mercoledì 25 settembre 2024


02/11/2011 08:43:15 - Salento - Attualità

La proroga accordata consentirà di continuare a lavorare a 30 medici che non sono stati licenziati come previsto dalla sentenza della Corte Costituzionale

 
Tutti “salvi”, almeno per ora: nessuno rischia fino al prossimo dicembre, la proroga alla Asl di Lecce è stata già accordata per 30 medici e per 120 infermieri. Una boccata d’ossigeno - dopo il sì della Regione - per gli ospedali salentini e per le decine di dipendenti. Poi, da gennaio 2012, si vedrà. Oggi la Asl di Lecce guidata dal direttore generale Valdo Mellone conta in tutto 8.586 dipendenti a tempo indeterminato, ma avrebbe bisogno di almeno 403 altre unità lavorative (la stima è della stessa Asl). Per questo, nei giorni scorsi ha fatto richiesta alla Regione di deroga per l’assunzione di 173 dipendenti a tempo indeterminato; la valutazione dell’istanza è in corso in queste ore. L’ok di Via Capruzzi darebbe il via alle procedure concorsuali per l’assunzione del personale mancante.
 
Poi ci sono i dipendenti a tempo determinato. Sono la fetta più piccola degli assunti, ma sono quelli alle prese con i maggiori problemi.
E qui veniamo alle scadenze di ieri, 31 ottobre 2011: la proroga accordata consentirà di continuare a lavorare a 30 medici che non sono stati licenziati come previsto dalla sentenza della Corte Costituzionale (la n.68) che ha impugnato la legge regionale 4/2010 sulle stabilizzazioni, giudicandola illegittima in più articoli; sono rimasti “in vita” in nome della loro “utilità” nei reparti, ma ancora non si sa che fine faranno a partire dall’1 gennaio.
 
Sorte contraria è toccata, invece, alle 7 figure professionali - tra biologi, psicologi, c’è anche un ingegnere - considerate “non necessarie” e dunque licenziate in tronco dal 1° settembre 2011: ora sono alle prese con una battaglia legale contro la Asl nei confronti della quale hanno presentato ricorso.
“Salvi” i 120 infermieri che, stando alla sentenza della Corte Costituzionale, avrebbero perso il lavoro. Si tratta di quei 120 che avevano contratto a tempo presso la Asl Lecce ed assunzione in ruolo fuori dal Salento. La Consulta ha ritenuto illegittimo, tra gli altri, anche l’articolo che permetteva al personale a tempo indeterminato presso aziende o enti del servizio sanitario nazionale ma in servizio a tempo determinato al 31 dicembre 2009 presso un´azienda o ente del servizio sanitario della Regione Puglia, di restare in Puglia a tempo indeterminato. Secondo la Consulta, dunque, gli infermieri interessati da questa casistica avrebbero dovuto fare ritorno nella sede presso cui avevano ottenuto il contratto di ruolo, ma da quelle sedi si erano già licenziati, nella prospettiva di ritornare nel Salento. La Asl di Lecce, in questo caso, appellandosi all’articolo 19 del contratto collettivo nazionale di lavoro, ha accettato di mutarne il contratto, che inizialmente era un contratto di stabilizzazione, in un contratto di “mobilità volontaria”, accogliendone di fatto la domanda di trasferimento; i 120 sono così stati regolarmente reintegrati con contratti a tempo indeterminato e vedono salvo il proprio posto di lavoro. E poi ci sono i “supplenti”. Sono circa 20 gli infermieri attualmente impegnati nella sostituzione di colleghi assenti con contratti a tempo determinato della durata di sei mesi; in graduatoria, in attesa di un posto per sei mesi, ci sono circa 900 infermieri.
«Il vero problema è il blocco del turn over – dice Silvio Cataldi, responsabile provinciale Funzione pubblica Comparto sanità Cgil -; quando un medico va in pensione non viene sostituito ed il posto rimane vacante con la conseguenza che si creano condizioni di lavoro al limite del collasso ed il servizio offerto non è di qualità. Inoltre non ci sono professionalità per sostituire le dipendenti in gravidanza, seppure la legge lo imponga».
Attualmente sono circa 30 le dipendenti in gravidanza e quindi altrettanti i posti vuoti. «Ciò avviene – conclude Cataldi – perché il Piano di rientro stabilisce che nel 2011 non si possa superare il 50% della spesa sanitaria del 2009, per contratti a tempo determinato e quindi per le sostituzioni a termine, come quella per maternità».










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