lunedì 30 settembre 2024


24/12/2011 07:03:05 - Manduria - Attualità

Era stato accusato di maltrattamenti

 
Il Giudice del Tribunale di Manduria, dr.ssa Mazzuti, ha pronunciato l’assoluzione di Carrozzo Claudio, difeso dall’avv. Gianluigi De Donno, imputato nel processo per i presunti maltrattamenti dei cani ospiti del canile comunale di Manduria.
L’imputato rispondeva del reato di cui all’art. 727 c.p. perchè, quale presidente dell’Associazione Euro2000, convenzionata con il Comune di Manduria, avrebbe detenuto gli animali in condizioni incompatibili con la loro natura, ciò a causa del sovraffollamento della struttura dovuto a carenze igieniche e sanitarie.
L’indagine aveva preso le mosse da una querela presentata dalla sig.ra Parco Luigia – presidente dell’associazione Gaia precedente gestore del canile – che aveva denunciato il presidente dell’associazione concorrente all’esito di un servizio giornalistico effettuato da una troupe del TG2 il 07/09/2008.
In quella denuncia si censuravano le condizioni di sovraffollamento del canile in cui venivano ospitati gli animali che, stando a quanto riferito della querelante nel corso del processo, sarebbero stati anche privi delle cure necessarie.
I vari testi della difesa, tra tutti il dr. Maraglino veterinario referente della ASL per il canile comunale, hanno fornito un quadro della vicenda completamente diverso, sottolineando come il gestore si sia sempre attenuto al rispetto della normativa vigente ed evidenziando, ancora, come il sovraffollamento del canile fosse un problema già esistente. In precedenza erano state realizzate delle opere di ampliamento della struttura mai autorizzate dal Comune di Manduria, ovvero dalla ASL.
Inoltre la difesa ha evidenziato come la ASL avesse intimato da tempo all’Amministrazione Comunale – e non all’imputato - di allontanare i cani in eccesso rispetto al numero autorizzato (265 in luogo di 60), ma tali diffide erano rimaste inattuate per mancanza di posti disponibili in altri canili.
Peraltro le eventuali carenze strutturali non potevano essere ascritte all’imputato ma, semmai, al Comune proprietario della struttura, tenuto per legge a costruire e mantenere i canili.










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