lunedì 30 settembre 2024


05/07/2011 07:27:32 - Manduria - Attualità

Intervista alla docente del corso Eda della scuola “Marugj-Frank”, Eleonora Marra

 
La docente del corso EDA della scuola media “Marugj-Frank”, Eleonora Marra, condensa, in questa intervista, le impressioni raccolte nel corso di un intero anno di insegnamento con stranieri, uomini e donne dei cinque continenti. La sua impressione sul campo descrivono il lento, faticoso e difficile cammino di integrazione socio-culturale degli immigrati accolti nel nostro paese, per meglio analizzare da vicino ed a mezzo stampa, la fatica del vivere da straniero. Docenti del corso EDA, con sede presso la scuola indicata, si sono avvicendate nelle formazione di prima emergenza di Tunisini e non solo.
Cara collega ci può descrivere brevemente la tipologia del gruppo di immigrati che ha seguito nel corso di quest'anno scolastico, prossimo alla fine?
«La tipologia del gruppo nell'anno in corso era completamente eterogenea perché formata da corsisti tutti di nazionalità diverse. Sommariamente lo dividerei in tre sottogruppi: il primo era composto da bulgari, polacchi e russi; il secondo da marocchini e senegalesi ed il terzo da afghani e tunisini».
Ci sa dire come e quando gli immigrati sono arrivati in Italia e nel nostro paesino?
«Già nel 2000, l’Italia poteva contare di un buon numero di immigrati, la maggior parte dei quali comunitari. Successivamente si è avuto un forte incremento di extracomunitari. Nel nostro paesino, molti erano i marocchini commercianti ambulanti. Ben presto, a causa di problemi di crisi economica e politica, si sono spostati in cerca di un futuro migliore. Attualmente Manduria ospita molti Senegalesi, Tunisini e Cinesi».
Quali erano le loro difficoltà iniziali, quali quelle in itinere, e come sono cambiati nel frattempo?
«Chiaramente le difficoltà iniziali sono state legate alla lingua, quelle in itinere riguardavano la loro integrazione sul territorio. Per molti, queste difficoltà vengono superate più velocemente perchè hanno già amici o parenti qui e sono supportati in ogni difficoltà».
Quali sono stati i problemi più difficili incontrati nell’interazione con loro?
«Con i comunitari non sempre i problemi sono insormontabili, mentre lo sono con gli extracomunitari, a causa delle religioni differenti e dell'analfabetismo. Spesso si superano con una grande forma di rispetto nei loro confronti e con lo studio della loro lingua madre da parte mia».
Quali sono state le fondamentali differenze culturali incontrate finanche nell'impostazione didattica?
«Una scarsa e differente cultura nei vari ambiti esistenziali, è stata manifestata con una incontrollata suscettibilità, netti rifiuti di eseguire le attività, violenza verbale e fisica tra di loro».
Nel rispetto della legge sulla privacy, c'è una storia che l’ha particolarmente colpita? Perché?
«Mi ha colpito molto la storia di un ragazzo afghano che ha assistito all’uccisione del padre in casa, da parte di guerriglieri mafiosi e non riesco ancora a dimenticare l'espressione di estrema tristezza di costui».
Quali sono state le problematiche eventualmente riportate dagli immigrati nel corso delle lezioni?
«La comprensione dell'insegnamento della lingua italiana perchè molti di loro parlavano solo arabo e persiano. Non conoscevamo i caratteri del corsivo. Date queste difficoltà, inizialmente ho lavorato con fotocopie e scritte da me in stampatello e con cenni di lingua araba».
A quali religioni appartenevano?
«Musulmani, Ortodossi, Testimoni di Geova»
Quali considerazioni hanno riportato in merito al loro paese d'origine?
«Quasi tutti hanno lamentato la crisi economica, la mancanza di lavoro e la libertà».
Come sono attualmente sistemati?
«Gli extracomunitari vivono in case che affittano e condividono con altri amici. Molti minorenni in casa famiglia e i comunitari lavorano e vivono come badanti presso famiglie con anziani».
Come stanno affrontando il processo di integrazione? C'è qualcuno che li aiuta o sono lasciati alla libera e personale iniziativa?
«Il processo di integrazione è affrontato in modo positivo e perchè ognuno di loro ha sempre qualche parente o amico ad accoglierlo e supportarlo sul territorio e perchè hanno una grande forza di volontà e idee molto chiare sul loro prossimo futuro».
In che modo ritiene che la scuola italiana dovrebbe uniformarsi ad una società che diviene di giorno in giorno sempre più multietnica?
«La scuola italiana dovrebbe inserire dei docenti di lingue in compresenza con gli altri docenti per supportare nelle attività curricolari i ragazzi stranieri figli di immigrati. Organizzare dei corsi di lingue per i docenti dei corsi EDA».
Ha mai avuto qualche esperienza al di fuori del contesto scolastico di confronto con persone di cultura diversa dalla nostra? Quali le impressioni?
«Ho avuto più esperienze con persone straniere comunitarie e non. Le mie impressioni sono state abbastanza positive e perchè conoscendo le lingue non ho avuto grossi problemi nel comunicare e perchè trovo questa tipologia di persone molto affettuose, disponibili e con tanta voglia di lavorare. In ognuno di loro, traspare una forte carenza affettiva, unica nostalgia per la propria terra».
Il nostro Paese crede affronti nel modo adeguato l'emergenza immigrazione?
«Sì, sicuramente sì».
Quali sono gli strumenti o le persone che mancano alla scuola italiana per garantire il massimo delle opportunità di apprendimento ad un immigrato o ad un bambino immigrato?
«Secondo me, mancano la figura del mediatore culturale e del docente di lingua aggiuntivo».
Quali erano i progetti e le necessità degli alunni incontrati nel corso di questo anno scolastico?
«I progetti degli alunni avuti quest'anno erano quelli di comprendere e parlare subito la lingua italiana per poter prendere la patente di guida e trovare un lavoro meno pesante».
Crede sia possibile continuare a seguirli anche dopo la stretta esperienza scolastica?
«Non credo sia possibile perchè la maggior parte di loro parte subito per il nord viste le numerose difficoltà nel nostro paese di trovare un lavoro».
Che rapporti avevano con la famiglia ed il loro paese di provenienza? Erano rapporti in qualche modo condizionati dalla situazione politica del paese di origine?
«I rapporti che avevano con le loro famiglie non erano dei migliori e sicuramente per molti extracomunitari condizionati dalla situazione politica in Nord Africa».
Ci sono stati momenti di tensione dovuti alla differenza culturale, di comunicazione o.....?
«Sì, ci sono stati più momenti di tensione, dalla banale litigata tra loro alle risse vere e proprie. Per una rissa, la più violenta, è stata chiamata la polizia. A volte anche un tono di voce più alto da parte mia per far ritornare il silenzio in classe provocava atteggiamenti di grande maleducazione da parte dei corsisti afghani».
Come li ha affrontati?
«Essendo dei piccoli guerriglieri, ho capito che anche un tono più alto della voce creava in loro, ira e collera. Ho risolto il problema con la dolcezza, molta e tanta pazienza».
Come parlavano del nostro paese? Si sentivano accolti? Rifiutati? Sono stati protagonisti di chiari atteggiamenti di intolleranza?
«Sono molto entusiasti del nostro paese e dell'Italia tutta, si sentono ben accolti. qualche atteggiamento di intolleranza si è avuto per quanto riguarda i lunghi tempi di attesa dei loro documenti e permesso di soggiorno».
In quale parte del mondo speravano di andare passando per l’Italia e perchè?
«Quasi tutti sperano, passando per l'Italia di poter raggiungere subito il nord o meglio la Francia e la Spagna. I motivi sono ovviamente sempre legati alla facilità di trovare un lavoro».
Come ha impostato la sua attività didattica ?
«Ho impostato la mia attività inizialmente con il metodo deduttivo per poi abbinare quello induttivo. Per un gruppo di Tunisini analfabeti si è resa necessaria la conoscenza da parte mia dell'arabo. Infatti, continuerò a studiarlo. Solo in questo modo è possibile per capire la nostra grammatica, visto che la loro è priva di verbi ausiliari, articoli, suoni di lettere alfabetiche e vari digrammi e trigrammi».
Quali risultati ha raggiunto?
«I risultati ottenuti sono stati molto soddisfacenti. Infatti, per l’esame finale è stato fatto svolgere un tema e non un semplice test».
Qual è stata l'ultima cosa detta agli alunni e viceversa?
«Le ultime parole sono sempre le mie stesse raccomandazioni rivolte a tutti: quelli di continuare a parlare il più possibile in italiano e di guardare in televisione programmi italiani. Ovviamente dopo, i saluti e gli auguri di ogni bene reciprocamente».
Una frase conclusiva per le persone incontrate e attraverso queste per tutte le altre ......
«Ogni straniero porta con sé un singolare bagaglio esperienziale che provoca in me tanta emozione, curiosità e passione, tali da suscitare un grande impegno ed interesse nel seguirli tutti didatticamente e non solo».
 
Mimmo Palummieri










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