venerdì 27 settembre 2024


21/01/2012 07:09:29 - Provincia di Taranto - Attualità

Un mezzo rapido per accendere i riflettori sull’urgenza, per tenere sempre vivo l’interesse dell’opinione pubblica

 
Forse avrebbe fatto storcere un po' il naso a Dante, quanto avrebbe invece affascinato il sempre attuale Leonardo da Vinci, ma la salvezza oggi corre su Facebook e dintorni.
Sì, gli ultimi casi di cronaca, che dal 2010 in poi, da Sarah sino alla Costa Concordia, hanno insegnato che la voce della speranza, l’sos ed il mayday per le missing persons, passa per i social network, riscattandoli dalla costante accusa di girone dei dannati per ciò che raccoglie della spazzatura dei sentimenti.
Si sono rivolti a Facebook, il pubblico reale e virtuale, gli amici del giovane di Alberobello per cercare Giuseppe Giacomo, nella lista dei dispersi del naufragio del cruise di fronte all’Isola del Giglio, allo stesso modo ha fatto il folto stuolo di amici di Roberto Straccia, il giovane scomparso a Pescara il 14 dicembre scorso e ritrovato morto sugli scogli di Bari il 7 gennaio, il cui sorriso ha commosso e fatto sperare partenti ed amici sull’ipotesi di una conclusione felice del caso.
Su Facebook hanno indagato gli inquirenti per venire a capo del giallo di Sarah Scazzi e da lì partono tutte le volte in cui c’è da mettersi sulle tracce di questa generazione che agisce in barba a qualsiasi imposizione più che proibitiva della legge sulla privacy. Un mezzo rapido per accendere i riflettori sull’urgenza, per tenere sempre vivo l’interesse dell’opinione pubblica, un avvio delle ricerche davvero low cost e a portata di mano e di casa per quelli che si affidano all’aiuto del popolo delle piazze virtuali che, dal sorgere del giorno al suo tramonto, affida al penfriend telematico, pene e speranze, gioie e dolori, della generazione dai flash mob ultramediali che dall’hard disk giunge al cuore e non viceversa, come per la generazione del Pianto antico.
Un esercito di uomini soli in perenne seduta terapeutica a buon mercato per il mordi e fuggi dei sentimenti, uno stuolo di disperati invaghiti del proibito e meglio se affascinati dal mistero del chi ci sarà dall’altra parte o semplicemente, internet lo abbiamo, tanto vale usarlo...... ?
Sicuramente internet e simili si pongono come una prima forma di ricerca nella danger zone del bisogno, per rintracciare pargoli in fuga d’amore, assassini mitomani in cerca di fama e di gloria che si precostituiscono alibi inutili, o il gioco affascinante dell’indovina chi per testosterone ammiccante, a destinazione di cuori solitari.
Insomma la ricerca viaggia su internet, facendoci sperare che, almeno in questo caso, lo share del popolo dei navigatori, neghi il numero crescente dei bisognosi di oblio.
 
Mimmo Palummieri










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