sabato 23 novembre 2024


30/10/2010 12:23:55 - Manduria - Politica

Senza palestre e senza un campo per le squadre giovanili, quasi tutte le società sportive manduriane costrette a emigrare all’estero

 
Strutture sportive, anno zero. Senza un palazzetto dello sport (che c’è invece in comuni del versante orientale molto più piccoli di Manduria, come Avetrana, Sava, Torricella e Fragagnano), con il campo di calcio della via per Francavilla indisponibile da due anni, l’unica struttura sportiva pubblica utilizzabile, seppur a singhiozzo (soprattutto nei periodi di pioggia, in quanto il manto di erbetta naturale rischia di rovinarsi), è lo stadio comunale “Nino Dimitri”.
Alle associazioni sportive, quindi, non resta che arrangiarsi, chiedendo ospitalità nei centri limitrofi. Qualche esempio? Le squadre giovanili dei club calcistici messapici disputano le proprie partite casalinghe a San Pancrazio, a Sava, Avetrana e a Fragagnano. La squadra di basket che milita in serie D ha chiesto “asilo” ad Avetrana. La squadra di volley femminile, neo promossa in serie D, gioca invece a Fragagnano.
In una situazione di crisi economica generale, le associazioni sportive sono messe a dura prova, poiché chiamate a sobbarcarsi altre spese, di non indifferente rilevanza.
Eppure, almeno per le società di basket e di volley, si potrebbe supplire all’assenza del palasport utilizzando le palestre scolastiche, da annoverare nel patrimonio delle strutture pubbliche: alcune comunali, altre di proprietà della Provincia. Ma qui si apre un altro capitolo. Da anni, ormai, è in atto una sorta di “guerra fredda” fra i dirigenti di alcune scuole e i dirigenti delle associazioni sportive.
I dirigenti scolastici tendono a negare l’uso delle palestre, facendo notare che spesso vanno incontro a disagi non indifferenti: palestre lasciate sporche e quindi non utilizzabili nel giorno seguente dagli studenti, danneggiamenti e via di seguito.
A queste lamentele replicano i dirigenti delle associazioni sportive, non condividendo la generalizzazione delle accuse: c’è chi pulisce e non rompe, ma finisce per pagare per tutti o per la “gelosia” ingiustificata di qualche preside e di qualche consiglio d’istituto, che, negando le palestre (in particolar modo quelle di proprietà della Provincia), violano i regolamenti esistenti.
E così avviene che alcuni ragazzi possono frequentare e utilizzare le palestre al mattino, da studenti, mentre sono costretti a rinunciare al loro uso, di pomeriggio, da atleti delle varie associazioni sportive.
Crediamo che gli unici che potrebbero mediare in questa contesa sono gli amministratori, sia provinciali che comunali. Ci si ricorda dei ragazzi e della necessità di prevenire le devianze solo quando accadono le tragedie o comunque episodi incresciosi. Salvo poi dimenticarsi di loro quando reclamano solo il diritto di praticare dello sport.










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