mercoledì 25 settembre 2024


17/01/2012 16:27:07 - Salento - Attualità

I primi superstiti stanno ritornando in Puglia

 
E’ previsto per oggi il ritorno a casa dei superstiti di Galatina scampati alla crociera della Costa Concordia affondata in stile Titanic, sul punto di inabissarsi davanti all’isola del Giglio, in Toscana.
Si tratta della famiglia Ciardo De Matteis, in crociera per un lieto vento, gli 85 anni di mamma Cosima, che rientreranno nella grande città leccese in mattinata, mentre nell’elenco dei mancanti all’appello resta pesante il bilancio dei pugliesi tra i 16 dispersi, del numero ufficiale di ieri. Due trentenni, di cui uno di Alberobello, Giuseppe Girolamo, che da un mese era entrato a far parte dello staff dei musicisti della Costa Crociera, dando realizzazione del suo sogno e una signora di Corato, Maria D’Introno, ufficialmente vista andare in mare armata di salvagente dagli stessi familiari, nonostante siano stati gli stessi a dichiarare agli inquirenti incaricati della indagini che la donna era ossessionata dalla paura del mare.
Intanto la mamma e dei parenti di Giuseppe sono partiti alla volta della Toscana per seguire da vicino l’esito delle ricerche nel disperato desiderio di rivedere il giovane ancora vivo, nonostante le condizioni del mare per via delle temperature rigide dell’inverno, ostacolino le ricerche dei sommozzatori, anch’essi esposti al pericolo di un abbissamento della nave da crociera che giace in bilico sopra una secca sabbiosa sulla quale è adagiata per 17 metri il cruise e che rischia di scivolare, nel mare a ben 80 metri di profondità portandosi dietro anche i soccorritori che sperano di restituire almeno i corpi dei dispersi, che sono a tutt’oggi 16, mentre sei sono le vittime accertate, restate intrappolate all’interno degli ambienti sott’acqua, bloccati dal cortocircuito del sistema centrale ipertecnologico, che in questo caso ha, insieme alle altre cose, fatto sentire nostalgia di un’epoca dell’artigianato fai da te a prova di uomo.
Più fortunati i pugliesi scampati all’affondamento della nave rientrati a casa tra Foggia e Bari, dai cui racconti emerge il terrore di quegli attimi concitati che vedono la nave inclinarsi rapidamente, nella catasta di arredi che si frapponevano tra i croceristi e le vie di salvezza in piena atmosfera affondamento Titanic. L’equipaggio impreparato a fronteggiare l’emergenza, fiaccato da un italiano non Zanichelli, i giubbotti con i segnalatori non funzionanti causa pila esaurita, scialuppe insufficienti per i 4500 passeggeri, panico, tanti bambini urlanti e le mamme intente a calmarli, la corsa al si salvi chi può, i tuffi in mare aperto dettati dalla paura dell’inabissamento della nave, e le responsabilità di Marcello Schettino, per ora sorvegliato a vista nel carcere in cui si trova agli arresti per scongiurare gesti inconsulti, ancora sottochoc, su cui pesa l’intera responsabilità della vicenda, diviso tra la santificazione di chi lo dice aver fronteggiato al meglio una situazione che avrebbe provocato molte più vittime di quelle attualmente accertate, e il linciaggio mediatico che fa eco alle contestazioni dei sopravvissuti che lo vogliono abbandonare la nave prima dei passeggeri, in preda ad una forte ubriacatura, incurante della portata della situazione, sottovalutata, spinto nell’atto di omaggio consueto per le navi di passaggio nei pressi dell’isola del giglio, e su cui pendono i primi dati emersi dall’analisi della scatola nera e dei rilevamenti satellitari delle sue telefonate che manifesterebbero forti ritardi nell’allertare i soccorsi. Rischia sino a 15 anni, mentre vengono rese note le prime cifre di risarcimento procapite: circa 400.000 euro a testa, nonostante stiano partendo i primi avvisi di garanzia per molti dei membri dell’equipaggio che fanno aumentare il giro degli indagati.
 
Mimmo Palummieri










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