domenica 29 settembre 2024


08/09/2012 10:34:08 - Manduria - Attualitą

Diossina d’Ilva & Merd du depurator

 
Non due nuove ciniche fragranze Chanel, ma due facce della stessa bara, due canne della stessa doppietta. Manduria e Taranto, capitali di Messapia e Magna Grecia unite dalla stessa malasorte.
Un problema apparentemente piccolo e uno grande, ma entrambi decise dalle stesse mani le cui dita sfiorano quel grilletto. A Manduria l’ostinata decisione alla costruzione di un apparato depurativo delle acque nere il cui prodotto sembra non possa che essere gettato nelle cristalline acque ioniche che se la giocano alla grande con la più nota Sardegna.
Ostinata posizione disincrostabile di un consesso amministrativo regionale, il cui presidente, brizzolato, poeticante ingarbugliato nelle ‘s’ dei suoi discorsi che forse neanche lui stesso comprende, è fondatore di un partito che nella trilogia tutta italiana del nome contiene la parola ECOLOGIA, e di una sua longa manus, tale assessore Amati, belloccio sempre abbronzato, sicuro di sé fino a prendersi gioco di personaggi ben più famosi di lui.
Ci si sarebbe aspettato un incatenamento dei rappresentanti politici locali, anche al solo fine di prendere voti all’indomani, ma forse di voti ne prenderebbero di più promettendo un posto di lavoro di qualche mese per qualche soldo quando la ‘macchina della cacca’ verrà messa in piedi. Chi si è pronunciato facendo finta di abbandonare il partito, chi invece magari più coerentemente è rimasto in indifferente silenzio.
E credo che questione di voti sia anche la difesa a spada tratta dello stabilimento Ilva tarantino che tanti morti ha prodotto e ne continua a produrre, morti per tumore e morti per dignità. Dignità morta quando un padre di famiglia intervistato afferma di voler continuare a lavorare in acciaieria per pagare le cure contro il tumore che ha colpito entrambe le sue due figlie: guadagnare i soldi utili a curare gli effetti sui suoi pargoli del veleno che egli stesso ha contribuito a diffondere nell’aria.
Questa è la disperazione dei poveri, decidere da quale canna di quella doppietta puntata alla nuca farsi colpire. Questa è la crudeltà di chi invece pensa allo sconfinato arricchimento del proprio profitto, o la crudeltà di chi come i partiti vede nella chiusura dell’Ilva la fine del più grande ‘Votificio’ che abbraccia almeno due regioni del sud.
Un’intera provincia quella di Taranto, che già per definizione è priva di ogni elemento base quali mezzi di comunicazione e infrastrutture, ai quali si aggiungono tagli alla sanità senza alcuno scrupolo di coscienza, se solo sapessimo e potessimo investire su tutta la nostra Storia antica che ancora s’erge tra un mostro ecologico e l’altro: le mura messapiche, i parchi archeologici e musei, 18 km di costa, dune che a le coste riminesi fan ben più d’una pippa! Volendo trascurare lo splendore di centri storici sia manduriano che tarantino, il castello e il ponte girevole… Uff non ho più inchiostro!
Sapessimo e potessimo..quanti reflui solidi e acciaio colato potremmo scaricare sui sederi dei Riva di turno, o briffzolati farneticanti, bellocci in cerca d’autore e fantasmi che tra qualche settimana improvvisamente si materializzeranno alle porte delle nostre case, come se nulla fosse successo.










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