domenica 22 settembre 2024


25/07/2012 09:35:57 - Salento - Politica

Decisive le dichiarazioni di Lea Cosentino

 
Il dottor Paolo Sardelli doveva assolutamente diventare primario di chirurgia toracica all’ospedale San Paolo. Anche a costo di far riaprire i termini di un concorso già scaduto. Per questo episodio la Procura di Bari ha chiesto di processare il governatore pugliese, Nichi Vendola, e la ex manager Lea Cosentino. L’accusa, per entrambi, è di abuso d’ufficio.
Vendola e Cosentino, ex direttore generale della Asl di Bari, compariranno il 27 settembre davanti al gup Susanna De Felice. La procura, con l’aggiunto Lino Giorgio Bruno e la pm Desirée Digeronimo, ne aveva chiesto il rinvio a giudizio a inizio giugno, sulla base delle dichiarazioni della Cosentino poi riscontrate dalla Finanza. Il 25 settembre 2008 la manager avrebbe infatti riaperto i termini del concorso bandito il 4 febbraio e chiuso il 19 giugno, con le domande di soli tre medici (il reggente Marco Cisternino, Achille Lococo e Gaetano Napoli) che ora compariranno come parti offese. La competenza e la professionalità di Sardelli non è mai stata messa in discussione da nessuno. Il problema attiene alla riapertura dei termini. E tra i danneggiati ci sono anche il ministero della Salute, la Asl e la stessa Regione: proprio per questo («attesa la situazione di conflitto di interessi con il legale rappresentante Vendola Nicola») i pm hanno chiesto al gip di nominare un curatore speciale, che dovrà decidere sulla costituzione di parte civile.
 
La Cosentino ha raccontato del concorso in un interrogatorio dell’8 aprile 2011: «Un’altra pressione riguarda la nomina di primario per la unità operativa di chirurgia toracica del presidio ospedaliero San Paolo. Nel 2008 era andato in pensione il professor Carpagnano molto bravo e infatti quel presidio andava molto bene. Bandimmo il concorso e Vendola mi chiese di procedere velocemente e sponsorizzò la nomina del dottor Sardelli del Policlinico di Foggia, suo amico e secondo lui molto bravo; espletai il concorso ma il dottor Sardelli non presentò la domanda confidando di poter essere collocato presso il Di Venere in una istituenda unità complessa. Quando Sardelli appurò tramite Francesco Manna, capo gabinetto di Vendola, che l’istituzione non si sarebbe realizzata, Vendola mi chiese insistentemente di riaprire il concorso per consentire al dottor Sardelli di parteciparvi. Io, a fronte di tali richieste e nonostante fosse stata già composta la commissione che non si era ancora riunita, riaprii i termini del concorso, anche se non ero d’accordo, con la scusa di consentire il massimo accesso a tutte le professionalità. Era chiaramente una forzatura ma Vendola mi disse di farlo perché mi avrebbe tutelata. Vinse il dottor Sardelli poiché in effetti era il più titolato. Sardelli poi mi impose attraverso Vendola di fare una ristrutturazione del reparto e di dotare il reparto delle attrezzature idonee per la funzionalità dello stesso».










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