martedì 24 settembre 2024


25/03/2009 21:06:33 - Sava - Cultura

L’attaccante, ora a Manduria, si è soffermato su pregi e difetti del mondo del calcio

 
Il calcio raccontato da chi è stato protagonista di questo mondo dorato per venti anni.
Un gruppo di studenti dell’ITIS “Del Prete” di Sava, impegnati in un progetto “Pon” avente come tema “La comunicazione giornalistica” (la cui docente referente è la prof.ssa Rosa Soloperto) hanno incontrato oggi pomeriggio Pietro Parente, attaccante di Barletta con un pedigree di assoluto rispetto: ha giocato in serie A con Bari (ha esordito nella massima serie in una gara a San Siro, contro l’Inter), la Reggiana e l’Ancona, e in serie B sempre il Bari, con il Torino, con il Genoa, con l’Ancona (dove realizzò 15 reti in 25 partite, laureandosi capocannoniere del campionato), oltre che con la nazionale azzurra under 18 e under 21.
A Parente, ora 37enne e da qualche mese bomber del Manduria in Promozione (8 reti in 9 gare), i ragazzi hanno chiesto di raccontare la sua lunga carriera, ricchissima di soddisfazioni, e, in particolare, di svelare qualche segreto di questo mondo.
Dopo aver “spolverato” le reti cui è rimasto maggiormente legato (una rete lampo col Bari e una realizzata con l’Ancona e dedicata ad una ragazza che era morta qualche giorno prima, inginocchiandosi, all’interno dello stadio, davanti allo striscione che la ricordava) e dopo aver indicato i compagni di squadra e gli avversari illustri della sua lunga carriera (ha citato, in questa seconda categoria, in particolare l’argentino Maradona), Parente si è poi soffermato su cosa non funziona nel mondo del calcio odierno.
«Ci sono interessi e corporazioni che possono portare alle stelle anche un ragazzo che non vale niente o che possono escludere dal giro importante dei talenti» ha affermato Parente. «Io, ad esempio, fui corteggiato, quando ero all’apice della carriera, anche dall’Inter e dalla Lazio. Ma non mi hanno mai ingaggiato perché io sono il tipo che dico in faccia ciò che penso e, quindi, posso risultare scomodo. Ma il mio non è l’unico caso di calciatori bravi la cui carriera è stata condizionata dal fatto di non aver scelto il procuratore giusto».
Parente ha poi preferito declinare la risposta su possibili condizionamenti e “aggiustamenti” di partite.
«Preferisco non parlare: allungherei la mia lunga serie di querele…».
Più deciso, invece, su come arginare la violenza negli stadi.
«Sono stato un mese in Inghilterra, a Newclaste. Ho avuto modo di notare la differenza con il calcio italiano. In Inghilterra non ci sono reti di protezione. Ma la gente sa che se sgarra, paga: c’è la certezza della pena e la polizia inglese è inflessibile. Qui in Italia non è così. Le pene sono blande e, anche quando c’è stato il calcio scommesse, ai tesserati sono state inflitte squalifiche, non anni di galera come è avvenuto in altre nazioni».
A 37 anni Parente si diverte e diverte sull’erbetta del “Dimitri” di Manduria.
«Finchè ho voglia di giocare e finchè indossare la tuta per allenarmi non sarà per me un peso, continuerò a cercare di gonfiare la porta avversaria. Il futuro? Resterò sicuramente nel mondo del calcio: non so se come allenatore o come direttore sportivo».
Nella galleria alcune foto dell’incontro.










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