martedì 24 settembre 2024


16/04/2009 20:51:21 - Sava - Cultura

Il suo Sud in cui alberga la violenza e la corruzione e in cui tutti perdono…

 
Da Roberto Saviano a Omar Di Monopoli. Dal Premio Kihlgren Opera Prima 2007 al Premio Kiklgren Opera Prima 2008. In un viaggio all’interno di un nuovo filone di verismo, caratterizzato dall’analisi e dalla denuncia sociale.
Gli studenti dell'istituto “Del Prete” di Sava, dopo aver dedicato una giornata alla lettura e al commento dell’opera di Saviano, hanno incontrato, nei giorni scorsi, l’autore manduriano Omar Di Monopoli, che ha pubblicato, lo scorso anno, “Uomini e Cani”, opera prima di una trilogia. Opera che è stata letta dagli studenti che stanno frequentando un laboratorio sulla comunicazione, diretto dalla prof.ssa Rosa Soloperto.
«Saviano, nel suo “Gomorra”, indica nomi e cognomi dei protagonisti di una società tarlata dalla camorra. Io, invece, ambiento il mio romanzo in un paese immaginario dell’alto Salento, popolato da personaggi senza scrupoli» ha fatto notare Omar Di Monopoli. «Una terra in conflitto perenne, in cui nessuno vince, ma tutti finiscono per perdere».
Un centro che non esiste, Languore, in cui albergano corruzione e violenza. E attraverso personaggi che sono il frutto della fantasia, Omar Di Monopoli racconta ciò che invece esiste, ambientando a Languore e nella vicina Torre Languorina, dove esiste una salina e una zona di riserva naturale che si vorrebbe edificare, una sorta di western contemporaneo.
«Un western in Puglia? Può sembrare strano. Ma anche Sergio Leone veniva spesso in Puglia a trovare volti corrucciati e arsi dal sole per affidare loro ruoli da messicani nei suoi film (mi risulta che uno sceriffo di un film di Leone sia stato proprio un manduriano)» è la risposta di Di Monopoli ad una precisa domanda di uno studente. «Dal grande Sergio Leone ho cercato di mutuare una serie di accorgimenti per sintetizzare una cifra stilistica che fosse funzionale alla mia storia».
Di Monopoli, che lo scorso anno ha pubblicato anche il secondo romanzo della trilogia (“Ferro e fuoco”, questa volta ambientato nel foggiano, in quei campi in cui i padroni sfruttano i raccoglitori di pomodori extracomunitari), si è soffermato sugli autori cui si ispira.
«Tutti quelli che hanno cercato di raccontare il difficile, difficilissimo transito di un luogo o di un popolo verso una modernità che sembra non arrivare mai: William Faulkner (assolutamente irraggiungibile!), Flannery O’Connor ma anche il nostro straordinario Beppe Fenoglio, che nel periodo post-resistenziale (in specie nella raccolta Un giorno di fuoco) ha saputo descrivere in maniera esemplare la fatica di una popolazione (quella dell'Italia dopo la guerra) a crescere e mettersi la violenza alle spalle».
L’autore manduriano, che il 17 aprile sarà a Bari, all'Expolevante, in una manifestazione dedicata a 10 scrittori pugliesi, ha poi parlato del suo stile (volutamente ricercato ed estremamente curato) ed alla speranza che, alla sue denunce, possano arrivare delle risposte.
«I nemici del nostro territorio» ha concluso, «sono il pattume e la rassegnazione».
Nella galleria le foto.










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