lunedì 30 settembre 2024


06/08/2011 18:51:44 - Manduria - Attualità

Giovedì era l’unico artigiano dei canneti e dei cestini ad esporre in viale Mancini

 
Un irriducibile nostalgico, un testardo custode della tradizione e della memoria, un vu cumprà di casa nostra, come ce ne sono tanti agli angoli delle strade, spinto dalla necessità del vivere? Chiunque abbia percorso viale Mancini, sin dalle prime luci dell'alba del 4 di agosto, si è imbattuto nell’unica oasi di fresco mattutino allestito con canneti e cestini a misura di matriosche, posto sotto lo storico scivolo del I° Circolo Prudenzano.
La domanda, interpretando un ipotetico forestiero pensiero, nasceva spontanea, tant’è che ce la siamo posta subito anche noi. Eppure, alle 6.45 del giorno di San Domenico, con la complicità della brezza estiva che refrigera e ristora, la risposta dell’intervistato è stata disarmante: «Oggi è la fiera di San Domenico», o forse, c’era una volta la fiera di San Domenico, come sarebbe più giusto dire.
Il lento, ma inesorabile, assottigliarsi di artigiani della campagna è chiaro specchio dei tempi che cambiano, dopo che l’avvento del web rimanda ai siti, quel tanto che si raccoglie, visitato, all’occorrenza da qualche studente alla ricerca dell’antiquariato-modernariato inedito e d’annata per improbabili ricerche a prova di professoressa d’italiano, titolare di progetti da Istituto Luce.
Eppure, il signor Calò, titolare dell’unica bancarella allestita, alla tradizione ci crede davvero, e se non altro nel rispetto del padre morto qualche mese va, presente all’appello ogni anno prima di passare oltre, desideroso di mantenere viva la testimonianza di questa antica tradizione per la quale ci mette oggi, quel che il suo illustre avo ci metteva ieri in termini di impegno.
«Peccato, basterebbe che avesse conosciuto mio padre per sapere quel che cercava sulle notizie che le servono», mi dice non appena gli chiedo informazioni dirette sull’origine della fiera di San Domenico, ribadendo, se solo ce ne fosse ancora bisogno, l’importanza delle fonti orali quale patrimonio essenziale per prevenire il pericolo della dimenticanza totale.
Canneti e cestini da quattro generazioni, per definire almeno in parte l’inizio e forse la fine di una tradizione che rischia di perdersi, se si considerano le origini illustri di questo antico evento, rubricato alla voce ieri, oggi, probabilmente domani, rara occasione per acquistare quanto serviva per curare la campagna e per rinvigorire la polpa degli animali da cortile e non. Zoccoli per cavalli, zappette, canneti per essiccare fichi e pomodori, per riporre il tabacco appena raccolto, sino ad arrivare al più classico non ricordo, tappa scongiurata sino alla fine, tipico delle generazioni che hanno raccolto quel poco che hanno sentito.
In tal caso supplisce l’apporto e la voce di un viandante canuto giunto inaspettatamente, avvicinatosi più per porre la solita domanda, forse di rito ogni anno, relativamente al prezzo della merce in esposizione, più che per interesse reale verso gli oggetti in esposizione.
A quel punto la cosa si fa più facile, e frugando nella memoria e, cercando cercando raschiando il fondo dell’album dei ricordi, qualche souvenir ancora vivido riappare all’improvviso. Ed è occasione per raccontare di una fiera molto attesa, capace di catalizzare l’attenzione dei centri limitrofi, collocata sull'“ara di maielli”, l’attuale zona della scuola primaria Poverella, mi dicono, pullulare di acquirenti ed espositori a prova di ebay dei tempi moderni e di qualsiasi diavoleria da shopping compulsivo da effettuare comodamente in poltrona, sul pc, con la carta di credito o attraverso la più mendace televendita.
Tempo di fichi secchi, ma anche di spaccate a San Domenico, di angurie appetitose, da gustare in compagnia ed all'aperto in onore di questo santo, anche questa pillola di storia finita nel cestino di una moderna memoria del pc. Il tempo passa è proprio vero, e noi auguriamo lunga vita alla famiglia Calò, perchè la chiamata alla leva delle tradizioni a cui risponde ogni anno, ci conceda quel briciolo di illusione, che le cose cambiano, ma non del tutto.....
 
Mimmo Palummieri










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