lunedì 30 settembre 2024


21/11/2011 10:37:43 - Manduria - Attualità

Il coordinatore del Fli: «E’ indispensabile per prevenire danni e sperpero di denaro attraverso un ammodernamento del sistema drenante superficiale?»

 
«Il centro abitato di Manduria è noto per i casi storici di allagamento, connessi a piogge intense e prolungate di 3 o 4 giorni. Non è un caso l’esistenza del Canale Romano, che probabilmente già al tempo dei Messapi fungeva da drenaggio delle acque superficiali in occasione di forti eventi piovosi. Fortunatamente non ci sono gli estremi per giungere a disastri come quello di Genova, ma perché non predisporre una cartografia di rischio locale per prevenire danni e sperpero di denaro attraverso un ammodernamento del sistema drenante superficiale?».
Mario Del Prete, direttore del Centro Interuniversitario per lo studio delle frane e l’erosione di Potenza, esprime il proprio parere sulle ultime alluvioni che si sono registrate in Italia.
«La tragedia di Genova è stata causata dalla non chiarezza delle limitazioni imposte dalle carte di rischio idraulico in un contesto storicamente arcinoto di elevata pericolosità» è la premessa del prof. Del Prete. «A seguito della tragedia delle frane di Sarno, fu stabilita la redazione dei piani stralcio di bacino e l’individuazione delle aree a rischio a cura delle Autorità di bacino e delle Regioni. Un successivo decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, del settembre 1998, ha fornito gli atti di indirizzo per gli adempimenti. Nel decreto sono contenute la programmazione degli interventi strutturali e vincolistici, nonché le misure di salvaguardia. La legge del luglio 1999 ha stabilito i programmi di interventi urgenti a livello nazionale e l’eventuale modifica delle perimetrazioni di rischio. I buoni propositi e i perentori termini contenuti nelle leggi su elencate hanno avuto esiti palesemente insoddisfacenti. Le carte di rischio prodotte in varie parti d’Italia sono costruite con criteri disomogenei per l’assenza di un Master Plan preliminare, le carenze di linee guida e il loro effettivo valore legale. Ben più efficaci sono state le attuazioni di altri paesi quali Giappone e la Francia, dove la responsabilità della prevenzione del rischio naturale è demandata contemporaneamente allo Stato, alle Regioni, ai Dipartimenti e ai Comuni. I Comuni, devono provvedere alla redazione ultima delle pianificazioni di dettaglio di uso del suolo che possono essere invalidati solo qualora non rispondano appieno alle direttive statali in materia di rischio»
Quindi il suo giudizio su Italia e Salento.
«In Italia i Comuni si sono visti calare dall’alto una serie di limitazioni dell’uso del suolo, spesso ingiustificate e con scarsi confronti sulle reali condizioni fisico-territoriali. In molte zone del Salento insignificanti incisioni torrentizie sono ad esempio state classificate zone a rischio idraulico con procedimenti opposti a quello francese. Il Salento è esposto a fenomeni di subsidenza, crolli e alluvionamenti, con aree di pericolosità e rischio scarsamente evidenziate, mentre i fenomeni di alluvionamento tendono ad incrementarsi non solo per le variazioni climatiche, ma anche per il possibile rilascio sul territorio dei reflui dei depuratori, soprattutto se non saranno previsti siti di stoccaggio».










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