mercoledì 25 settembre 2024


03/03/2012 06:46:17 - Salento - Attualità

15 indagati per le polveri nere

 
Quindici informazioni di garanzia a conclusione di una delicata e lunga indagine che coinvolge alcuni dei vertici dell’Enel legati alla centrale di Cerano e imprenditori brindisini che lavorano o hanno lavorato con la società elettrica. I sostituti procuratori Giuseppe De Nozza e Myriam Iacovello hanno ora formalmente chiuso un’inchiesta avviata quasi tre anni addietro e basata su perizie e controperizie, oltre ad alcune denunce di ambientalisti. Le accuse non riguarderebbero eventuali danni alla salute come pure in un primo momento era stato ipotizzato. I reati contestati, infatti, riguardano il getto pericoloso di cose, danneggiamento aggravato e deturpamento di edifici.
 
In particolare, l’accusa riguarderebbe la presunta mancata adozione all’interno della centrale Enel di Cerano di misure idonee alla diffusione delle polveri di carbone sulle colture e sugli edifici circostanti. Stando agli esposti presentati, invece, la polvere nera che si depositava sui grappoli d’uva sarebbe stata la causa delle gravi patologie tumorali da cui sarebbero affetti alcuni degli agricoltori che operavano ogni giorno sui terreni esposti alla movimentazione del carbone dal parco di stoccaggio di Costa Morena alla centrale Enel di Cerano.
 
A presentare la denuncia erano state alcune famiglie che risiedono e lavorano nei pressi di Cerano. La conclusione delle indagini, però, riguarda solo reati che non hanno a che fare con la i presunti danni alla salute. L’inchiesta sul carbone aveva già portato all’emissione di 12 avvisi di garanzia (ora diventati 15) nei confronti di dirigenti Enel e rappresentanti legali delle imprese che curano il trasporto del carbone su gomma (Luciano Mirko Pistillo, Antonino Ascione, Vincenzo Putignano, Calogero San Filippo, Lorenzo Laricchia, Giuseppe Varallo, Diego Baio, Fausto Bassi, Gianmarco Piacente, Fabio De Filippo, Sandro Valery, Giovani Madia, Aldo Cannone e Luca Screti) responsabili a vario titolo di danni all’ambiente (articoli 674 e 635 del codice penale): getto pericolose di cose e danneggiamento di piante e viti. Una vicenda che - proprio dopo l’inchiesta - aveva messo al riparo da eventuali responsabilità il sindaco Domenico Mennitti il quale, il 28 giugno del 2007, emise l’ordinanza con cui vietò la coltivazione sui terreni ubicati nei pressi del nastro trasportatore del carbone e intimò la distruzione dei prodotti già presenti sulle piante.
 
Una decisione che, all’epoca, scatenò un putiferio perché metteva in ginocchio decine di agricoltori che da quei terreni e dai relativi prodotti traevano sostentamento, ma fondata sul rischio che l’uva di quei terreni fosse contaminata dalle polveri di carbone derivanti dalle tonnellate di combustibile, movimentate tramite il nastro trasportatore e i camion. L’Enel, che ha sempre ribadito la piena regolarità del suo operato in base alle normative europee, dando notizia della notifica delle informazioni di garanzia ai suoi dirigenti ha espresso «stupore per un’iniziativa che arriva mentre sono in corso proficui incontri con le istituzioni locali e nazionali, compreso il ministero dell’Ambiente, per definire interventi finalizzati alla riduzione dell’impatto sull’ambiente delle attività della centrale. Un impegno che Enel ha assunto da tempo con il territorio».










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