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03/03/2009 07:20:16 - Provincia di Taranto - Politica

Avrebbe promesso posti di lavoro all’istituto di vigilanza “La Pantera” in cambio di voti

 
E’ bufera giudiziaria sull’istituto di vigilanza “La Pantera” . La Guardia di Finanza ha arrestato, l’ex titolare, i nuovi proprietari ed alcuni dipendenti. I militari delle Fiamme Gialle hanno notificato ordinanze di custodia cautelare a sette persone per i reati di associazione a delinquere finalizzata all’estorsione ed alla truffa ai danni dello Stato. Gli investigatori diretti dal colonnello Giovanni Monaco e dal tenente colonnello Cosimo D’Elia hanno sequestrato due aziende, la Pantera e l’Alpha Security, ed un appartamento. Nel corso del blitz gli investigatori hanno anche eseguito 15 perquisizioni. I provvedimenti restrittivi sono stati emessi dal gip Giuseppe Disabato su richiesta del sostituto procuratore Matteo Di Giorgio. In carcere è finito solo l’ex amministratore, il 62enne Emanuele Carrino. Agli arresti domiciliari, invece, il 48enne Giovanni Madaro, il 46enne Vincenzo Lauria, il 36enne Giovanni Lomartire, il 32enne Umberto Amandonico, il 37enne Nicola Marzia e il 40enne Rodolfo Bozza.
Altre tre persone sono indagate a piede libero tra cui Cosimo Borraccino, consigliere regionale del Pdci, che deve rispondere solo di voto di scambio. Avrebbe promesso posti di lavoro, ad alcuni giovani, nell’istituto di vigilanza, in cambio del voto per le consultazioni regionali del 2005 e per il consiglio comunale di Pulsano del 2006.
Secondo l’accusa Carrino e suoi collaboratori avrebbero vessato i dipendenti e raggirato l’Inps e l’Eni. La Finanza ha accertato che gli arrestati, minacciando ritorsioni avrebbero costretto i dipendenti a simulare periodi di malattia al fine di percepire indebitamente le indennità erogate dall’Inps, a svolgere turni di servizio che si prolungavano oltre il normale orario lavorativo previsto, senza alcuna corresponsione di straordinario, a lavorare senza possibilità di fruire di turni di riposo settimanali e di ferie. Riguardo poi alle presunte truffe avrebbero percepito erogazioni pubbliche anche attraverso l’utilizzo di fatture relative ad operazioni inesistenti e raggirato l’Eni per un somma di oltre 500mila euro facendosi pagare servizi di vigilanza che in realtà non avrebbero prestato. Gli investigatori hanno accertato che alcuni degli arrestati si sarebbero resi responsabili anche di danneggiamenti ad auto e moto di proprietà ad alcuni dipendenti dell’azienda.










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