mercoledì 25 settembre 2024


24/08/2012 08:14:10 - Salento - Attualità

La reazione dell’Enel

 
Detto, fatto. La parola ora alla magistratura. La Provincia di Brindisi si costituisce parte civile nel processo contro i dirigenti dell’Enel rinviati a giudizio per l’inquinamento provocato dalla fuoriuscita delle polveri di carbone dal deposito di stoccaggio di Cerano e chiede 500 milioni di euro di danni. Ferrarese propone alla sua giunta di far costituire l’Ente come parte civile e il suo esecutivo dà il via libera. È stato forse uno degli ultimi atti della giunta Ferrarese, prima dello scioglimento della Provincia di Brindisi, ma anche prima di possibili dimissioni anticipate, che ormai sembrano essere dietro l’angolo.
Immediata la risposta dell’Enel che “manifesta stupore”. “Enel, infatti, già nel 2010 ha sottoscritto con il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare una transazione che definisce ogni problematica con le Pubbliche Amministrazioni, riguardante la presenza dei propri impianti nell’area Sin di Brindisi”, si legge nella nota della società elettrica. “La transazione è stata conclusa in applicazione dell’Accordo di programma per la definizione degli interventi di messa in sicurezza e bonifica delle stesse aree, sottoscritto nel 2007 da Ministero Ambiente, Regione Puglia, Provincia, Comune e Autorità Portuale di Brindisi. L’odierna decisione della Provincia risulta pertanto incompatibile con quella precedentemente condivisa anche con le altre Amministrazioni dell’accordo di programma. In quella circostanza, infatti, tutte le Amministrazioni avevano inteso ottenere in tempi rapidi vantaggi economici certi per il territorio rispetto all’alea di un eventuale contenzioso”.
Una reazione a ciò che è accaduto ieri mattina. La giunta provinciale ha infatti approvato la delibera di costituzione di parte civile nei confronti dei dirigenti dell’Enel rinviati a giudizio nel procedimento penale relativo ai reati ambientali perpetrati sul territorio, in riferimento all’inquinamento delle polveri di carbone lungo il nastro trasportatore nell’aria e sui terreni. Non solo, ma la Provincia citerà in giudizio anche la stessa Enel Produzione, in qualità di responsabile civile, per i fatti commessi dagli imputati e come propri dipendenti, relativamente al risarcimento dei danni di immagine, ambientali, alla salute, alla perdita di chance per il territorio e per altri eventuali e potenziali voci di danno patrimoniali e non subiti dalla Provincia e dai cittadini.
La richiesta di risarcimento danni dell’ente di via De Leo ammonta a 500 milioni di euro. Mezzo miliardo di euro che, seconda la giunta, l’Enel e dirigenti dovranno restituire ai brindisini, oltre alle maggiori somme che dovessero risultare accertate a seguito dei procedimenti giudiziari. Si tratta di un atto eclatante del governo della Provincia, giustificato come una necessità per difendere il territorio. Non solo, ma per Ferrarese anche un atto per dimostrare, a chi lo ha sempre accusato di conflitti d’interesse con Enel, che davanti a certe questioni mette da parte i rapporti personali. «Tutto deve avvenire nel rispetto della salute pubblica e dell’ambiente- afferma Ferrarese- se c’è qualcuno che ha sbagliato deve pagare, e se questo territorio ha subìto un danno deve essere risarcito».
L’esecutivo ha dato mandato all’avvocato Rosario Almiento di rappresentare legalmente la Provincia in sede giudiziaria per la costituzione di parte civile e l’azione risarcitoria. Azione possibile secondo Ferrarese e la sua giunta, perché è infondata la notizia che escluderebbe la Provincia da qualsiasi risarcimento come previsto nell’accordo di programma sulle bonifiche perché questo riguarda solo la falda acquifera e non inquinamento di polveri di carbone in atmosfera e sulle cose. Il processo ai 13 dirigenti Enel e a 2 titolari delle ditte che lavoravo sul nastro trasportatore di Cerano partirà il prossimo 12 dicembre. Gli imputati, secondo l’accusa formulata dal pubblico ministero Giuseppe De Nozza devono rispondere di aver partecipato, in concorso tra loro, e ognuno secondo la propria funzione, ad un medesimo disegno criminoso, dal 2000 sino ad agosto 2011, avendo scaricato, trasportato e stoccato milioni di tonnellate di carbone in un il carbonile scoperto di 125.000 mq, omettendo di adottare e comunque proporre soluzioni per scongiurare la ripetuta diffusione di polveri di carbone oltre il recinto aziendale.
Il carbonile. Intanto mentre le indagini erano in corso, nel mese di luglio, l’Enel ha posato la prima pietra per la costruzione del carbonile coperto a Cerano, lavori che saranno completati tra circa tre anni.










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