domenica 29 settembre 2024


23/04/2012 10:13:18 - Manduria - Attualità

Un convegno promosso dall’Einaudi di Manduria, che ha registrato la partecipazione della dott.ssa Maria Rita Verardo

 
Nell’ambito delle iniziative inerenti l’area Dispersione, martedì 17 aprile presso la biblioteca dell’ITCG “L.Einaudi” di Manduria gli studenti delle classi III A indirizzo mercurio e IV A indirizzo turistico, accompagnati dalle prof.sse Marotta Anna Maria,  Nigro Clelia e Modeo Maria Antonietta, hanno partecipato ad un convegno con la dott. ssa Verardo Maria Rita, già Presidente del Tribunale per i minori di Lecce.
Tema del incontro è stato la differenza tra condotte devianti e condotte delittuose.
I lavori sono stati avviati dal dirigente scolastico, dr. Italo Montinaro, che ha sottolineato l’importanza del tema e il ruolo che la scuola deve assumere circa l’educazione alla cittadinanza attiva di ogni studente.
La dott. ssa Verardo ha innanzitutto ricordato le parole del giurista Alfredo Carlo Moro, uno degli autori della riforma del processo penale minorile, secondo cui il giudice per i minori deve tendere a “ricostruire relazioni spezzate e a realizzare progetti di vita”, sottolineando che è “per” i minori e non “dei” minori.
Ha spiegato che la portata rivoluzionaria di questo principio ha comportato tutta una serie di cambiamenti anche nell’utilizzo di una certa terminologia. Così, come ha fatto notare la dott.ssa Verardo durante il suo intervento, nei documenti ufficiali e nelle nuove convenzioni europee ed internazionali, si è passati dall’utilizzo dell’espressione “patria potestà” dei genitori nei confronti dei figli minori, all’assunzione di “responsabilità” che i primi debbono prendere nei riguardi dei secondi.
L’incontro è parso subito molto interessante, perché dalle parole del giudice minorile traspariva partecipazione rispetto alle esperienze narrate. La comunicazione è stata diretta. Numerose le domande rivolte dagli studenti: sul rapporto tra genitore e figlio, sulle condotte sessuali devianti, sugli attuali modelli di riferimento proposti dagli adulti.
Il giudice ha voluto ricordare agli studenti l’importanza di avere comportamenti conformi alle leggi, di pensare ad un proprio progetto di vita e non farsi incantare da facili guadagni, da “cattivi” amici. A volte, infatti, un comportamento deviante può condurre alla commissione di reati, anche i più crudeli.
Ha spiegato che non bisogna confondere o unificare il concetto di devianza con quello di criminalità, riservando al primo solamente quelle condotte contrarie all’opinione pubblica. Ha aggiunto che poiché il primo nucleo sociale che accoglie il minore è rappresentato dalla famiglia ben si deve comprendere come difficilmente un minore si comporti nella società diversamente da come gli è stato insegnato dal nucleo familiare.
La sua sperimentata competenza professionale l’ha portata a ritenere che sia sbagliato da parte di un genitore imporre regole senza alcuna spiegazione, oppure imporle ai figli per poi violarle personalmente. Occorre sempre il dialogo, la comunicazione, il confronto.   
Tra tutte, una narrazione ha particolarmente colpito i presenti. Alcuni anni fa una ragazzina di dodici anni, figlia di una coppia di tossicodipendenti, è riuscita attraverso un lungo percorso con l’aiuto e l’assistenza del Tribunale per i minori di Lecce e dei servizi sociali a “salvare” i propri genitori, conducendoli fuori dal tunnel dell’eroina. La dodicenne, in questo caso, ha dimostrato di essere più matura degli adulti.
La dott.ssa Verardo ha chiuso l’incontro con gli studenti ricordando il “diritto alla felicità” dei minori, sottolineando l’enorme potenziale dei giovani e, per quanto attinente al rapporto con la giustizia, quanto essi possono fare per costruire un futuro migliore di quel presente che gli adulti stanno loro offrendo.
 










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