un fenomeno tragicamente attuale: il femminicidio. Pensare in modo globale e agire a livello locale, a partire dai piccoli centri come Avetrana. E’ proprio partendo dalla sensibilizzazione del proprio territorio che, con i gesti più semplici, si può costruire, tassello dopo tassello, una grande rete che aiuti concretamente a cambiare la visione della donna nel mondo.
Alessandro Piccinni