domenica 29 settembre 2024


26/05/2012 11:21:02 - Manduria - Attualitą

Uso in agricoltura delle acque, stoccaggio in cave di quelle eccedenti e scarico in pozzi con sottosuoli caratterizzati da roccia insatura per il “troppo pieno”

 
Utilizzare le acque affinate per l’irrigazione in agricoltura, stoccare quelle eccedenti nei periodi dell’anno piovosi in cave ed eventualmente scaricare il cosiddetto “troppo pieno” in pozzi “sperdenti”, ovvero non in falda, ma nei sottosuoli caratterizzati da roccia insatura.
Il comitato “No scarico a mare” è stato di parola. A distanza di pochi mesi, ha approntato un rapporto scientifico finalizzato a stabilire i fabbisogni idrici del territorio di Manduria in relazione all’uso e al recapito di reflui del costruendo depuratore consortile. Attraverso questo studio, elaborato dal prof. Mario Del Prete, ordinario di Geologia applicata all’ambiente, e dal prof. Angelo Caliandro, ordinario di Agronomia, si è potuto elaborare una proposta progettuale alternativa allo scarico a mare.
Proposta illustrata, ieri sera, dalla coordinatrice del comitato “No scarico a mare”, Liliana Digiacomo, e da uno dei due docenti universitari coinvolti, Mario Del Prete.
Dopo l’introduzione di Liliana Digiacomo, è stato Del Prete a soffermarsi sul progetto, che ora sarà inviato all’assessore regionale Amati.
«Abbiamo innanzitutto studiato la Superficie Agricola Utilizzata del territorio di Manduria e delle relative marine» ha premesso Del Prete. «E’ stato possibile stabilire, pertanto, che il fabbisogno irriguo annuo ammonta a 2 milioni e 700mila metri cubi di acqua. Abbiamo poi calcolato l’ammontare annuo dei reflui prodotti dalle rete fognarie di Manduria e Sava: un milione di 700mila metri cubi. Il saldo è quindi positivo. Ma vi sono dei periodi dell’anno in cui non è richiesta l’irrigazione, o perchè sono piovosi, o perché le colture non abbisognano di acqua. In quei periodi i reflui verrebbero stoccati in “serbatoi non convenzionali”, ovvero in cave, delle quali abbiamo studiato ogni particolare, comprese la capienza e la permeabilità. La capienza calcolata è di ulteriori 400.000 metri cubi. Abbiamo anche previsto una ulteriore soluzione nei casi del cosiddetto “troppo pieno”, quando, ovvero, non ci sarebbe bisogno di irrigazione e le cave sarebbero colme. In quei casi, che secondo noi saranno peraltro rari, le acque sanificate sarebbero scaricate in pozzi il cui sottosuolo è caratterizzato da roccia insatura. Soluzione consentita dalla legge. Siamo pronti in qualunque momento a confrontarci con la Regione o con i tecnici dell’Acquedotto».
La proposta sarà dunque inviata nei prossimi giorni all’assessore Amati.

«L’assessore ci ha detto, più volte, che la Regione Puglia non avrebbe avuto problemi a reperire i soldi per finanziare una proposta alternativa valida» è stato il commento di Liliana Digiacomo. «Ora abbiamo compiuto un importante passo avanti».











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