lunedì 23 settembre 2024


01/06/2012 10:15:00 - Manduria - Politica

Il parere del presidente dell’associazione, Nazario Nardella

 
Come vede la sanità tarantina?
Il peggio possibile, per il semplice fatto che una situazione già di per sé disastrata sta per essere ulteriormente devastata da una riduzione di ben 300 posti letto, in aggiunta ad una decurtazione già effettuata di circa il 60%. La sanità tarantina dovrebbe avere 2.400 posti letto (4 p.l. x 600.000 abitanti), che invece sono diventati 1.040.
Politici ed amministratori sostengono pubblicamente che a Taranto non sarà più tolto un solo posto letto, come mai lei afferma che stanno per abolirne altri 300?
Il conto è presto fatto: in questa fase i Direttori Generali stanno per formulare l’Atto Aziendale, ovvero l’assetto delle ASL in termini di strutture funzionali (complesse, semplici dipartimentali,semplici). Le strutture complesse, per esistere, devono avere almeno 20 posti letto. Poiché alla ASL di Taranto ne sono state assegnate ben 15 di meno (55 al posto di 70) rispetto agli standard fissati dalla stessa Regione Puglia si constata come ben 300 posti letto (20 x 15) sono stati dirottati ad altre ASL che, al contrario, guadagnano quanto perso dalla ASL di Taranto. Ad es.: ben 13 in più sono assegnati alla ASL di Brindisi e 2 alla ASL di Lecce. E’ evidente che, così facendo, non soltanto alla ASL di Taranto restano i posti letto penalizzati dalla decurtazione di circa il 60% rispetto agli standard (1.040 al posto di 2.400 p.l.), ma sono sottratti ulteriori 300 posti letto con la negazione di ben 15 strutture complesse fra quelle spettanti dagli standard. Ci si lascia sfuggire l’occasione per riportare un minimo di equità agli scempi già perpetrati e si finisce per penalizzare ulteriormente un territorio già segnato da inquinamenti e patologie conseguenti di ogni tipo.
Lei ritiene che l’assegnazione di 15 strutture complesse ospedaliere in meno alla ASL di Taranto sia frutto di mero errore?
Ce lo auguriamo vivamente perché, se così fosse stato, quale occasione migliore di questa per apportarvi la dovuta correzione? Se ciò non avvenisse, allora dobbiamo supporre che l’errore è stato voluto da alchimie politiche che prescindono dalle esigenze della popolazione e che rispondono a logiche di tipo diverse di cui i rappresentanti politici ed Istituzionali dovranno assumersi le responsabilità verso una popolazione tradita nel rispetto dei valori più importanti della propria esistenza, quali la salute.
Si fa un gran parlare dei punti nascita “che sembra addirittura sfociata in una guerra di campanile tra Manduria e Grottaglie”?
il punto nascita sta a significare di fatto la presenza di alcune strutture complesse ospedaliere, la cui esistenza è cruciale per caratterizzare l’importanza del Presidio Ospedaliero. La individuazione di tali importanti strutture non può, né deve essere fatta con criteri diversi da quello rispondente alle esigenze reali della popolazione considerata. Quindi, è il dato demografico, non già quello politico che deve prevalere. Anzi, se emergessero delle discrasie l’occasione è quella giusta per apportarvi le dovute correzioni. Per spiegarci meglio, supponiamo che il comprensorio di Manduria costringa tutte le donne a partorire in Presidi Ospedalieri diversi da quello del proprio territorio. A questo punto, sarebbe dovere del Direttore Generale individuare e rimuovere, avendone i poteri, le cause che inducono l’utenza alla mobilità passiva ponendone immediato rimedio e non imponendo alla popolazione una indesiderata migrazione dovuta soltanto a cattiva gestione precedente, di cui non possiamo certo far carico l’utenza stessa, ignara vittima di mala gestio. Criterio che, se applicato a tutti i reparti produttivi, non potrebbe fallire nella risposta ad una domanda di salute.
Avete una proposta?
Le strutture territoriali sono organizzate e istituzionalmente regolamentate in modo tale da ingenerare disservizi e, quindi, sprechi dovuto al rapporto tra paziente e medico di base, essendo quest’ultimo assoggettato ad una potenziale ricusazione da parte del cliente-paziente. Noi passeremmo dal convenzionamento all’assunzione della medicina di base, in questo modo si otterrebbe sicuramente un enorme risparmio per le differenze di costo tra i contratti collettivi nazionali di lavoro dei medici ed i convenzionamenti; ma, al di là di questo aspetto economico, i medici del territorio osserverebbero un orario di servizio documentato di 6 ore e 20’ al giorno, come i loro colleghi ospedalieri, con un evidente guadagno in termini di prestazioni, sottraendo il medico territoriale da quello stato di coercizione posto dal cliente, il quale minaccia di togliergli la “quota capitalia” se non dovesse sottostare a eventuali richieste (certificati di malattia ecc.). Noi sogneremmo una struttura sanitaria territoriale simile alla “guardia medica” ma con la presenza per ogni turno lavorativa di un numero di medici proporzionato alla quantità numerica della popolazione servita, con una parte adibita di volta in volta alle visite domiciliari. Né si intaccherebbe il rapporto di fiducia medico-paziente giacché al paziente basterebbe informarsi sul turno lavorativo svolto dal medico a lui più gradito. Ciò porterebbe un risparmio concreto di miliardi, ovvero, cento volte superiore al risparmio derivante dalla soppressione dei posti letto.










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