lunedì 30 settembre 2024


08/07/2011 08:52:33 - Manduria - Attualità

Questa volta è dedicata al depuratore consortile

 
Ronzo ancora senza pace e senza sosta per i cieli messapici, e non è il caldo torrido di una notte di inizio estate la causa della mia inquietudine. Non trovo pace nel vedere un Narciso che compone versi di una ‘narrazione’ al confine con la barzelletta, facendo risuonare una ‘s’ incatenata che mi ricorda il serpente di Robin Hood disegnato dal maestro Disney.
Ha occhi e testa rivolti alle vette delle Montagne della Val di Susa, e denuncia di come sia «inaccettabile l’idea che una grande opera possa essere cantierizzata e costruita sulla testa e contro la volontà delle popolazioni di quel territorio».
Guarda la vetta e si sente di salmodiare su quanto è importante «aprire un dibattito sulle opere strategiche»; punta in alto ma non si rende conto che purtroppo il suo orecchino è ancora impigliato tra fronde di ulivi e creste di vigneti delle Puglie.
Non ricorda o fa finta di non ricordare che non sulle teste, ma sotto ben altra parte anatomica degli abitanti del versante orientale della provincia ionica si sta dando inizio ad un’opera come il depuratore consortile, che canalizzerà una tale sostanza, alla quale però a dire il vero ci abbiam fatto l’abitudine: finora riferendoci ad essa in maniera gergale, da domani invece, sicuramente potremo sentirla, toccarla, condividere con essa un bagno nel caraibico Jonio.
Ci farà risparmiare sulle compere di canotti, materassini e braccioli, vista la sua naturale capacità di galleggiamento.
Si, ci siamo abituati a stare in questa sostanza tanto che ce lo ripetiamo ogni giorno da tempo: “siamo nella…mmmmm”.
Ma la mia inquietudine non trae forza solo dalle ‘s’ del brizzolato affabulante signore, ma anche e soprattutto dall’accidia più totale in cui versa la popolazione messapica, alla quale una sola cosa è rimasta intatta come ricchezza locale: proprio il mare.
Non si ribella neanche se gli fosse puntata una calibro 38, rimane lì nel limbo dantesco. Certo non sia mai che si imbracciassero rastrelli, zappe o i blocchi di via del Fossato per manifestare il proprio dissenso, ma basterebbe il grido di 100, 1000, 30000 persone per stonare le orecchie di chi va suonando il piffero meglio dei fratelli Grimm. Le dimissioni dei politici quale segno di protesta abbiamo appurato che lasciano il tempo che trovano, c’è un mastice tra le loro morbidezze posteriori e la fodera delle poltrone molto più forte del loro interesse per il territorio.
Giovani popolazioni del Nord Africa ve lo ripeto ancora una volta, Tornate!
Altrimenti dovremo sostituire il cartello ‘Terra del Primitivo’ con quello  ‘Terra di Nessuno’!
Corro in tipografia a fare le prime stampe, non si sa mai!
 










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