domenica 29 settembre 2024


28/08/2012 06:00:43 - Manduria - Attualitą

La lettera di Amati (che replica a Michele Cozzi) e le nostre due domande

 
 
Egregio Direttore,
sul vostro giornale on line è stata pubblicata, qualche giorno fa, la lettera di Michele Cozzi, giornalista de La Gazzetta del Mezzogiorno, sulla questione del depuratore.
Nei giorni successivi non ho visto pubblicata, però, la mia lettera di risposta a Cozzi (pubblicata sulla Gazzetta).
Considerata la giusta attenzione che state ponendo sulla questione, presumo che la mancata pubblicazione sul vostro giornale sia dovuta al fatto che non avete ricevuto il testo, e per questo provvedo ad allegarle il relativo file, affinchè (ove lo ritenga opportuno) si possa rendere integro il contraddittorio.
Cordialmente.
Fabiano Amati
 
 
Egregio dottor Michele Cozzi,
la ringrazio per avermi scritto su un argomento che prende quasi tutte le miei giornate e che in queste ore ha trovato notevole notorietà.
Ha scritto che il nostro lavoro può ferire "la carne viva" delle persone. Proverò a spiegarle come in realtà stiamo tentando di sanarla.
Lei dice di essere parte in causa perché trascorre le sue vacanze sulla costa occidentale della nostra regione. Non ne abbia preoccupazione perché il nostro lavoro di purificazione delle acque attraverso i depuratori riguarda anche la sua salute, ad evitare che eventuali inerzie o timidezze possano appunto ferire “la carne viva” delle persone, che è il valore su cui si esprime il Piano di tutela delle acque (con le soluzioni che sto tentando di eseguire), approvato dal Consiglio regionale (all'unanimità) dopo aver concesso un congruo termine per presentare osservazioni: è inutile che le dica che di osservazioni non se ne videro molte.
Le confesso che in qualche modo ho incentivato volontariamente il dialogo con Romina Power prima, ed Albano Carrisi poi, nel tentativo di rompere la coltre di silenzio che mi accompagna in questa esperienza a tutela della salute e dell'ambiente, ed è per lo stesso motivo che la lettura delle giuste e condivisibili opinioni di Albano sulle questioni di merito, mi indurrà a richiedergli, nei prossimi giorni, di rendersi testimone del processo di completamento del processo di igiene e salute di cui abbiamo bisogno.
La nostra regione ha generalmente, come lei scrive, “una terra e un mare meraviglioso e incontaminato”. E’ parzialmente vero, nella misura in cui questo riguarda aree dove sono in funzione gli impianti di depurazione, e molti scaricano in mare, e dove esiste una rete fognaria che impedisce lo scarico dei liquami nel sottosuolo (dunque, senza trattamento di purificazione), che è pratica illegale sanzionata penalmente.
Qualche esempio?
A Gallipoli, bellissima città di chiaro richiamo turistico, attualmente lo scarico avviene in battigia e da qualche settimana abbiamo messo in funzione l’impianto di affinamento (per il riuso in agricoltura), con il Consiglio comunale che all’unanimità ci ha richiesto, ed abbiamo accettato, di dotare l’impianto di una condotta sottomarina per scaricare tutte le acque purificate che eventualmente non dovessero essere riutilizzate. In buona sostanza la stessa cosa che pensiamo di fare per l’agglomerato di Manduria e Sava, nella considerazione che attualmente i cittadini “galleggiano” nei liquami, ed ogni nostro tentennamento, lo ripeto, ferisce "la carne viva” delle persone che in quella città vivono.
A proposito. La prego di considerare, e questo vale per Gallipoli e per tutti gli agglomerati, che per la legge italiana non c’è alcuno schema idraulico che possa essere privo di un recapito finale in “corpi idrici”, così parla il burocratese, che per la nostra regione è generalmente il mare, per via di una geomorfologia “disgraziata”: noi non abbiamo i fiumi, lavatrici naturali, che nelle altre regioni d’Italia continuano ad inquinare come se nulla fosse.
Inoltre, altro esempio.
A Porto Cesareo (realtà simile a Sava) non esiste una rete fognaria, e questo rappresenta una grave contaminazione del suolo e del sottosuolo, con riverberi intuibili sulla salute dei cittadini e sulla qualità delle acque di balneazione. In quel comune, con la volontà convergente dell’amministrazione comunale, siamo impegnati a realizzare la fogna e l’impianto di depurazione, che dovrebbe collegarsi allo scarico già in esercizio di Nardò, attualmente in battigia, e che in futuro potrebbe avvenire con condotta sottomarina per eliminare tutti i divieti di balneazione che lo scarico in battigia impone.
Tenga conto che Nardò è città più volte premiata con bandiere e vele blu, anche per il suo sistema di purificazione delle acque.
Anche in questo caso, però, ci sono proteste della comunità neretina perché non gradiscono che lo scarico di Porto Cesareo sia collegato a quello di Nardò e per questo si ostacola il progetto della rete fognaria e del depuratore di Porto Cesareo, infliggendo ferite, lo ripeto ancora, alla "carne viva" dei cesarini. Lascio a lei ogni considerazione.
Ciò che le ho scritto finora esemplificando, mi serve a rappresentare l’esistenza di un lavoro complicato che quotidianamente mi si para innanzi, consapevole che tra tutti i valori e i beni posti in campo ho l’obbligo di far prevalere la salute (non ho la capacità di revocare le funzioni corporali degli umani), garantendo un sistema di purificazione dei liquami, che li faccia divenire, detto con Victor Hugo, “nutrimento del creato”.
Sono riuscito a spiegarle finora quanto è difficile il mio ruolo di amministratore pubblico? Riesco a comunicarle che a volte l’eccitazione disinformata della protesta, costringe i prefetti a disporre a mia tutela la scorta di agenti di pubblica sicurezza quando vado in visita in alcuni comuni pugliesi? Le pare normale?
Che dovrei fare? Lasciarmi intimidire, revocando i miei doveri di amministratore addetto a garantire la salute delle acque, buttandola così nella forma più deprecabile di politica, cioè legando l’asino dove chiede il padrone tanto per non avere problemi? E’ questo che ci si aspetta da un amministratore pubblico? Se facessi così non mi iscriverei d’ufficio nell’elenco della casta, che sta in politica per protrarre quanto più possibile il proprio ruolo? E poi, c’è qualcuno che ragionevolmente possa pensare che proviamo piacere ad accendere focolai di protesta? Per un amministratore pubblico non è più piacevole ricevere applausi?
Caro Dottor Cozzi , lei scrive che gli amministratori pubblici non si devono far “traviare” dalla “tecnicalità”.
Non so se essere d’accordo. Io so solo che la scienza (e la tecnica) è la capacità di separare le questioni per affrontare al meglio il merito delle cose, e sogno il tempo in cui tra gli amministratori pubblici ci possa essere una buona dose di “scienza” per poter meglio assumere le scelte. Nell’attesa di questi tempi, posso solo dirle che continuamente interpello decine e decine di ingegneri idraulici, geologici, geotecnici, biologi, fisici, matematici ecc., incitandoli a studiare soluzioni che possano incontrare il favore di tutti. Quando mi convinco alla fine su una soluzione, con il parere favorevole dei tecnici, il mio ruolo (che non è fatto solo di onori) mi impone di andare sino in fondo, ad evitare che la mia inerzia, mi consenta di ripeterlo un'ultima volta, possa ferire la "carne viva” delle persone.
Come vede le questioni assumono una maggiore esigenza di profondità, sulla quale qualcuno dovrebbe interrogarsi prima di offendermi gratuitamente sui social network, compresa quella che ci porterebbe inesorabilmente a considerare che l’apertura di un depuratore è paragonabile all’entrata in esercizio di un presidio ospedaliero, ed io non mi do pace quando osservo ostilità preconcette alla realizzazione di tali opere.
Sono tre anni che discuto animatamente con tutti, e ricevo decine e decine di cittadini per capire se ci sono soluzioni alternative. La maggior parte degli incontri si concludono con cordialità e con il riconoscimento della nostra grande attenzione a ricercare le soluzioni più convincenti. Se i tanti che ho incontrato avessero l’onestà di prendere la parola per testimoniarlo, ne proverei gratitudine.
La maggior parte degli incontri (compreso un apposito Consiglio comunale) li ho tenuti sulla questione di Sava e Manduria, la cui soluzione fu proposta dall’amministrazione comunale dell'epoca, che la preferì allo scarico più congeniale nella “palude del conte” e non so dirvi perché ritennero di bocciarla. In queste ore osservo che i propugnatori della proposta relativa alla condotta sottomarina, accolta dal Piano di tutela, sono in prima fila nelle proteste. Hanno cambiato idea? E’ possibile. Io non ho cambiato idea sull’esigenza di portare salute a quei luoghi, consapevole che la situazione attuale non è sostenibile, e che a quella soluzione (sul punto la Giunta regionale ha già deliberato) bisognerà aggiungere il modulo per l’affinamento delle acque trattate, per destinarle agli usi irrigui.
Tra i tanti incontri tengo a ricordare quelli con un professore preparato e squisito dell’Università della Basilicata, consulente dell’amministrazione comunale di Manduria, che a fronte delle difficoltà tecniche ebbe l’onestà, e per questo lo ringrazierò sempre, di giungere ad una conclusione sulla vera soluzione alternativa: lo scarico delle acque purificate nel sottosuolo, possibile solo qualora il legislatore nazionale ci consentisse una deroga al divieto di scarico con quelle modalità.
Tutto qui.
Leggo in queste ore che si stanno sottoscrivendo appelli di importanti ed autorevoli esponenti del mondo dello spettacolo, che prometto di leggere. Spero solo che su quegli appelli, possibilmente problematici e propositivi, possa vedere in calce anche le sottoscrizioni di un numero significativo di ingegneri idraulici, geologici, geotecnici, biologi ecc., ad evitare che tra qualche mese possa generarsi l’idea che i “miei” sanificatori di liquami rappresentano più o meno la nuova generazione delle centrali nucleari, a dispetto del forte contenuto ambientale della mia delega amministrativa e dei miei convincimenti, come sanno coloro che mi conoscono; e lei è tra loro.
 
Fabiano Amati
  
 
(Ndr): all’assessore regionale Amati, che abbiamo quindi fra i nostri utenti, vorremmo porre un paio di domande.
1)     si è mai chiesto perché la legge vieterebbe lo scarico in falda delle acque sanificate dai depuratori? Se le fossero davvero sanificate (quasi da bere, come disse nel Consiglio Comunale di Manduria del settembre scorso), allora perché impedire il recapito finale in falda? Forse il legislatore sospetta ciò che sospettano tutti gli abitanti di questa zona?
2)     Perché lei e Vendola non accettate alcun tipo di contraddittorio su questa questione? Perché non ascoltare le istanze della gente che ha pur diritto di decidere il destino della terra in cui abita? Oppure per Vendola contano solo le istanze della gente che abita in Val di Susa?
 
Attendiamo, speranzosi, delle risposte.










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