domenica 22 settembre 2024


06/04/2011 10:49:15 - Sava - Politica

Ivano Decataldo: «Nel Pd i giovani sono utili sino a quando non iniziano a pensare con la propria testa»

 
«All’interno del Pd di Sava ha trovato personaggi che abitualmente usano i giovani come argomento da campagna elettorale. Li inseriscono per logiche di cooptazione, ma sono utili finchè non si “ribellano”, iniziando ad utilizzare autonomamente la propria testa. Sono utili, insomma, solo se burattini».
Ivano Decataldo, già segretario sezionale e assessore del Pd, attualmente delegato regionale (apparteneva all’area Bersani e Blasi), lascia il partito, insieme, al consigliere comunale Mino Lacorte, sbattendo la porta. Due giovani del Pd, che hanno preferito, insieme ad almeno un’altra quarantina di iscritti (su un totale di circa 310 tesserati), cambiare strada e abbracciare una esperienza nuova: la fondazione, insieme ad altri professionisti della comunità savese, movimento socio-politico “Sava in movimento”.
«Sono deluso sia dal partito, sia dall’Amministrazione» ha affermato ieri, durante la conferenza stampa di ufficializzazione dello strappo, Ivano Decataldo. «Il partito, in pratica, non esiste. Il reggente si è dimesso da circa tre mesi. Non ci sono iniziative politiche da tantissimo tempo. Oramai il partito si identifica nel gruppo consiliare. Per quanto riguarda l’Amministrazione, i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Oramai si vive di proclami. Io non condivido più e non sono più nelle condizioni di tollerare un modo di fare politica antiquato e per nulla innovativo e al passo con la modernità. Il fallimento non si può certamente imputare a noi “ultimi arrivati” sulla scena politica. Abbiamo vissuto un’esperienza politica con una totale assenza di guide e di “maestri” in grado di aiutarci ad evitare di farci navigare a vista. Tutti coloro che in qualche modo rappresentano il passato dovrebbero avere l’umiltà di recitare il mea culpa e di fare un passo indietro».
Decataldo respinge le voci fatte circolare negli ultimi giorni, che legavano lo strappo alla mancata riassegnazione dello scranno in giunta.
«Dopo le mie dimissioni da assessore, il sindaco Maggi mi ha consegnato un documento, recante la sua firma, di nuova nomina ad assessore senza data. L’accordo era quello che avrei potuto rientrare in giunta dopo il congresso, che non c’è stato. Ma ho strappato quel documento. Non ho più voglia di stare con questa gente».
Sulla stessa falsariga anche le dichiarazioni del consigliere comunale Mino Lacorte.
«Il mio malessere è dovuto a situazioni che si sono venute a creare all’interno del partito prima e del gruppo consiliare poi» ha dichiarato Lacorte. «Mi sono spesso sentito a disagio nel seguire la linea politica del gruppo, che non condividevo. In questo ho dimostrato una lealtà finalizzata alla crescita di un progetto in cui il sottoscritto credeva fermamente».










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