lunedì 23 settembre 2024


24/04/2012 10:23:38 - Manduria - Politica

Da Del Prete accuse verso quei partiti che tentano il «recupero dell’azione politica di vertice, in una sorta di orgia “lecchino-oligarchica”, tardiva, priva di idee e di proposte alternative originali»

 
«Se si domandasse ad un qualsiasi cittadino di Manduria cosa pensa dello scarico in mare dei reflui del depuratore, la risposta sarebbe univoca e plebiscitaria: “ non inquinate le acque del nostro mare”.
Qualcuno lo affermerebbe con cognizione di causa altri per giusta diffidenza.
La verità è che il progetto AQP impatta sul territorio manduriano in forma assolutamente inadeguata, intaccando contemporaneamente due interessi fondamentali: l’agricoltura ed il turismo.
 L’agricoltura costituisce l’anello più importante e più esposto del sistema economico per effetto delle attuali variazioni di natura climatica. Gli indici climatici ed i fenomeni d’intrusione salina in atto collocano infatti l’intero territorio tra le aree altamente sensibili alla desertificazione con effetti ormai palesi nelle zone a ridosso della costa.
Per quanto riguarda il turismo, è giusto battersi con tutte le forze disponibili contro i danni cui va incontro una delle più belle e singolari aree costiere d’Italia per l’immissione di 9.900 m3 al giorno dei reflui del depuratore, a una distanza di 1000 m dalla linea di riva.
Quali tutele ci sono o saranno prese in caso di perdite della condotta? Perché non è stato eseguito uno studio meteo marino per tener conto degli effetti locali delle correnti e del vento, come si evince dalla mancanza di una boa ondametrica e correntometrica al largo di Specchiarica?
E’ evidente che in assenza di questi dati sperimentali è solo teoria prevedere la reale risposta in concomitanza di un eventuale fuori servizio dell’impianto e moti ondosi causati da venti dominanti di Sud, Sud Est e Sud Ovest che potrebbero riversare inesorabilmente reflui e persino liquami sulle spiagge.
Da una parte l’agricoltura, senza l’irrigazione di soccorso con reflui depurati, dall’altra il turismo, per l’inquinamento delle spiagge, pagherebbero per decenni il prezzo salatissimo di un’opera inadeguata e che dovrà essere inevitabilmente rifatta.
E’ questo che ha sostenuto il Comitato “No scarico a mare”, a nome di 5000 cittadini firmatari, nell’incontro con l’assessore Amati, il consigliere Pentassuglia, presidente della commissione ambiente, e la dottoressa Iannarelli, del settore tutela acque della Regione Puglia. Sembra che l’inopinato quanto prevedibile avviso di gara dell’AQP, pur incentivando soluzioni migliorative, abbia fatto piacere ad alcuni meschini personaggi che, oscurati dalla grande mobilitazione popolare ed all’insegna “del popolo non conta niente”, siano passati al recupero dell’azione politica di vertice, in una sorta di orgia “lecchino-oligarchica”, tardiva, priva di idee e di proposte alternative originali da mettere a confronto.
Il tutto purtroppo sembra ancora di moda in Italia nonostante la lampante certezza che il disgusto per i politici incapaci e corrotti abbia ormai raggiunto livelli mai registrati fino ad ora.
Occorre ancora precisare che non è affatto vero che l’incontro del Comitato con i citati esponenti regionali sia stato inutile, anzi l’assessore Amati ha assicurato la revisione del processo di affinamento ed il riuso in agricoltura non appena saranno disponibili i dati di uno studio agronomico in corso di attuazione.
Delle due l’una o Amati ha mentito, cosa improbabile perché inficerebbe fortemente la sua credibilità o ha sufficienti carte da giocare in fase di aggiudicazione di gara e di esecuzione dei lavori.
I cittadini devono anche essere informati del forte impegno del Comitato di evitare lo scarico a mare, insistendo sul conferimento dei reflui in bacino artificiale di cava abbandonata.
La proposta del Comitato, anche se ancora non accolta, è più che realizzabile in quanto la cava costituirebbe un accumulo artificiale transitorio, svuotabile in fase di irrigazione estiva di soccorso, quindi con ricambio continuo e non acqua stagnante in cui prolifererebbero chissà quali mostri acquatici. I costi della condotta premente dal depuratore alla cava sarebbero compensati dall’eliminazione della condotta sottomarina.
Infine, non vi è dubbio che lo scarico di troppo pieno della cava equivale allo spargimento su suolo, come avviene nelle lame e nelle trincee, essendo la profondità della falda intorno a 100 m dal livello di sfioro. Non esistono quindi motivazioni tecnico-giuridiche per non conferire i reflui in questo serbatoio artificiale debitamente impermeabilizzato.
Questo è il lavoro che ha svolto il Comitato di Manduria “ No scarico a mare”, in nome e per conto dei cittadini firmatari, onorando il suo ruolo di rappresentanza e fornendo idee e soluzioni attuabili. Ogni tentativo di sminuire il lavoro svolto da chi parla per convenienze di partito o personali è contro la città, la sua crescita civile, la difesa della sua terra e del suo mare.
Aspettiamo fiduciosi che si traducano in realtà le dichiarazioni del presidente Vendola in favore della politica di rilancio e protezione dei sistemi integrati ecocompatibili: Manduria potrebbe diventare una clamorosa smentita.
 
 
Mario Del Prete
Presidente del Circolo Futuro e Libertà di Manduria










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