venerdì 20 settembre 2024


07/11/2010 09:49:13 - Avetrana - Attualità

Libertà addio......

Come l’aquila risorge dalle sue ceneri, lo zio Michele, all’ennesima ritrattazione, riemerge dall’abisso dell’infamia. Orco, molestatore, con la bava alla bocca di fronte ai corpi morti, tombarolo per caso, chi più ne ha più ne metta per lo stereotipo del killer terzo millennio. Il suo outing, nel corso del settimo interrogatorio inchioda definitivamente la figlia Sabrina quale unica responsabile della morte di Sarah Scazzi. Strangolata con le mani e finita con la corda: questa l’atroce fine della quindicenne quel maledetto 26 agosto.
Il tarlo della gelosia il movente più classico e marchia il delitto di Avetrana; il tenebroso Ivano l’ossessione di Sabrina, gelosa delle attenzioni del bel cuoco verso la cugina. Sette ore sette di interrogatorio alla presenza degli inquirenti e di un ospite a sorpresa, la criminologa Roberta Bruzzone, che raccolgono la tanto attesa e apocalittica confessione dello zio Michele, riscattato dall’amore di padre.
Si offre dunque come olocausto, occulta il cadavere, dopo avere soddisfatto reconditi istinti libidinosi, covati nell’alcova domestica per la nipotina prossima a diventare donna. Ma non convince nessuno Michele Misseri, nel mentre l’opinione pubblica lo lapida, sottraendolo a quel suo mondo di grande fatica, reo confesso di atroci reati,
sconosciuti all’ombra dei suoi tanto amati ulivi ed estranei a quella vita tutta casa e famiglia.
Troppo tutto per essere vero, un’interpretazione quasi da delitto perfetto svelato dalle stesse gaffe dei suoi attori, incappati nella rete delle menzogne costruite. Settanta giorni di indagini condotte vecchia maniera, con la contaminazione della multimedialità dei Ris per porre fine a quel rimbalzo di responsabilità padre-figlia e per venire fuori da quel braccio di ferro che aveva nel frattempo inchiodato l’intero paese.
Riguadagna dunque la prima pagina ed il primo posto nei Tg il delitto di Avetrana, scalzato dalle prime posizioni  dalle discariche di Terzigno prima, e dai terremoti ed
alluvioni dopo, lasciandosi in coda quegli ultimi spasmi di curiosità che fanno boccheggiare quel tanto di detective che c’è in noi. Tra ieri ed oggi gli ulteriori riscontri nella villetta di via Deledda, nella contrada Mosca, il camposanto improvvisato di Sarah, sopralluoghi dello sfondo dei mimo dello zio  Michele, alle prese con il remake di ogni suo gesto quel 26 agosto.
Gli inquirenti secretano l’interrogatorio, tenuto in caldo per contrapporlo al ricorso in cassazione presentato dagli avvocati di Sabrina per la scarcerazione della 22enne, ormai all’agonia della speranza. Inutile chiedersi quale futuro per Sabrina: sbarre a multipla mandata e la chiave buttata per sempre, giustizia imperfetta a parte.
Forse non è tutto, lo abbiamo detto e sentito spesso, il marcio delle confessioni di Misseri pronto a coinvolgere interposte persone in odore di avviso di garanzia. Gongolano gli esperti, all’orizzonte finalmente qualcosa di nuovo nella letteratura dei team killer da inserire nel vademecum degli omicidi al femminile per situazioni borderline intrafamiliari e da consultare come modello al prossimo giro di boa.
Giulietta sospira per il suo Romeo ieri, Sabrina per il suo Ivano oggi, Sarah per l’amore
in quanto amore, storie di ragazzi di sempre soggiogati da Cupido, che lasciano in noi, guardoni di questa famiglia in trincea della porta accanto, l’amaro in bocca per il loro destino crudele. Speriamo solo che Ivano l’abbia presa per la gola la sua Sabrina, stregata dalla luna e persa nel sogno che la condanna. In fondo, i vecchi e tradizionali cliché scalzano quel bisogno di trasgressione di questi, forse brutti tempi moderni.
Che tristezza!

Mimmo Palummieri










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