mercoledì 25 settembre 2024


20/08/2012 19:27:50 - Salento - Attualità

Presenti all’evento nomi illustri del jazz, come Roberto Ottaviano, Flavio Boltro, Massimo Faraò ed Irio De Paula

 
Grazie alla lungimiranza, alla caparbietà del presidente Francesco Desiato e della sua associazione, (Oria in Jazz), coadiuvati dal Comune di Oria, si è tenuto proprio in terra oritana l’ “Oria Jazz Festival”, che ha riscosso un eccellente successo presso il pubblico.
Ha aperto la manifestazione una formazione di stampo jazzistico chiamata Pinturas Quartet, diretta dal noto sassofonista barese Roberto Ottaviano. Questo quartetto, che ha gremito “piazzetta delle Sciaie”, ha proposto un repertorio di brani provenienti da diverse parti del mondo, come Spagna, Israele, Macedonia, India. Pertanto, proprio in virtù del viaggio artistico che i quattro musicisti hanno deciso di intraprendere, si può considerare un Line-Up Ethno Jazz. Roberto Ottaviano (Sax Soprano), Nando Di Modugno (Chitarra), Giorgio Vendola (Contrabbasso), Pippo D’Ambrosio (Batteria e Percussioni).
Il primo aspetto che è immediatamente balzato agli occhi, e alle orecchie, è stato il magico interplay tra i quattro musicisti che ha affascinato gli ascoltatori. Roberto Ottaviano, specialmente nei suoi soli, ha sciorinato tutte le sue conclamate qualità. Il suo suono, veramente di rara bellezza, ha ammaliato la platea. Il suo fraseggio fluido, lirico e morbido, la costante ricerca dei registri acuti in cui ha “spremuto” il suo soprano mantenendo sempre un’intonazione impeccabile ed invidiabile, ed infine le dinamiche del Sax che ha messo in luce con un trasporto emotivo semplicemente incantevole, hanno evidenziato la caratura artistica di questo strepitoso musicista.
Giorgio Vendola, contrabbassista dalla grande sensibilità artistica, si è reso interprete di alcuni soli ricchi di pathos, in cui talvolta ha cercato un vibrato davvero notevole. Superlativo anche nell’accompagnamento, dove ha dimostrato di possedere grandissimo timing, oltre ad essere molto abile anche con l’arco, che ha utilizzato in un solo brano.
Nando Di Modugno, chitarrista di tradizione segoviana, ha degnamente accompagnato il quartetto con profonda padronanza ritmica ed armonica del suo strumento. Nei soli, invece, ha messo in risalto la sua lodevole pulizia di suono, tipica del chitarrista di derivazione classica, ma inoltre ha rimarcato delle inflessioni Blues molto intriganti.
Pippo D’Ambrosio, batterista e percussionista, dotato di un drumming assai incisivo, apparentemente invadente, ma al contrario sempre equilibrato e mai sopra le righe. Abilissimo e disinvolto nel variare impostazione da Traditional Grip a Matched Grip, in base alle esigenze dei pezzi, ha per giunta dimostrato di saper usare le spazzole con grande maestria, suonando con energia e raffinatezza allo stesso tempo.
Per l’ultimo brano dei Pinturas Quartet è stato invitato a suonare Francesco Desiato, promotore del Festival, nonché flautista. Il musicista oritano ha costruito un solo in cui ha palesato una tecnica molto solida ed un fraseggio scorrevole e gradevole, che ha suscitato l’entusiasmo dei suoi compaesani.
La seconda serata dell’ “Oria Jazz Festival” ha visto protagonisti, nella splendida cornice di “Corte Scarciglia”, gli Oro-Logic Quartet e Flavio Boltro Special Guest. Questo quintetto d’eccezione ha fatto ascoltare ai presenti alcune composizioni originali di Boltro ed alcuni standards classici del Jazz. La formazione è composta da: Francesco Desiato (Flauti), Francesco Mascio (Chitarra), Daniele Sorrentino (Contrabbasso), Gino Del Prete (Batteria) e Flavio Boltro (Tromba), appunto ospite speciale.
Flavio Boltro, senza ombra di dubbio uno dei migliori trombettisti Jazz in circolazione, ha confermato le sue peculiarità artistiche. Pronuncia e linguaggio Jazz che mastica con spontanea propensione, fraseggio agilissimo, ma soprattutto un timbro visibilmente scuro e “nero” che lo ha sempre contraddistinto. Francesco Desiato ai flauti, molto dotato sotto l’aspetto tecnico, virtuoso ma non stucchevole, musicale e dotato di uno swing assai piacevole. Francesco Mascio alla chitarra, realmente pregevole nell’accompagnamento armonico sullo standard “Straight, No Chaser” (Thelonious Monk), ma altrettanto gradevole nei soli, in cui ha messo in risalto alcune venature blues del suo stile chitarristico. Daniele Sorrentino al contrabbasso, sempre puntuale, preciso ed incalzante, ma ugualmente apprezzabile nei soli. Gino Del Prete alla batteria, dotato di un groove profondo e di una versatilità sorprendente. A dir poco creativo negli spart four, geniale nel modo di distribuire gli accenti su rullante, tom, timpano, hi-hat, crash e ride. Allo stesso modo estroso nelle sue incessanti variazioni ritmiche con le quali, intelligentemente, ha fortemente stimolato i soli di Boltro, Desiato, Mascio e Sorrentino.
Ergo, questo concerto, tenutosi presso “Corte Scarciglia”, si può considerare un’altra perla dell’ “Oria Jazz Festival”.
La serata conclusiva, invece, “ospitata” dalla pittoresca “Scalinata Astore”, ha visto esibirsi sul palco il “Massimo Faraò Trio” con Adele Guglielmi (Voce) ed Irio De Paula (Chitarra) ospiti speciali. Con il pianista Faraò hanno, inizialmente, condiviso il palco Daniele Sorrentino (Contrabbasso) e Gino Del Prete (Batteria). Massimo Faraò, tanto godibile e spassoso con quel suo pianismo “black”, profondamente radicato nel Blues, a tratti percussivo, ha deliziato gli spettatori presenti. Validissimo anche quando ha accompagnato Adele Guglielmi, cantante Jazz dalla vocalità chiara e cristallina, assai piacevole all’ascolto, oltre che impeccabile nell’intonazione. Nell’accompagnare la cantante, Faraò ha messo in bella mostra la sua conoscenza dell’armonia Jazz. Daniele Sorrentino, al contrabbasso, davvero in forma smagliante con il “Massimo Faraò Trio”, ha confermato tutte le sue qualità artistiche, così come Gino Del Prete, con quel suo drumming sempre divertente, frizzante e spumeggiante, perennemente al servizio del solista di turno. Poi si è impadronito della scena l’immenso Irio De Paula, uno dei migliori chitarristi viventi. Il chitarrista brasiliano ha dapprima suonato da solo, con la sua chitarra, con cui ha estasiato la gente proponendo diversi brani tipici della tradizione carioca. Da citare, su tutti, “Wave”, di Antonio Carlos Jobim, poiché si è reso interprete di un’armonizzazione favolosa, esclusivamente per pochi eletti. In egual misura lodevole quando si è espresso sul solo della composizione Bebop “Au Privave” (Charlie Parker), dove ha tirato fuori tutta la sua innegabile inventiva. Anche per il concerto finale (insieme a Faraò, De Paula, Sorrentino e Del Prete), si è esibito Francesco Desiato, flautista ed artefice principale della rassegna.
Ragguardevole sul solo di “Garota de Ipanema” (Antonio Carlos Jobim), in cui ha manifestato tutta la sua innata musicalità, unita ad un’ intensità emotiva indubitabilmente riconoscibile. Dunque, traendo un bilancio dell’ “Oria Jazz Festival”, si può obiettivamente affermare che il risultato dell’evento oritano è stato eccelso sotto tutti i punti di vista. Per merito del preziosissimo contributo di Francesco Desiato, talentuoso musicista e presidente dell’associazione “Oria in Jazz”, congiuntamente al Comune di Oria.
 
Stefano Dentice










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