lunedì 23 settembre 2024


08/06/2012 06:41:32 - Manduria - Politica

I Verdi: «Lo scarico in mare è diventato per il gestore una comoda via d’uscita, anche perché fuori dalla portata di occhi indiscreti, da perseguire in occasione di guasti temporanei o intoppi di qualche tipo»

 
«Quanto accaduto recentemente nella B.A.T. (sostanze inquinanti e pericolose sversate nel mare di Trani e Barletta dai depuratori dei Comuni della costa e dell’entroterra, con conseguente iscrizione nel registro degli indagati dei vertici di A.Q.P. e di funzionari regionali) dovrebbe indurre ad una seria riflessione sul funzionamento dei depuratori in generale e su quello in costruzione a Manduria in particolare. Risulta ormai evidente che, quanto più grande è l’impianto, quanto maggiore è la concentrazione di reflui potenzialmente inquinanti, tanto maggiore è la probabilità che i processi di depurazione risultino inefficaci e/o incontrollabili.
Ecco allora che lo scarico in mare diventa per il gestore una comoda via d’uscita, anche perché fuori dalla portata di occhi indiscreti, da perseguire in occasione di guasti temporanei o intoppi di qualche tipo.
Le popolazioni di Manduria e dei comuni limitrofi (ma in realtà tutti quelli del litorale jonico-salentino sono accomunati dal medesimo tipo di problema), che si oppongono alla realizzazione del depuratore consortile con scarico in mare in località Specchiarica, non sono dunque, come qualcuno tenta di farle apparire, barbare e retrograde, ma si limitano ad invocare il più elementare principio di precauzione, partendo dalla constatazione di un dato di fatto, che lungo tutte le coste pugliesi i depuratori sin qui realizzati creano più problemi di quanti ne risolvano, e dalla percezione di un rischio che esse non sono disposte a correre.
Risulta oggi, alla luce di quanto accaduto sulle coste di Trani e Barletta, più che mai incomprensibile la pervicacia di voler realizzare, ad un costo esorbitante, per il 50% pagato dai cittadini in bolletta, un megaimpianto il cui buon funzionamento è una incognita. Torniamo quindi a chiedere con forza una moratoria da parte della Giunta regionale sulla progettazione e realizzazione di impianti la cui tecnologia non risulta rispondente agli scopi e fallimentare dal punto di vista del rapporto costi-benefici.
In particolare noi Verdi riteniamo estremamente pericolosa la concentrazione in un unico sito di una così elevata quantità di reflui e per il rischio di sversamenti insito in
una condotta lunga sedici chilometri e per l’alta probabilità che l’impianto non riesca a depurare, sia pure per periodi brevi, tale mole. Per non parlare dei danni che arrecherebbe all’ecosistema marino l’immissione di una tale quantità di acque, sia pure depurate, in un fondale di appena 16 metri. Crediamo quindi che il competente assessorato regionale debba rivedere completamente la propria politica di gestione dei reflui urbani e debba individuare altre tecnologie ed altra progettazione cui affidarsi per la soluzione del problema, ricercando sempre, nel contempo, il consenso delle popolazioni. Tale nostra richiesta, per altro, non fa che riproporre la volontà espressa all’unanimità dal Consiglio comunale di Manduria nella deliberazione n°79 del 18/11/2011, che appunto, al punto 5 , delibera “di confermare la più ampia contrarietà ad un progetto che preveda lo scarico a mare e di chiedere alla Regione Puglia di valutare la possibilità di individuare altre opzioni che prevedano una diversa ubicazione dell’impianto nell’entroterra”. L’aver fornito, con gli studi sin qui prodotti, la prova provata che lo scarico in mare dei reflui non è a Manduria l’unica opzione possibile e l’ aver constatato, alla prova dei fatti, che in ogni modo esso crea danni, forse irreversibili, all’ecosistema, oltre a compromettere la balneazione, dovrebbe comportare, secondo noi, l’annullamento dell’intero progetto, a cominciare dalla scelta del sito».
 
Esecutivo cittadino dei Verdi Ecologisti di Manduria
 










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