domenica 29 settembre 2024


16/02/2012 10:13:01 - Manduria - Attualitą

Il dio Denaro ci ha fregato, siamo caduti in trappola sedotti dai suoi numeri, dai suoi valori, così come finirono in trappola gli uomini di Ulisse, sedotti dal canto delle sirene

 
A causa del Dio Denaro, quel dio potente, arrogante e pieno d’amanti, di uomini convinti che la chiave per poter possedere quella tanto agognata felicità da stringere finalmente in un pugno di mano sia rappresentata da quell’orgoglioso numeretto in alto a destra che sta lì fermo ad indicare un dato valore nominale, il mondo intero e la nostra Italia, oggi, è in crisi.
E’ in crisi perchè questo dio ci tiene in pugno, imprigionati dalle catene del consumismo, accecati dall’avidità, schiavi d’una vita frenetica e stressante che ci porta a sacrificare addirittura la compagnia della nostra famiglia, dei nostri figli, perchè sempre impegnati nel nostro lavoro, nel cercar di far fruttare guadagni incontrando clienti vari, firmando contratti, vivendo freneticamente dalla mattina non appena c’infiliamo in macchina pregando tutti i Santi di non restar imbottigliati nel traffico per non far tardi a quell’appuntamento, fino alla sera, quando torniamo stanchi, esausti, magari anche incazzati perchè quel nostro lavoro, oggi, non ha fruttato abbastanza. E denaro in tasca non ne è entrato.
Siamo schiavi di questo dio malvagio che ci tratta male, ma come un uomo pende dalle labbra della donna amata, allo stesso modo, noi, pendiamo dai contorni che definiscono il valore del numeretto in cima alla banconota che teniamo fra le mani.
Cerchiamo la felicità ovunque fuorchè in noi stessi; citando una scrittrice americana “siamo come il mendicante della parabola tolostojana, che passa la sua vita seduto su una pentola piena d’oro, chiedendo l'elemosina ad ogni passante... E ignoriamo che la nostra ricchezza, la nostra perfezione è già dentro di noi”.
Non per questo sono sempre più numerosi i casi che hanno avuto come protagonisti uomini che, pieni sino alla punta dei capelli di tutto quell’ansia e di tutto quello stress che giorno dopo giorno non faceva altro che accumularsi sempre più nelle loro teste, nei loro corpi, hanno mollato tutto: casa, lavoro, magari anche la fidanzata, alla volta di una nuova vita vissuta sino in fondo nella semplicità delle cose, nella preziosità di ogni singola goccia di rugiada che la natura ci ha offerto, senza dannarsi la vita o spezzarsi la schiena già di prima mattina per conquistare in tutti i modi il denaro, sedotti dalla sua presunta ricchezza.
Si, presunta perchè quella ricchezza che indica il numeretto ci priva in realtà di quella che è la vera ricchezza, ovvero di quei valori ben più preziosi quali l’onestà che aumenta l’autostima, perchè un risultato conseguito con onestà vale molto più d’un risultato ottenuto nell’imbroglio, barando.
Eppure tanti uomini oggi,troppi, si sporcano le mani, macchiano la luce sincera del proprio sguardo per quel pezzetto di carta che, se non fosse per quel maledetto numero, varrebbe meno d’un fico secco. Troppe volte si è preferita la moneta, la corruzione, ad un proprio sorriso spontaneo, soddisfatto, scaturito da una vittoria conseguita onestamente. E i nostri politici, di questa faccenda qui, ne sanno davvero tanto. I nostri politici in particolare, certo, quelli in cima alle vette di classifica della serie “io sono un uomo corrotto”, ma anche tutti gli altri uomini del mondo. Tutti hanno venerato, e continuano a farlo, quel maledetto dio, e proprio grazie a quest’esaltazione per l’appunto quasi divina della moneta, oggi ci troviamo in questa situazione: crisi.
Ci siamo danneggiati, uccisi con le nostre stesse mani. Abbiamo distrutto con l’avidità  quella ch’era stata un’invenzione davvero importante che ha segnato la storia, liberandoci dal baratto, ovvero da quelle innumerevoli volte in cui troppi valori iniqui finivano con l’essere scambiati come se avessero lo stesso medesimo valore in realtà offuscato dal bisogno.
Ad esempio anticamente durante le guerre, molte persone, magari commercianti di stoffe o sarti, si ritrovavano a possedere tanti tappeti pregiati chiusi ed impolveranti negli scantinati, senza però possedere un misero pezzo di pane! Così tante volte un tappeto pregiato finiva per essere scambiato per mezzo chilo di pane, unica quantità  che il mercato in quel periodo di guerra fosse in grado di offrire. Eppure obiettivamente un tappeto pregiato vale tanto di più di mezzo chilo di pane. Ma all’epoca di pane ce n’era troppo poco, sicchè un pane e un tappeto finivano col possedere il medesimo valore. Ingiustizia, questa a cui il denaro ha saputo riparare, attribuendo il giusto valore alle cose, perchè troppo volte, afflitte dalla crisi, le nostre nonne hanno scambiato lenzuola di lino per un chilo di farina.
Come un uomo che da giorni vaga solitario nel deserto, e, se offertogli, sceglie una borraccia d’acqua fresca più che un diamante da venti carati, allo stesso modo si finiva con lo scegliere il bene primario, più bisognoso, pur cedendo qualcosa di maggior valore.
Siamo noi ad aver sbagliato tutto, ad aver fatto male i calcoli, ad aver attribuito troppo valore a quei pezzetti di carta colorati rendendoli addirittura superiori a quelli che sono e che devono continuare ad essere i nostri valori, i nostri principi di vita.
L’Italia è caduta anche per questo: perchè troppi individui il cui grado d’evoluzione mentale s’è fermato a quello dell’Homo Erectus hanno violato i nostri diritti di cittadini, di uomini e donne abitanti nelle terre, nelle strade, tra i monti e i mari di questo nostro amato Paese per cui i nostri nonni hanno versato tanto sangue, troppo sangue, gridando orgogliosi le fulgenti parole di quello che è il nostri inno, la nostra voce, la nostra poesia.
D’accordo: il dio Denaro ci ha fregato, siamo caduti in trappola sedotti dai suoi numeri, dai suoi valori, così come finirono in trappola gli uomini di Ulisse, sedotti dal canto delle sirene. I nostri politici o ex politici che nel cervello c’hanno solo l’idilliaco paesaggio del deposito di Zio Paperone e magari anche qualcos’altro, c’hanno condotto alla situazione in cui ci troviamo oggi.
Ma non è solo colpa loro, gente, no. E’ anche colpa nostra. Colpa nostra perchè non abbiamo fatto abbastanza, perchè per lungo tempo abbiamo lasciato che le cose degenerassero, precipitassero sino a toccare il fondo. E il fondo l’abbiamo toccato, ormai l’abbiam capito tutti. E ora, gente, non possiamo che risalire. Dobbiamo farlo. Dobbiamo agire, non possiamo starcene qui fermi come tanti scemi lasciando che i nostri posteriori prendano la forma della sedia o della poltrona! Non possiamo limitarci ad ascoltare tutto il giorno quei telegiornali che ormai dicon sempre le stesse cose! Bisogna fare qualcosa, quel tanto desiderato, bramato benessere è un nostro diritto si, ma anche un nostro dovere, perchè per raggiungerlo dobbiamo rivendicare una volta per tutte i sani principi che hanno da sempre, nei secoli dei secoli, portato avanti il mondo!
Come diceva la Fallaci, “è la qualità che muove il mondo, cari miei, non la quantità. Il mondo va avanti grazie ai pochi che hanno qualità, che valgono, che rendono, non grazie a voi che siete tanti e scemi”.
Io c’aggiungerei che anche grazie alla passione il mondo si muove, continua ad andare avanti. Senza passione non si riesce a combinare nulla, viene tutto male, e noi Italiani
siamo pieni di passione, ne siamo pieni sino al collo e tutti i Paesi di tutto il mondo ce lo riconoscono: abbiamo sempre rivendicato passione in tutto dalla culinaria alla letteratura, dall’arte del Caravaggio alla musica di Verdi e tanti, tanti, tanti altri!
Non facciamocela mancare proprio ora, proprio ora che ne abbiamo tanto bisogno! Non stiamo lì fermi ad aspettare che sia l’altro il primo a muoversi. Questo vale per tutto, anche per la questione dell’inquinamento ambientale; questo l’abbiamo sempre fatto: non ci siamo mai mossi se prima non abbiam visto muoversi l’altro, se non abbiamo finalmente assistito alla catastrofe sotto i nostro occhi.
Molti di noi sono spinti da grandi ideali, da buoni propositi, ma spesso queste persone finiscono con l’essere accusate da altre con commenti della serie “sei bravo a parlare, perchè allora non fai qualcosa? Il tuo discorso è buono sui buoni propositi, ma credo che abbia solo quelli”.
E allora cosa aspetti tu a far veramente qualcosa per primo? Le nostre rivolte, i nostri cortei sono troppo spesso finiti in disastri ad opera di ragazzi col cervello inferiore a quello d’un babbuino, stavolta, che non concepiscono altra soluzione che quella della violenza, riuscendo solo a distruggere tutto, a rendere la Propria Casa un inferno. Che squallore.
Non bisogna aver paure d’agire, gente; scriviamo, gridiamo, facciamo sentir la nostra voce! Altrimenti rischiamo di fare la muffa, e di morire sconfitti com’è morta sconfitta la democrazia Italiana...
 
Chiara D’Ostuni
 










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