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18/01/2012 10:18:21 - Provincia di Taranto - Politica

«Si volti pagina. Si prenda coscienza che un momento di contrapposizione feroce è finito, di una fase di vendetta, scambiata per giustizi, è ormai oltre le porte»

 
Raggiunto l’accordo tra le forze di centro, tra Udc, Api, Fli, che danno vita al Terzo Polo allargato ad altre forze politiche e movimenti civici, si tratta ora di aprirsi alla città. Castellaneta è sempre stata una buona cartina al tornasole; da sempre laboratorio politico, che, solitamente, ha preannunciato quello che poi si verificava puntualmente su scala nazionale. Pochi sanno che qui nacque il primo centro sinistra, qui lo scontro ideologico feroce tra i partiti, qui è nato il “partito delle manette o delle contro manette”, ovvero della politica fatta a colpi di carta bollata, di avvisi giudiziari, di arresti.
   A Castellaneta, a pochi mesi dal rinnovo della compagine che dovrà amministrare la cittadina per i prossimi cinque anni, l’encefalogramma è piatto. E’ come se le prossime competizioni elettorali non riguardassero il futuro di una comunità che versa davvero in gravi condizioni. Il disagio è palpabile. Gli stessi abitanti se lo ripetono ogni giorno: “il “paese è morto”, “eravamo il fiore all’occhiello dell’intera provincia Jonica, siamo meno del fanalino di coda”. Ma il paese non può essere morto, semmai sarebbe giusto
dire “ paese di morti”!
     Chi anima un paese sono gli abitanti, la cui vitalità o negatività è riflessa nel paesaggio. La confusione partitica di oggi, il vuoto, la mancanza di reazione davanti ad un quadro sconfortante o di irresponsabilità collettiva, non può ricadere sulle case, sulle strade, sulle officine, o chiese od opifici, ecc. Se gli abitanti, in questo preciso momento di difficoltà, non sentono l’urgenza di unirsi, di fare squadra, di darsi una
giusta rappresentanza partitica e politica, la “colpa” non è del paese fisico. 
       Siamo di fronte ad una città che ha smarrito il senso dell’afflato collettivo. Una situazione grave, che si riflette nello spopolamento della città, ci sono sempre meno giovani, ed altri si apprestano a partire a causa di una crescente difficoltà a creare in loco posti di lavoro. Eppure si tratta di un territorio, quello di Castellaneta, tra i più ricchi della regione e, direi, del Mezzogiorno. Gli attuali amministratori, quelli di oggi, e quelli di ieri o dell’altro ieri, non sono mica dei marziani, chi li ha votati non sono mica venuti da Marte!
       I guazzabugli di oggi, certi mostri a più teste, dove non si capisce se sono di destra- sinistra, o sinistra- destra, certi “patti” tra compari non sono mica nati altrove, ma qui. Il partito della vendetta che si appresta a fare il proprio ingresso, non è mica espressione di altre realtà territoriali. Ma del luogo. Non sto dicendo nulla di nuovo. Basta farsi una passeggiata in qualche emeroteca e si vedrà quello che riportano i quotidiani sulle pagine locali di ieri, l’altro ieri, di oggi: arresti, accuse, contro accuse, diatribe a base di carte bollate e di ennesime denunce, seguite da arresti domiciliari, insomma una specie di faida che si trascina da troppo tempo. Perciò si volti pagina. Si prenda coscienza che un momento di contrapposizione feroce è finito, di una fase di vendetta, scambiata per giustizi, è ormai oltre le porte. E’ tempo di riappacificazione. E’ tempo di dare alla politica lo svolgimento ordinario. Di dare ai più giovani la possibilità di riscattare la città. E’ fisiologico il cambiamento. Il mondo è cambiato, anzi sta cambiando repentinamente sotto i colpi di una crisi economica mondiale.
      Gli abitanti di Castellaneta aprano gli occhi. Dobbiamo cambiare registro, dobbiamo metterci all’ascolto del nuovo che stenta a far capolino da noi. Mi rattrista ancora oggi che per intendere qualcuno schierato da una parte o dall’altra, non si fa riferimento al partito di appartenenza, ma al solito tizio, o caio, o sempronio. Sicchè uno è di L. l’altro di R., di B. e di altri capitribù schierati in una guerra personale o di
gruppi per la conquista della cittadina. Oltretutto si tratta di personalità squallide, che hanno distrutto la convivenza pacifica di un paese, lacerato il tessuto sociale e politico di una comunità ridotta in una brutta situazione di stallo.
Il vecchio non muore, il nuovo stenta a nascere. All’orizzonte c’è il pericolo che il partito degli odi e dei rancori, delle carte bollate, della politica fatta in tribunale, ritorni prepotente, e, tutto, a discapito di una città ridotta male in arnese. Quel di cui oggi abbiamo bisogno è UNITA’. È COESIONE. Unità nella diversità. Che si remi tutti in una stessa direzione.
    Una scadenza elettorale è una magnifica occasione per fare il punto, per ritornare a tessere città che ragione sul proprio futuro, che riesce a garantirsi benessere e felicità chiamando a raccolta tutti, disponendo di risorse ingenti. Una campagna elettorale rappresentare un’occasione propizia per ritornare alla dialettica, alla partecipazione, all’incontro per decidere insieme sul proprio futuro, ch’è quello dei figli.
   Come sarà, secondo voi, mi rivolgo soprattutto agli elettori del luogo, la Castellaneta del 2017, l’anno di scadenza del mandato elettorale che stiamo per rinnovare nella prossima primavera? “Non siamo mica degli indovini”, potrebbe essere la risposta. Ed invece non c’è bisogno di essere masciari per riuscire di profetizzare la fine di un prossimo quinquennio, basta guardare all’oggi. Se noi oggi non faremo precise scelte; se noi oggi non decidiamo tutti insieme del nostro futuro facendo programmi, collaborando nell’unità di intenti, (uscendo dal nostro cantuccio privato) noi avremo costruito il sicuro vuoto di domani.
    Il vuoto di oggi, la città cosiddetta “morta” di oggi, è la rappresentazione delle NON scelta di ieri. La Castella neta che vogliamo dipende da ciascuno di noi. I partiti in questo momento hanno un ruolo determinate, così i movimenti civici, le associazioni, chiamati a fare programmi. I partiti sono il mezzo per giungere a destinazione.
   All’orizzonte, però, non si intravede nulla di nuovo. Il mio auspicio è che la gente esca allo scoperto, reagisca, per il proprio bene, altrimenti, al solito, i soliti noti la faranno ancora una volta da padroni. Ecco lo spirito per cui nasce il Terzo Polo. Vorrebbe poter indicare nuove strade, aprire i varchi alla partecipazione giovanile, richiamare la città ad un senso di responsabilità. Filosofia!, dirà più di qualcuno. Si rifletta invece. La crisi di oggi è destinata a perpetuarsi, è, evidente, crisi di valori, ma anche crisi, dovuto ad un certo degrado appunto della politica. E la politica è fatta da tutti. I marziani non c’entrano E’ superare la logica degli uni contro gli altri, dei guelfi e dei ghibellini, è possibile, al centro si inserisce una nuova forza, per entrare in una nuova stagione detta “post-ideologica”.
    Nasce per questo ALLEANZA PER CASTELLANETA. Un cartello formato da più forze politiche, dai tre partiti del Terzo Polo, da movimenti civici, dalle associazioni che concorrono a rasserenare la città, a contribuire a far nascere il nuovo che stenta. A programmare con un progetto politico, il proprio futuro.
    Ancora prima dell’Alleanza, viene il dibattito, viene cioè l’analisi, ancor prima della CASTELLANETA CHE VERRA’ viene LA CASTELLANETA CHE FU’. Analizzando il passato si possono fare progetti per il presente, passaporto fondamentale per il futuro. E dagli errori del passato che si trova la forza per ritrovare la via maestra, determinando un paese a misura d’uomo. Se la collettività stenta, tocca ai partiti rimettersi in marcia, rinnovarsi per innovare, stimolare, chiamare a raccolta. Se Maometto non va dalla montagna, sono i partiti ad andare incontro alla società, che non chiamerei civile (termine improprio, come se i partiti non fossero parte della società o non ne fossero sua espressione) ma società e basta. I partiti hanno il compito di avviare il dibattito, ma non sostituirsi alla società. I partiti sono una parte, una fazione in competizione, la società è la totalità. E con questo crediamo di aver risposto a quanti chiedono: ma con chi si alleerà il Terzo Polo, con la destra o con la sinistra? Il Terzo Polo è nato come alternativa al bipolarismo imperfetto italiano. Ci si allea con la gente, con la società che dovrà dettarci il programma che, in sintesi, sarà realizzato dai 16 manager, nel rispetto dei ruoli (maggioranza o minoranza più il sindaco) eletti nella prossima primavera. Chi si attarda fa il gioco di chi vuole una città piegata su se stessa, insulsa, priva di intraprendenza, destinata a divenire dormitorio. La municipalità, come la democrazia, la partecipazione responsabile da parte di tutti i cittadini, è una conquista che si ottiene con l’adesione, con l’intervento, la partecipazione popolare. Il rischio che corrono i castellanetani, andando di questo passo, è di perdere anche la municipalità. Altri verranno da fuori per governare perchè gli indigeni abitanti non sono in grado di amministrarsi: per apatia od indifferenza, per insensibilità culturale e civile, per  disaffezione o stanchezza, per la solita volontà abietta di delegare al solito padre-padrone. Rischio possibile, basta guardare alla storia, alla propria storia. Cose che stanno depositate negli archivi comunali della città, in questo preciso momento preda di topi, muffe e ragnatele.
    Segno dei tempi. Segno non di una città morta, ma di una città consegnata al lassismo. Alla confusione, alla consultazione elettorale senza prima aver discusso tutti insieme il da farsi. E’ il passato che ritorna, le non scelte di ieri che ancora una volta fanno storia. Brutta storia. Storia che si ripete, il presenta uguale al passato, il passato uguale al futuro.
 
Francesco Durante
coordinatore API










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